A tu per tu con Stefano Oppo, il ragazzo della porta accanto con la medaglia olimpica al collo

Sono passati mesi dagli occhi lucidi del giovane oristanese sul podio di Tokyo, tanti riconoscimenti e medaglie, feste e applausi, eppure l’emozione trapela ancora dalle sue parole.
È sempre il ragazzo della porta accanto Stefano Oppo. Il vent’ottenne, diventato campione olimpico, è rimasto il ragazzo acqua e sapone partito da Oristano a soli 15 anni per coltivare la sua più grande passione: il canottaggio. Sport che conosce all’età di nove anni e per il quale ha detto di no al calcio e al nuoto.
Dopo le Olimpiadi di Rio 2016 ha dovuto cambiare specialità, fino ad arrivare a Tokyo in coppia con Pietro Ruta. Cinque anni di grande lavoro e continui miglioramenti, anche millimetrici per la prova che gli ha regalato un grande successo sportivo.
“Guardandomi indietro, ora che mi appresto a ricominciare di nuovo questo percorso olimpico, non posso però che essere grato di tutto. Faccio il lavoro che mi piace e che mi dà soddisfazione quindi i chilometri di allenamento non sono un sacrificio. Quello che più mi pesa è stato stare lontano dalla mia famiglia e della mia fidanzata, ma grazie alla loro vicinanza sono riuscito ad affrontare tutto, anzi abbiamo affrontato tutto insieme e lo faremo anche in vista di Parigi”.
Un sogno sfuggito a Rio, ma che a Tokyo sé diventato realtà. “Non era poi così scontato arrivarci, visto il livello altissimo e le capacità dei nostri avversari. Ora, anche se ho coronato il mio sogno, il mio spirito sportivo mi pone inevitabilmente un nuovo grande obiettivo; proverò e riproverò con tutte le mie forze a partecipare alle prossime Olimpiadi di Parigi e come sempre cercherò di prepararmi al meglio. Il percorso è lungo ma lavorerò sempre per puntare al meglio”.
Sono passati mesi dagli occhi lucidi del giovane oristanese sul podio di Tokyo, tanti riconoscimenti e medaglie, feste e applausi, eppure l’emozione trapela ancora dalle sue parole.
“Ho provato una sensazione indimenticabile. Mordere quella medaglia su cui pesa il sudore e il lavoro di tanti anni è stato ed è ancora oggi a distanza di diversi mesi qualcosa di incredibile. Certo, mai avrei pensato di vivere un podio olimpico senza pubblico. Il rimpianto? Dover attendere qualche giorno per abbracciare e gioire con la mia famiglia e la mia fidanzata che hanno seguito ogni istante da casa e ho dovuto attendere un paio di giorni prima di poterlo fare”.
Era luglio, piena estate, e quando Stefano sul podio con la medaglia al collo ha sentito il vento soffiare sulla sua testa ha sentito anche l’abbraccio della famiglia, degli amici e di un’Isola intera che tifava per lui. Un legame quello con la sua terra unico e speciale che si è fortificato quando lui, ancora adolescente, ha dovuto lasciarla.
“Noi sardi abbiamo un legame ancora più speciale con la nostra Sardegna: le radici sono le radici. La mia terra, i sardi mi aiutano continuamente a cercare nuovi obiettivi: anche se da isolati spesso ci sono difficoltà in più noi, i nostri sogni abbiamo la forza di raggiungerli”.
Il profumo del mare, i sapori di casa, il tempo libero trascorso nella spiaggia di San Giovanni o un pranzo a Trempu sono le mancanze che più di si fanno sentire in “continente”.
“Siamo in raduno con la Nazionale circa tre settimane al mese e in periodo di gare abbiamo liberi soltanto alcuni giorni, ma appena posso torno subito a casa per godere questi momenti preziosi”.
Parlare di Parigi per Stefano Oppo è ancora prematuro, ma la sua testa, tra un esame e l’altro all’Università è già in Francia. “Ci stiamo allenando tanto perché quest’anno in programma abbiamo Europei, Mondiali e le tappe di Coppa del Mondo. Lavorerò gara per gara e allenamento su allenamento, per raggiungere sempre un nuovo obiettivo: passo dopo passo poi magari riusciamo ad arrivare anche a Parigi”.

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