Lo sapevate? Nel 1899 nel Supramonte orgolese ci fu la battaglia del Morgogliai
La notte tra il 9 e 10 luglio 1899 nel Supramonte orgolese oltre duecento uomini tra soldati e carabinieri circondarono il nascondiglio di alcuni tra i latitanti sardi più famosi dell’epoca. Ne scaturì un conflitto a fuoco dove, come raccontano le cronache dell’epoca, perirono quasi tutti i banditi e con loro alcuni militari. Una degli eventi più sanguinosi di quell’epoca oscura, conseguenza delle tante questioni rimaste irrisolte tra lo Stato e la Sardegna.
Fu definita “la battaglia di Morgogliai” lo scontro a fuoco che vide protagonisti il 10 luglio 1899 nel Supramonte di Orgosolo oltre duecento uomini – carabinieri e soldati – e una banda di latitanti.
Una vera e propria operazione militare al cui comando vi era il capitano dei carabinieri Giuseppe Petella, che seguiva la “Notte di San Bartolomeo” di qualche mese prima.
Nell’azione precedente erano state arrestate a Nuoro e dintorni più di seicento persone accusate di favoreggiamento ai tanti banditi che erano alla macchia.
Questa volta dopo appostamenti durati giorni da parte del brigadiere Lussorio Cau, che si dice si fosse travestito da pastore per non destare sospetti, fu individuato il rifugio dei latitanti tra i più famigerati dell’epoca.
Questa banda era composta dai fratelli Giacomo ed Elias Serra-Sanna, Giuseppe Pau, Tommaso Virdis e Giuseppe Lovicu.
I due Serra-Sanna soprannominati in “Limba” “Sos Zigantes” (i giganti) dalla popolazione locale sarebbero stati a capo del gruppo.
Durante la notte del 9 luglio iniziò l’accerchiamento del rifugio dei banditi da parte dei militari, ricavato da un anfratto nascosto con delle frasche posto in una zona impervia caratterizzata dalla fitta vegetazione.
Alle prime ore dell’alba del 10 luglio il capitano Petella diede l’ordine di attaccare la banda. Quello che successe in seguito è riportato dal verbale dei carabinieri, e dal libro dell’anno successivo “Caccia Grossa” del tenete di fanteria Guido Bechi che partecipò all’azione. Opera di successo che suscitò molte polemiche, e gli procurò in seguito non pochi problemi.
A cadere a Morgogliai in una prima fase secondo le fonti sopracitate furono: il latitante di Oniferi Tommaso Virdis colpito a morte dal capitano Petella, il latitante Giacomo Serra-Sanna ucciso dal brigadiere di Borore Cau e il tiratore scelto dei carabinieri Aventino Moretti.
Quest’ultimo nel settembre dell’anno prima aveva colpito a morte il famigerato latitante Giovanni Corbeddu Salis.
In seguito cadde il fante Rosario Amato colpito da Giuseppe Pau ed Elia Serra-Sanna, che subito dopo andarono incontro allo stesso destino.
Infatti quando sembrava che fossero riusciti a forzare l’accerchiamento dei militari, il rumore dei colpi con cui misero fine alla vita del soldato svelò la loro posizione agli altri militari.
Prima cadde l’olianese Pau, colpito da più colpi, e in seguito il più giovane dei fratelli Serra-Sanna. Quest’ultimo sostengono le fonti ucciso da uno sparo e poi caduto in una voragine, anche se si dice scivolato nel burrone mentre tentava la fuga saltando da una roccia ad un’altra.
Rimase gravemente ferito nella “battaglia”, al confine tra il territorio orgolese e olianese, il carabiniere Lorenzo Gasco.
Riuscì a fuggire della banda il solo il latitante olianese Giuseppe Lovicu, che morirà due anni dopo nei pressi del suo paese natio in un altro scontro a fuoco con i carabinieri.
Del conflitto a fuoco di Morgogliai rimangono alcune immagini, gruppi di militari in posa con i corpi freddi dei latitanti mostrati come “fiere” uccise durante una “caccia grossa”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA