Grande scoperta: a Pompei sequenziato il Dna di un uomo sardo, vittima dell’eruzione del Vesuvio

Aveva fra 35 e 40 anni, soffriva di una malattia simile alla tubercolosi ed era probabilmente originario della Sardegna: della scoperta si parla sulla rivista Scientific Reports
Aveva fra 35 e 40 anni, soffriva di una malattia simile alla tubercolosi ed era probabilmente originario della Sardegna.
Per la prima volta in assoluto è stato possibile leggere il Dna di uno degli abitanti di Pompei vittime della disastrosa eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Il risultato, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, dimostra che è possibile recuperare Dna antico dai resti umani di Pompei, aprendo la via alle ricerche in questa direzione.
“Il Dna era molto degradato, ma siamo riusciti comunque a estrarlo”, ha detto all’Ansa il coordinatore della ricerca Gabriele Scorrano, dell’Università danese di Copenaghen e dell’Università di Roma Tor Vergata.
L’eruzione del Vesuvio aveva raggiunto l’uomo mentre si trovava nella Casa del Fabbro in compagnia di una donna più anziana, sui 50 anni, per la quale non è stato possibile fare un’analisi genetica. Grazie alla disponibilità del Parco Archeologico di Pompei, i ricercatori hanno potuto analizzare i due scheletri. “Il loro stato di conservazione era ottimo, non devono essere venuti a contatto con temperature troppo elevate”, ha spiegato Scorrano ad Ansa.
Il prete scomunicato lancia una provocazione al Vescovo Mura: “Chiesa dalle porte aperte? Sembra una prigione”

Nel breve video girato davanti alla sede episcopale di Nuoro, a pochi passi dalla cattedrale di Santa Maria della Neve, Minutella si mostra deciso e critico. «Ecco dove sono — dice rivolto alla telecamera — come promesso, ma la porta è chiusa a chiave. Questa sarebbe la chiesa con le porte aperte? Per me sembra più un bunker, senza nessuno dentro».
Alessandro Minutella, il sacerdote sospeso dalla Chiesa, ha scelto TikTok per lanciare una nuova provocazione contro il vescovo di Nuoro e Ogliastra, Antonello Mura. Nel breve video girato davanti alla sede episcopale di Nuoro, a pochi passi dalla cattedrale di Santa Maria della Neve, Minutella si mostra deciso e critico.
«Ecco dove sono — dice rivolto alla telecamera — come promesso, ma la porta è chiusa a chiave. Questa sarebbe la chiesa con le porte aperte? Per me sembra più un bunker, senza nessuno dentro».
Il prete scomunicato risponde così al monito del vescovo, che pochi giorni fa aveva invitato i fedeli a non prendere parte alle attività organizzate da Minutella: «Evitate di partecipare a messe, incontri o iniziative legate a lui», aveva scritto Mura in un comunicato ufficiale.
Minutella ribatte, sfidando apertamente il vescovo: «Se davvero volesse incontrarmi, mi avrebbe trovato qui sotto il sole. Dice che tra noi c’è un eretico? Eccomi, eccomi qua».
Conclude poi con un saluto rivolto alla telecamera: «Andiamo avanti con Maria». Una risposta netta e diretta, che punta a tenere alta la tensione tra i due protagonisti di questa controversia ecclesiastica.

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