Tornare a scuola a settembre. La proposta di legge di Romina Mura (PD): “Superare l’esperienza delle classi pollaio e delle pluriclassi”
"Questo momento storico critico per il nostro Paese e per una istituzione sociale importante come la scuola – afferma la parlamentare Romina Mura- deve essere allora colto come un’opportunità per correggere la triste logica dei numeri"
In questi lunghi mesi di pandemia, le misure di distanziamento sociale ci hanno imposto un nuovo modo di vivere il nostro quotidiano. Tutti abbiamo pagato un prezzo altissimo in termini di socialità. E fra tutti, a soffrirne di più, sono stati i bambini, considerata la chiusura delle scuole e l’irrompere della didattica a distanza nelle loro case.
In questi mesi, i nostri figli, i nostri nipoti, chiusi in casa, hanno perso il tempo della vita che non potranno avere indietro, perché quei passaggi importanti come il quotidiano confronto sociale ed educativo con i compagni e con i docenti, l’esame di maturità, l’esperienza del viaggio con la classe, la fine della scuola, non si recuperano più.
La scuola vuol dire, infatti, socialità, luogo di formazione, di crescita intellettuale e morale ove poter maturare una coscienza civile e politica. La didattica a distanza è una modalità di apprendimento, sì valido ma che ha funzionato laddove l’infrastruttura informatica esiste e funziona, ha funzionato rispetto ai bambini e agli adolescenti che vivono in alcuni contesti familiari, quelli più agiati. Non in tutti. Sono rimaste indietro le famiglie meno agiate (che non sempre dispongono di strumenti informatici adeguati) e che vivono in territori meno infrastrutturati e periferici.
Dal punto di vista formativo molti dunque sono stati i danni, soprattutto nelle scuole dell’infanzia e in quella primaria, perché è lì che i bambini maturano il senso della socialità e del rapportarsi con gli altri. Romina Mura, parlamentare sarda, è intervenuta su questa spinosa questione: «Nel mese di settembre è fondamentale che la scuola riprenda in presenza e in modo ordinario per tutti e su ogni territorio comprese le periferie, costruendo le condizioni perché ciò avvenga e salvaguardando quel parametro del distanziamento sociale dal quale non potremo più prescindere, almeno nel breve periodo».
«Sarà difficile, ma da questo dipende l’integrità della salute psicofisica e la continuità ed efficacia dell’apprendimento – spiega la deputata PD – Allo stesso tempo dobbiamo fare i conti con le paure dei genitori, degli insegnanti e degli educatori. Ma noi adulti, a partire da noi Legislatori, dobbiamo impegnarci per rimettere finalmente mano a problemi strutturali della nostra scuola come l’alto numero degli alunni, ossia le cd. ‘classi pollaio’, ove sarà difficile tenere il metro di distanza. Ecco perché, anche alla luce dell’esperienza pandemica, occorre diminuire il numero di alunni per classe, attraverso la revisione dei parametri specifici osservati nella costituzione e nella formazione delle classi delle scuole italiane».
E questo è l’obiettivo della proposta di legge di Romina Mura. «Il fenomeno del sovraffollamento delle classi o delle cosiddette ‘classi pollaio’ è, infatti, una delle grandi emergenze della scuola pubblica italiana. All’avvio di ogni anno scolastico, puntualmente, si ripropongono assurde situazioni di disagio, con molti alunni stipati in ambienti troppo piccoli e non a norma, all’interno di edifici fatiscenti e spesso privi delle necessarie certificazioni di agibilità. I genitori e gli studenti hanno denunciato l’emergenza del sovraffollamento negli anni e, a essa, gli organi di informazione hanno dedicato ampio spazio. In materia si sono registrate anche diverse pronunce del giudice amministrativo. In tal senso, con una decisione del Tar Sicilia (v. ordinanza n. 252/2019), si è ribadito che l’eccessivo numero di alunni per classe, oltre a non garantire la qualità della didattica, viola la normativa sulla sicurezza e prevenzione antincendio e aggrava i rischi per l’incolumità pubblica» afferma Romina Mura.
Fenomeno speculare rispetto alle classi pollaio e al sovraffollamento è il dimensionamento, talvolta la cancellazione, delle realtà scolastiche dove il numero di iscritti è talmente basso da rendere, sulla base degli attuali parametri, la scuola primaria e secondaria di primo grado un costo. «Nell’Italia dei piccoli comuni – spiega la parlamentare – la geografia delle scuole è profondamente cambiata, e nel fare questo non si è tenuto conto dei peculiari contesti socio-demografici e geografici in cui le decisioni di riorganizzazione delle classi e il dimensionamento scolastico, talvolta la soppressione, sono stati calati».
Non si considera la “pluriclasse” di per sé un elemento negativo, anzi, laddove si verificano determinate condizioni, in termini di risorse umane particolarmente motivate e formate e di strumenti didattici aggiuntivi, può diventare anche un’esperienza di grande valore formativo; ma, laddove diventa un ripiego per risparmiare risorse, non appare una scelta didattica e formativa.Ecco perché sarebbe meglio consentire la formazione di classi ordinarie, in particolare nella scuola primaria, anche con piccoli numeri.
«Questo momento storico critico per il nostro Paese e per una istituzione sociale importante come la scuola – conclude Mura- deve essere allora colto come un’opportunità per correggere quella logica dei numeri che, da un decennio a questa parte, ha prevalso nella organizzazione della rete scolastica. Per cui, prendendo quale parametro di riferimento quello del distanziamento sociale e pensando a una scuola che si svolga prevalentemente in presenza e senza i disagi dovuti al sovraffollamento, la presente proposta di legge si propone di modificare quei parametri numerici osservati per la costituzione e per la formazione delle classi nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado».
Con questa proposta di legge ( che si compone di un singolo articolo) si mira, quindi, a ridefinire le condizioni legislative per costituire e per formare delle classi con un numero massimo di alunni stabilito per legge, senza porre dei limiti al numero minimo di composizione delle stesse, al fine di assicurare distanziamento sociale, maggiore sicurezza, igiene e vivibilità, e di migliorare la qualità della didattica, anche con riferimento agli alunni con disabilità.
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