Il coro Bellavista si racconta. Successi e obiettivi del coro polifonico tortoliese tutto al maschile

Il coro Bellavista di Tortolì è stato costituito dall’omonima associazione culturale nel 2010 ed è formato da 18 uomini appassionati di canti sardi della tradizione.
Il coro Bellavista di Tortolì è stato costituito dall’omonima associazione culturale nel 2010 ed è formato da 18 uomini appassionati di canti sardi della tradizione.
Un gruppo eterogeneo, proveniente da vari centri ogliastrini (Tortolì, Villagrande, Urzulei, Lotzorai, Loceri) con lunghe esperienze in altre formazioni corali. Diciotto elementi di sole voci maschili ( il cosiddetto coro maschile a voci pari) che da alcuni si affidano all’esperienza del maestro nuorese Mauro Lisei.
Al suo attivo il coro ha già diverse esibizioni, ultima in ordine di tempo quella ad Arbatax in occasione della manifestazione Borgo Marinaro, dove si è esibito insieme al coro “Donu Reale di Buddusò”. Diretti dal maestro Lisei in questa particolare occasione il coro ha animato la festa, esibendosi in varie vie del borgo e regalando grandi emozioni ai presenti.
Emozionante fu anche la registrazione di alcuni pezzi del loro repertorio in vista della realizzazione di un cd nella grotta Pischina Gurthaddala ad Urzulei. In questa splendida cavità le voci si amplificano in maniera eccellente e il risultato di questo lavoro è stato molto apprezzato.
Il villagrandese Pierpaolo Loi, presidente dell’associazione, afferma «Tra le finalità dell’associazione vi è quella di valorizzare e diffondere nel territorio l’esperienza della musica polifonica corale e più in particolare la musica corale sarda. La sede operativa dell’associazione si trova a Tortolì presso la Scuola civica di musica, che ci è stata gentilmente messa a disposizione dal Comune di Tortolì. Nell’ambito di un nostro progetto di crescita e potenziamento del coro, invitiamo nuovi coristi ad aggiungersi, previa selezione del maestro.”
Folklore, magia e tradizione: la bella di Sanluri, la fanciulla che con la seduzione punì amaramente Martino I di Sicilia

La battaglia di Sanluri, ricordata anche come "Sa Battalla" fu un conflitto che si tenne nella Sardegna Meridionale nel 1409 tra le truppe d'Arborea capitanate da Guglielmo III di Narbona e quelle di Martino I di Sicilia, erede della Corona d'Aragona. Fu una battaglia dura che si concluse con la vittoria di Martino I di Sicilia, la cui gioia si spense assai presto, secondo la leggenda, per mano della bella di Sanluri, una giovane di straordinaria bellezza che decise di vendicarsi per la sconfitta subita.
Intorno al 1409, la Sardegna meridionale si ritrovò ad affrontare un conflitto molto aspro: la battaglia di Sanluri, ricordata anche come “Sa Battalla” si combatté tra le truppe d’Arborea capitanate da Guglielmo III di Narbona e quelle di Martino I di Sicilia, erede della Corona d’Aragona. La vittoria, dopo la lotta violenta, fu di Martino I di Sicilia, che sconfisse gli arborensi, ma, come spesso accade negli episodi bellici, ci fu un caro prezzo da pagare.
Sono diverse le leggende che raccontano il triste destino che colse Martino I di Sicilia: alcune spiegano la sua morte come conseguenza della malaria, terribile malattia contratta dal giovane sovrano mentre risaliva il Flumini Mannu nella strada verso Sanluri. Secondo altre storie, invece, la tragica dipartita di Martino fu opera di una bellissima ragazza Sanlurese che volle vendicarsi a tutti i costi della sconfitta subita.

La battaglia di Sanluri di Giovanni Marghinotti
La storia della bella di Sanluri
Si racconta che, mentre Martino I d’Aragona si trovava a Barcellona, nel castello di Bellosguardo, giunse una notizia molto lieta: la vittoria della battaglia di Sanluri per mano di suo figlio, Martino I, re di Sicilia, contro Guglielmo III di Narbona. Il sovrano aragonese era al settimo cielo, così come il suo erede che, in Sardegna, si lasciò andare ai festeggiamenti più sfrenati: insieme alle sue truppe, bevvero a dismisura, saccheggiarono i territori vicini, uccisero e violentarono senza sosta gli abitanti che incappavano nel loro cammino. Martino però, ignorava che quella felicità sarebbe durata poco.
Durante una di quelle notti, nonostante la salute del re di Sicilia fosse ampiamente compromessa a causa della malaria contratta durante la battaglia, egli diede ordine ai suoi uomini di trovare la ragazza più bella del luogo e di portargliela immediatamente. L’esercito cercò a lungo e dopo diversi giorni trovarono Giovanna, una giovane donna bellissima, abitante di Sanluri. La leggenda narra di come Giovanna si ritrovò vittima del tiranno, obbligata a soddisfare ogni sua voglia e desiderio, senza poter mai rifiutare.
Così, nel cuore della donna, crebbe un desiderio di vendetta e ribellione sempre maggiore e, grazie all’unica arma che possedeva, la sua bellezza, decise che non avrebbe mai più subito le vessazioni di Martino. Sono molteplici le storie che riportano le modalità con cui Giovanna si vendicò: alcune sostengono che abbia adoperato un veleno molto potente, altre, la maggior parte, dicono che la ragazza sfinì il re con numerosi amplessi, facendolo letteralmente spirare tra le sue braccia. Gli abitanti del luogo pensarono che con quell’atto, la bella Giovanna si fosse vendicata non solo degli abusi subiti, ma anche della violenta strage fatta da Martino I e dalle sue truppe.
Le vicende legate alla battaglia di Sanluri sono descritte anche in: G. Bargilli, in Sardegna, 1881, G. Bottiglioni.

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