È di un fotografo sardo la copertina dell’ultimo numero di Vanity Fair Italia che ritrae a nudo i vincitori del Festival di Sanremo Mahmood e Blanco.

La prima pagina della celebre rivista di life-style è un bellissimo lavoro frutto della creatività di un artista poliedrico cagliaritano doc, Luigi Murenu, conosciuto non solo per le sue abilità dietro l’obiettivo, ma anche per una lunga carriera da parrucchiere dei vip.

Luigi Murenu e Kate Moss a una festa.

Da piazza Repubblica a New York, passando per Parigi e Londra. La storia di Luigi Murenu, il parrucchiere-fotografo delle dive nato a Cagliari, è sempre stato un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Partito nel 1983 da Cagliari, Murenu è ormai un vip a tutti gli effetti e al taglio e alla messa in piega alterna anche le foto di moda, sua nuova grande (e riconosciuta) grande passione.

Tutto è cominciato quando fece i capelli a Madonna per un’apparizione a Top of the Pops, nel frattempo è diventato direttore artistico di Kérastase, va alle feste con Nicole Kidman, Gwyneth Paltrow, Kate Moss, Cate Blanchett, Charlize Theron, Jennifer Lopez, Janet Jackson, Drew Barrymore, Naomi Watts e Anne Hathaway (solamente per citarne qualcuna).

Giovanissimo, si trasferì a Parigi e dopo un inizio non certo facile ha lavorato contemporaneamente in salone e agli shooting per i servizi di moda di Vogue, Elle e Harper’s Bazaar. La svolta arriva con l’incontro con Madonna, che affida a lui i suoi look iconici. Luigi Murenu ha lavorato nei backstage di Gucci, Yves Saint Laurent, Victor & Rolf, Giorgio Armani, Chloe, Givenchy, Prada, Helmut Lang, Cavalli, Gianfranco Ferré e ormai è una vera e propria star.

La fotografia da passione è diventata la sua missione e adesso lavora per i più grandi stilisti, al fianco di fuoriclasse del calibro di Richard Avendon. Più che un parrucchiere è ormai un imprenditore, con i suoi 250 collaboratori sparsi nel Mondo. Ma non dimentica le sue radici: «I miei amici a Cagliari sono quelli di sempre, so bene da dove vengo e questo non lo dimenticherò mai» dichiarò in un’intervista tempo fa.

Sergio Muntoni, pittore nato a Villagrande Strisaili e tortoliese d’adozione, ha dedicato tutta la sua vita all’arte, trasformando ogni quadro in un racconto profondo della sua terra. Le sue opere hanno attraversato confini e mari, esposte in tutta Italia, in Germania, a Nizza, New York e Panama, portando ovunque la bellezza del quotidiano isolano. I suoi lavori hanno dialogato con quelli di grandi maestri del Novecento come Morlotti, Guttuso, Viviani e De Chirico. Muntoni è stato anche pittore ufficiale di Legambiente, responsabile provinciale di Salvalarte, e tre delle sue opere fanno parte della Pinacoteca Italiana di Hong Kong.

Campione di realismo e di eleganza, vincitore di numerosi premi, ha sempre mantenuto un profilo discreto, guidato da un’umiltà rara. Nel catalogo “Sergio Muntoni. Il passato presente” scriveva: «Dipingo per un piacere personale che mi gratifica dentro, per rendere partecipi e trasmettere emozioni e sensazioni. Far vedere agli altri, in un modo diverso, tutto ciò che ci circonda: questo sì che mi gratifica».

Il 18 marzo 2014, una grave malattia lo ha strappato alla sua famiglia e alla comunità di Tortolì, lasciando un vuoto incolmabile. Ci ha lasciato la moglie Rosita, i figli Stefano, Giorgio e Andrea, e un’infinità di amici e ammiratori della sua arte.

Come ricordava il professore Tonino Loddo: «Sergio Muntoni usa il cesello per rivelare le anime dei luoghi e delle persone. È un uomo sensibile, lontano dalle mode, capace di catturare lo spirito di ciò che dipinge, andando oltre il semplice apparire per raggiungere l’emozione dell’essere».

Oggi, i suoi quadri continuano a parlare, a trasmettere la luce e l’anima dell’Ogliastra, e Sergio Muntoni resta tra noi, non solo nei pennelli e nei colori, ma nel modo in cui ci ha insegnato a guardare il mondo: con meraviglia, delicatezza e amore per ciò che ci circonda. La sua arte non è solo memoria, ma presenza viva, un ponte tra chi lo ha conosciuto e chi, guardando i suoi lavori, potrà ancora sentire il battito di un cuore sardo.

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