Costa Smeralda e Covid. La Procura di Tempio indaga sulla “movida dei contagi”

La Procura di Tempio apre un fascicolo di inchiesta sui locali dei contagi, dal Billionaire al Sottovento fino al Phi Beach
La Procura di Tempio, dopo che in Sardegna si è superata la soglia dei 2mila contagi da Covid, apre un fascicolo d’inchiesta sui locali della Costa Smeralda.
Al momento non compare nessun indagato né ipotesi di reato, ma l’indagine è appena cominciata e si attendono tutte le testimonianze di chi, quelle feste, quei locali e quei party li ha frequentati.
Uno dei punti di partenza, secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, sarebbero le segnalazioni dei sindacati sul mancato rispetto dei protocolli anti virus ma anche sulla tipologia dei dispositivi individuali, come le mascherine, in dotazione ai dipendenti.
Faita Sardegna: “Enormi perdite a causa della campagna discriminatoria contro i sardi: la Regione ci tuteli legalmente”

Sono quantificabili in milioni di euro le perdite dovute alla campagna martellante quanto vergognosa contro la Sardegna additata come untore di Covid
«Sono quantificabili in milioni di euro le perdite dovute ai disastri di questa campagna martellante quanto vergognosa contro la Sardegna additata come untore di Covid». L’accusa arriva da Faita Federcamping Sardegna che chiede alla Regione «di tutelarci legalmente in tutte le sedi giudiziarie».
Dopo Ferragosto «con l’inizio di questa azione di disinformazione e diffamatoria – evidenzia il presidente di Faita Sardegna Nicola Napolitano – si è registrato un crollo e una massiccia cancellazione delle prenotazioni. Un danno quantificabile in diversi milioni di euro, con la perdita di centinaia di posti di lavoro e le ripercussioni sull’immagine per una intera Regione».
«La stagione era già di per se disastrosa perché è partita monca, con tre mesi di ritardo, a luglio anziché ad aprile, ed abbiamo cominciato a vedere i primi risultati ad agosto – spiega Napolitano – e con fiducia guardavamo a settembre. Ma dopo Ferragosto abbiamo assistito a cancellazioni e disdette continue con la definitiva compromissione della stagione che già contava la perdita dell’80% del fatturato rispetto ai 230milioni di euro incassati nel 2019».
Per Faita Sardegna una doppia beffa in quanto a maggio, insieme alla Regione, aveva chiesto un sistema di monitoraggio agli arrivi nei porti e aeroporti, in un momento in cui l’unica certezza che si aveva ed ancora si ha, è che sono le persone il veicolo del Covid, e sono loro che lo portano in giro per il mondo. Un sistema, non di discriminazione come superficialmente è stato bollato, ma di tutela sia degli operatori che dei turisti, da utilizzare sia in entrata che in uscita e non riservato solo alla Sardegna ma estendibile a tutti i territori senza circoscriverlo (questo si discriminatorio) a delle “zone rosse”.
«Invece il Governo centrale – ricorda Nicola Napolitano – insieme a chi oggi ci addita come untori (sempre a torto visto i numeri), ci ha deriso, e ha descritto il metodo come limitativo della libertà personale, anticostituzionale. Oggi invece si vuole utilizzare il metodo da noi proposto, in modo discriminatorio, contro dei territori e non a tutela delle persone: si chiede per gli Stati identificati come zona rossa e all’interno dell’Italia lo vogliono istituire unilateralmente nel tratto Sardegna – Lazio, creando delle contrapposizioni tra fantomatici territori appestati e altri da proteggere».
«La Regione fa bene a rispondere duramente ma, – è l’appello che Faita Sardegna fa attraverso il suo presidente – deve tutelarci legalmente in tutte le sedi giudiziarie e pretendere che sia lo stesso Governo (che ci ha esposto a questa campagna) a cercare di porvi rimedio con una imponente campagna di comunicazione a favore della Sardegna per cercare di recuperare questa ultima parte di stagione magari riuscendo ad allungarla».

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