Amor vincit omnia. Eleonora e Davide oggi sposi nonostante le restrizioni: succede a Tertenia

Le nozze sono state celebrate a Tertenia nella sala consiliare del Comune
Lo scambio delle fedi è avvenuto con guanti e mascherine e non è stato possibile avere accanto amici e parenti ma questo non ha tolto nulla all’emozione sincera provata da Davide Demurtas, fabbro 35enne e Eleonora Contu, receptionist 27enne, che si sono sposati questa mattina, nel municipio di Tertenia, nonostante le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
A suggellare il patto matrimoniale tra i due giovani innamorati, il sindaco di Tertenia Giulio Murgia.
«Si sarebbero dovuti sposare in Chiesa – spiegano gli amici, emozionatissimi – ma purtroppo non è stato possibile. Hanno deciso comunque di unirsi civilmente, anche per dare un segnale positivo in questo particolare periodo».
A festeggiare i novelli sposi il loro stupendo bimbo di 10 mesi, Thiago, in attesa di poter fare una grande festa con amici e parenti quando questo periodo difficile conoscerà finalmente la fine.
Tantissimi auguri a questi sposi coraggiosi e bellissimi da parte della nostra redazione!

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Festa della Liberazione. Le toccanti parole del sindaco di Jerzu Carlo Lai

Oggi, siamo liberi di partecipare ad attività sociali, culturali, di costituire libere associazioni, aderire a partiti, sindacati, votare liberamente per poter scegliere la nostra classe dirigente. Tutte libertà che ci sembrano “normali” grazie a quel 25 aprile 1945 che va solennemente ricordato per non “sciupare” quel dono di Libertà strenuamente offerto da tutti coloro che permisero la Resistenza e la Liberazione Italiana.
Questo è il 25 aprile più difficile, più cupo, più drammatico e vissuto con più preoccupazione per il futuro da quel 25 aprile del 1945 che sancì la fine dell’occupazione nazifascista in Italia.
Le parole rivolte ai concittadini del sindaco di Jerzu Carlo Lai:
«Ma era doveroso, pur nella solitudine e nella piazza desolatamente vuota nei nostri “giardinetti”, in una piazza “Funtana ‘e susu”, però, tirata a lucido, celebrarlo con la deposizione della corona d’alloro al monumento ai caduti. Così come era doveroso che il Sindaco lo facesse in totale solitudine, indossando, oltre la fascia tricolore, anche “l’abito buono” e non vestisse “casual” come fa nella vita di tutti i giorni. Per il momento solenne e il senso di rispetto e il senso di gratitudine che si devono alla celebrazione del 25 aprile.
Mai come in questi casi in cui la forma è sostanza. Perché oggi è festa. Oggi è festa solenne. Una data fondamentale, perché il 25 aprile del 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.
Prima di deporre la corona d’alloro l’amministrazione comunale ha ritenuto di compiere un gesto simbolico: ha esposto un tricolore, che lì resterà per tutta la giornata, in “via dei Partigiani Sardi” sotto il Palazzo Comunale e in “Piazza Francesco Salis, Eroe Partigiano” cui proprio il 25 aprile di un anno fa aveva doverosamente intitolato la piazza che per tutti gli jerzesi era “piazza Regaliu ‘e susu”. E mentre si issa un tricolore in via dei partigiani Sardi vengono in mente alcuni partigiani jerzesi quali Aurelio Mura classe 1915, Luigi Piroddi classe 1916, Francesco Mura classe 1918, Laurino Mura classe 1921 e Paolo Brandas classe 1922, che combatterono per essere liberi, spinti dalla giusta collera, dal coraggio e dall’orgoglio.
Gli adulti in genere e tanto più i genitori e gli insegnanti hanno il dovere di inculcare ai propri figli e ai propri studenti la storia e i valori della Resistenza. Il 25 aprile fu lo sbocco di un vero e proprio moto di popolo. Per questo “resistenti” sono i partigiani, ma anche i militari che rifiutarono di arruolarsi nelle brigate nere e tutte le donne e gli uomini che rischiarono la vita per nascondere un ebreo, un perseguitato, per aiutare un militare alleato o per sostenere chi combatteva fra le montagne o nelle città.
Dalla Resistenza è nato quel compendio di diritti e di doveri denominato Costituzione, sul quale si fonda la nostra Repubblica democratica.
Nella Costituzione sono dettati i principi del vivere civile, di solidarietà, sussidiarietà e di uguaglianza che oggi ci consentono di beneficiare appieno delle Libertà conquistate dai nostri progenitori. Un atto normativo di fondamentale importanza a tutela della nostra bramata Libertà, che, soprattutto le nuove generazioni , con l’ausilio e la mediazione dell’istituzione scolastica, dovrebbero imparare a conoscere, rispettare e difendere in tutte le sue parti.
Oggi, siamo liberi di partecipare ad attività sociali, culturali, di costituire libere associazioni, aderire a partiti, sindacati, votare liberamente per poter scegliere la nostra classe dirigente. Tutte libertà che ci sembrano “normali” grazie a quel 25 aprile 1945 che va solennemente ricordato per non “sciupare” quel dono di Libertà strenuamente offerto da tutti coloro che permisero la Resistenza e la Liberazione Italiana.
I valori della tradizione liberal democratica, comuni alla cultura laica e alla cultura cristiana e le speranze di riscatto del movimento operaio, la dignità della persona, il pluralismo sociale, la solidarietà, la lotta per l’uguaglianza, il rifiuto della guerra, la libertà della Chiesa come fatto istituzionale e non solo di coscienza , sono stati declinati in forme da tutti condivisibili ed hanno raccolto il lascito più profondo della grande vicenda epocale di cui la nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, è figlia.
Oggi nel dramma economico e sociale evidente, causato dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ricordiamoci da dove veniamo, di cosa siamo stati capaci, ricordiamoci di riscoprire la consapevolezza e l’orgoglio di essere italiani.
Ce la faremo. A maggior ragione perché siamo Italiani.
Per la nostra peculiarità, per citare il Presidente Mattarella, “supereremo le avversità , nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite, per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa saremo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore.
Ricordiamoci sempre che questa Nazione ha dato i natali alle più grandi menti artistiche e scientifiche della storia dell’umanità. Siamo il “Paese del Bello”, siamo il paese di Dante, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Michelangelo, Galileo, Meucci, Marconi, Volta, Ferm, Maria Montessori, Carlo Rubbia, Giulio Natta, Renato Dulbecco … e …non basterebbero righe e righe per completare l’elenco.
Siamo il Paese degli inventori ( gli occhiali, la banca, il pianoforte, il violino, la pila, il telefono, il motore a scoppio, la radio, l’elicottero, la plastica, il microchip e …non basterebbero righe e righe per completare l’elenco…) Siamo un paese di poeti, santi e navigatori, ma anche di statisti, giuristi, economisti, stilisti e imprenditori di (Olivetti, Ferrari, Pirelli, Ferrero e …non basterebbero righe e righe per completare l’elenco…)
Siamo sempre venuti fuori dall’abisso in cui la Storia spesso ci ha precipitato. Il 25 Aprile del 1945 iniziammo a riemergere dall’abisso e dall’orrore della guerra, dalla guerra civile, dall’occupazione nazista.
Lo faremo anche oggi per riemergere dall’emergenza sanitaria, economica e sociale. Lo faremo con certezza. Perché siamo Italiani. Buona Festa della Liberazione! Buon 25 aprile! Viva l’Italia!».

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