Come eravamo. Una legge del 1853 per la realizzazione del molo di levante di Arbatax
Una legge che autorizzava lo stanziamento di cospicue somme, per la realizzazione del molo di Levante, nel porto di Tortolì, nel 1853. Un documento importante, segnalato tempo fa da Giuseppe Puncioni di Tortolì. Invia anche tu foto e notizie del
Una legge che autorizzava lo stanziamento di cospicue somme, per la realizzazione del molo di Levante, nel porto di Tortolì, nel 1853.
Un documento importante, segnalato tempo fa da Giuseppe Puncioni di Tortolì.
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Due lauree e un Dottorato, poi la scelta di fare la pastora nell’azienda di famiglia: la storia di Agnese Cabigliera
«Lavori da uomini o da donne? Non esistono. Ecco perché dico alle donne che vogliono fare questo mestiere di non mettersi alcun limite.» 37 anni, una Laurea magistrale a Sassari e un Dottorato – con sei mesi passati da ricercatrice negli USA – e poi la decisione di tornare nella sua Ozieri a fare quello che aveva, in cuor suo, sempre desiderato di fare: la pastora nell’azienda agricola di famiglia.
«Tornando indietro? Farei la stessa scelta, ma sempre con gli stessi genitori e lo stesso fidanzato di allora, poi diventato marito. Penso che, per riuscire a fare delle scelte importanti nel migliore dei modi, sia necessario avere accanto le persone giuste, che ti appoggino e ti sostengano qualunque decisione tu prenda.»
37 anni, una Laurea magistrale a Sassari e un Dottorato – con sei mesi passati da ricercatrice negli USA – e poi la decisione di tornare nella sua Ozieri a fare quello che aveva, in cuor suo, sempre desiderato di fare: la pastora nell’azienda agricola di famiglia, la Cabigliera&Zidda.
Sono bastati quei pochi mesi americani per far capire ad Agnese Cabigliera quella che era la sua strada, quello che desiderava realmente: lavorare nell’azienda di famiglia, mettere le sue competenze e la sua professionalità a servizio di quel mondo che aveva conosciuto sin da piccina. Ora lei, i suoi genitori e suo marito mandano avanti il tutto con entusiasmo.
«Lavori da uomini o da donne? Non esistono. Un giorno, a una fiera, quando precisai il mio lavoro, mi venne chiesto “Ah, ma tu lavori in campagna?” Lì capii che i pregiudizi sono tanti, troppo. Comunque questa cosa non mi ha mai né toccata né frenata, anzi, mi ha sempre spronata ad andare avanti. Ecco perché dico alle donne che vogliono fare questo mestiere di non mettersi alcun limite, anche perché non esistono. Un’azienda agricola gestita da un uomo non è più efficiente di una gestita da una donna. Due sono le cose importanti per questo lavoro: saper osservare e avere intuito.»
Be’, una grossa mano a formare la personalità di Agnese la dà la famiglia. È piccola quando l’azienda, nel 1987 nasce, ma lei, che è figlia unica, viene sempre messa al corrente di tutto. La vede crescere, questa realtà, e impara ad amarla grazie a mamma e babbo. Vede i genitori fare questo lavoro sempre con il sorriso, anche nelle giornate no, perché “domani andrà meglio”.
«Fin da bambina vedevo mia madre e mio padre occuparsi insieme degli animali, fare insieme il formaggio, gestire insieme il tutto. Quindi nella mia testa non è mai stato un lavoro precluso alle donne. Ecco perché so per certo che gli esempi positivi, se dati fin da bambini, possono aiutare la visione da adulti. Bisogna insegnare a bambini e bambine che potranno fare il mestiere che vorranno, senza freni.»
È un impiego duro, certo, dove non esistono ferie né giorni liberi. Non c’è Natale, Pasqua e si lavora anche ora, con 47 gradi. Ma se lo si fa con entusiasmo ne vale la pena, Cabigliera è perentoria: «Io penso che, di rincorrere ferie e giorni liberi, sia meglio fare un lavoro che ti piace, che ti interessa, nel quale sai di poter mettere tutta te stessa per aiutare l’azienda. Quando è così, tutto è soddisfacente. Fare un lavoro che appaga è più importante delle vacanze, perché stai facendo ciò che ami.»
E intanto è anche importante spronare i giovani a investire sulla propria terra, per farla brillare: troppe le zone dell’Isola che vengono colpite dallo spopolamento generale. Altra piaga, come spiega la 37enne, è lo spopolamento delle campagne: nessuno vuole fare questo lavoro, anche se per questo c’è una spiegazione più profonda: «Devi avere un’azienda solida alle spalle per potercela fare, perché spesso i fondi arrivano dopo anni e se non hai le spalle coperte non riesci. Ecco perché vediamo aziende agricole chiudere per la vecchiaia dei proprietari e morire così, perché nessuno le prende in gestione. C’è poi da dire che se non sai stare al passo con la tecnologia, visto che anche tutti gli adempimenti sono in digitale, resti indietro.»
La Cabigliera&Zidda intanto è cambiata molto, ora in estate organizza anche delle giornate per le persone che vogliono vedere dal vivo la produzione dei formaggi, che vogliono stare in campagna a osservare il lavoro in azienda, che vogliono degustare i prodotti appena fatti, come la classica “Sa panedda”, formaggio a pasta filata. «Portiamo i visitatori dentro il nostro lavoro, facciamo vedere dove e come nascono i prodotti che amano. È emozionante quando qualcuno affronta un’ora di auto dalla villeggiatura fino a noi per toccare con mano il nostro mondo. Si siedono sulle ballette di paglia e si guardano intorno, alla ricerca di un’esperienza genuina e sana.»
Ed è proprio così, come Agnese Cabigliera specifica più volte: non esistono lavori per donne o lavori per uomini, esistono solo lavori da fare con entusiasmo, perché allora quella è la chiave per la felicità.
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