Accadde oggi: 20 giugno ’59, la salma di Grazia Deledda da Roma arriva in Sardegna
61 anni fa “Graziedda” tornava a casa. Morta nel 1936, era stata sepolta al Verano, a Roma in una tomba a forma di nuraghe, per desiderio della scrittrice. Il rientro della salma fu un evento solenne, ma forse non tutti sanno che si verificò uno spiacevole colpo di scena.
Grazia Deledda non espresse mai, secondo quanto racconta suo nipote Alessandro Malesani, né verbalmente né per iscritto la volontà di essere sepolta in Sardegna. Fu un gruppo di intellettuali sardi a mobilitarsi perché questo avvenisse. In realtà, infatti soprattutto negli ultimi anni della sua vita, la scrittrice aveva con i suoi conterranei un rapporto di amore e odio. Tanti sardi infatti, per quel loro senso di inferiorità che li rendeva (e spesso li rende tuttora) permalosi, ritenevano che i suoi racconti denigrassero la condizione dei sardi e che le sue descrizioni del mondo agropastorale fossero in qualche modo offensive. La donna invece amava profondamente la sua terra tanto che sulla tomba volle che venisse costruito un piccolo nuraghe. Proprio per questo suo rapporto difficile soprattutto coi nuoresi ciò che accadde nel 1959, fu definito da molti una sorta di vendetta di Grazia dall’aldilà.
Il giorno 19 giugno la bara contenente le spoglie di Grazia Deledda era pronta per essere imbarcata a Civitavecchia, ma uno sciopero dei marittimi impedì al traghetto di salpare. Così si pensò di imbarcarla in una corvetta della Marina Militare, ma anche questa opzione fu scartata. Alla fine si decise di trasportarla su un aereo militare che atterrò in terra sarda il 20 giugno. Il premio Nobel tornò quindi nella sua isola per restarci. Il giorno successivo si tennero celebrazioni solenni per un evento che ebbe risonanza nazionale. La cerimonia fu raccontata con una radiocronaca diretta, da Paolo Piga e Giorgio Atzeni, alla presenza dei parenti di “Graziedda” e delle più importanti autorità sarde, incluso l’allora presidente del Consiglio Antonio Segni. Una folla immensa si radunò per ascoltare il discorso commemorativo dello scrittore Bonaventura Tecchi. La bara fu fatta sfilare lungo la via in cui si trovava l’abitazione della scrittrice per poi essere trasportata da quattro giovani nuoresi vestiti con l’abito tradizionale fin dentro la chiesetta della Solitudine ai piedi dell’Ortobene.
Ma una volta all’interno della piccola chiesa si verificò uno spiacevole colpo di scena: la bara era troppo grande e non entrava nel severo sarcofago in basalto progettato da Mario Ciusa Romagna per ospitare la salma della scrittrice. Le autorità cittadine si trovarono in grande imbarazzo, ma piuttosto che scatenare polemiche preferirono tenere segreto l’increscioso disguido, lasciando intendere che le spoglie di Grazia Deledda giacessero all’interno del sarcofago dentro la chiesetta. Tuttavia non si poteva pensare di tradire completamente quella folla enorme che credeva quello, il luogo della sepoltura definitiva dell’autrice di “Canne al vento”. Così si scavò un tunnel all’esterno della chiesa che portava fin sotto il sarcofago, in modo che la bara fosse sepolta proprio sotto il sarcofago. In questo modo Grazia avrebbe comunque riposato in quel luogo e chiunque fosse andato a tributarle un saluto sarebbe andato nel posto giusto.
A febbraio del 2007 in occasione dei lavori di ristrutturazione della chiesetta della Solitudine, la bara di Grazia Deledda fu riesumata alla presenza di suo nipote Alessandro Madesani, del sindaco Mario Zidda, e di don Bobore Mereu. L’involucro di legno che portava ancora sopra la croce, la targhetta con le iniziali della Deledda e le date della morte e della nascita: 27 settembre 1871, 15 agosto 1936 fu estratto il 27 febbraio. La bara secondo il regolamento cimiteriale fu aperta alla presenza del medico legale Vindice Mingioni, per poter trasferire le spoglie in una bara più piccola. Come racconta Alessandro Malesani Deledda, figlio del figlio della scrittrice, che non conobbe la nonna scomparsa tre anni prima della sua nascita, sulle ginocchia del feretro mummificato, fu rinvenuto il Vangelo secondo Matteo . Sulla tomba-nuraghe a Roma Grazia Deledda volle questa scritta tratta da quel vangelo : “Non est Deus mortuorum sed viventium”, “non è Dio dei morti, ma dei viventi”. Una volta ultimati i lavori di ristrutturazione Grazia Deledda ha potuto finalmente riposare all’interno del famoso sarcofago.
© RIPRODUZIONE RISERVATA