Ilbonesi in difficoltà. La minoranza attacca: “I fondi per i buoni spesa ancora non utilizzati”

Il gruppo di minoranza del comune di Ilbono, costituito da Giampietro Murru, Flavio Stochino, Linda Satta e Anna Noto, rimarca come la maggioranza guidata dal sindaco Piroddi in due mesi di emergenza sanitaria non abbia speso i fondi messi a disposizione dal governo Conte per i buoni spesa destinati ai cittadini in difficoltà economica.
Il gruppo di minoranza del comune di Ilbono, costituito da Giampietro Murru, Flavio Stochino, Linda Satta e Anna Noto, rimarca come la maggioranza guidata dal sindaco Piroddi in due mesi di emergenza sanitaria non abbia speso i fondi messi a disposizione dal governo Conte per i buoni spesa destinati ai cittadini in difficoltà economica.
«Infatti hanno speso solo 7000 euro – spiegano in un comunicato stampa i consiglieri di minoranza ilbonesi- attribuiti con due distinti bandi a circa 35 nuclei familiari, (100 euro a ogni componente, cifra irrisoria). Si chiede di utilizzare i fondi residui distribuendoli ai richiedenti dei due bandi in modo proporzionale, poiché le famiglie versano ancora in una grave crisi socio -economica»
«Inoltre – afferma la minoranza consiliare ilbonese, ad oggi, pur essendo state presentate circa 85 istanze da parte di cittadini inoccupati e imprese ilbonesi in grosse difficoltà economica a causa del blocco dell’economia, non sono stati ancora liquidate le due mensilità spettanti in base ai parametri regionali. Ricordiamo poi che da circa 20 giorni in alcuni comuni hanno trasferito la prima mensilità ai richiedenti, come nel caso di Lanusei. A questo proposito si evidenzia che al comune di Ilbono sono stati destinati 150 mila euro e che ancora non è stato speso 1 euro per alleviare lo stato di bisogno delle famiglie ilbonesi in difficoltà. In totale, in due mesi, sono stati distribuiti 7mila euro su circa 167.825 euro ( somma totale dei due contributi RAS e Governo Conte) già in dotazione al bilancio comunale. Chiediamo, quindi, la spendita immediata poiché molte famiglie non sono in grado di acquistare neanche i generi di prima necessità».

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