Coronavirus. La riflessione dell’avvocato lanuseino Matteo Stochino
La riflessione su questa difficile emergenza sanitaria di Matteo Stochino, Avvocato del foro di Lanusei e Presidente del consiglio comunale di Lanusei.
La riflessione su questa difficile emergenza sanitaria di Matteo Stochino, Avvocato del foro di Lanusei e Presidente del consiglio comunale di Lanusei.
La riportiamo integralmente, direttamente dalla pagina FB del PD Ogliastra.
«Era il 9 aprile quando, appena uscito dall’unica udienza a cui ho partecipato fisicamente da un mese a questa parte (l’ultima è stata il 4 marzo), ho potuto leggere il messaggio di chi mi chiedeva la disponibilità a scrivere una riflessione per la pagina del PD Ogliastra.
– “Tema libero?” ho chiesto
– Un “No”, secco, dal sapore categorico è stata la risposta (che suonava un po’ come un: “guai a te!”)
– “Coronavirus” ha specificato subito dopo la mia interlocutrice.
– “Obbedisco! Tra oggi e domani provo a buttar giù qualcosa” ho scritto, anche se in realtà ho pensato: “ma che ne so io di Coronavirus più di quello che quotidianamente ci dicono i giornali, i telegiornali, le tribune politiche, Barbara D’Urso, i terrappiattisti e quelli che su Facebook hanno capito tutto (di tutto!) e ci esortano a sveglia(aaaa!!!11!!)rci?”
Ed è lì che “CLIC!” si è accesa la lampadina! Tempo fa ho letto un pezzo su un giornalista (evidentemente masochista) che per una sorta di esperimento sociologico ha deciso di trascorrere un’intera settimana informandosi solo ed esclusivamente su ben determinati media, tutti riconducibili (che lo dico a fare?) ad un determinato orientamento politico (per la cronaca, l’autore ha ceduto prima del weekend) ; mi son chiesto, quindi, se –al netto della comunicazione governativa o delle fonti ufficiali– fosse possibile trovare un minimo comune denominatore tra le varie ‘verità assolute’ che abbiamo letto e udito sul Coronavirus in queste lunghe settimane o, quantomeno, se fosse possibile scriverci un pezzo.
Il punto di partenza è lo stesso: quando tra dicembre e gennaio cominciavano ad arrivarci le prime notizie di questa strana epidemia che ha colpito la Cina, tutti abbiamo bollato la vicenda come un qualcosa di esotico, lontanissimo dal nostro mondo, alieno. Qualcosa con cui mai e poi mai avremmo avuto (e voluto avere) a che fare. Ahi, quanto ci sbagliavamo! Ma proseguiamo con ordine.
Col passare dei giorni, man mano che la situazione a Wuhan e nella provincia dell’Hubei andava peggiorando, hanno cominciato a circolare le prime teorie che attribuivano all’Uomo la creazione e diffusione del Covid-19. Ogni teoria sul Coronavirus (ma il ragionamento è altrettanto valido su una moltitudine di temi, si pensi alle scie chimiche, allo sbarco sulla luna, al MES, all’Area 51) dalla più verosimile alla più strampalata, partiva dalla condivisione di una prova certa o ritenuta tale, un po’ come quando, da ragazzini, si citavano i cugini più grandi per attribuire credibilità alle storie più strampalate (anche se, per amore della verità, mio cugino e i suoi amici avevano davvero costruito un motorino con il motore di una lavatrice).
Tutti o quasi abbiamo visto la vecchia foto in bianco e nero di quella cisterna con su scritto Covid-19 o il servizio di TG3 Leonardo sull’esperimento cinese del 2015. Ebbene, ai tempi dell’”uno vale uno” è proprio la diffusione di informazioni completamente false (la scritta sulla cisterna) o l’interpretazione forzata e decontestualizzata di notizie vere (il servizio sul virus dei pipistrelli), che contribuisce a diffondere il convincimento che ciascuno di noi, pur senza aver mai studiato o approfondito una determinata materia sia in grado di discuterne con chiunque data tale evidenza di prove. Il tamtam mediatico, favorito dall’abbondanza informatica, fa il resto, in maniera non dissimile da quanto mirabilmente illustrato da Matt Groening che, in una puntata dei Simpson dei tempi in cui ero ragazzo, aveva fatto dire a Milhouse, che replicava, convincendolo, alle obiezioni di Bart, che ciò di cui l’aveva appena notiziato l’aveva letto su un libro e perciò non poteva che essere vero.
In quest’ottica, il ventaglio dei responsabili della pestilenza spazia da Trump ai Francesi, che l’avrebbero fatto volontariamente per bloccare la crescita economica del Dragone, al team di ricercatori cinesi a cui sarebbe sfuggito un esperimento sui pipistrelli cominciato nel 2015. Ad oggi l’ipotesi più suggestiva è quella dell’agente segreto americano (di origine francese per non scontentare nessuno) che, dopo aver trafugato un pipistrello infetto da un laboratorio posto dieci chilometri sotto un vulcano, ha staccato con un morso la testa del chirottero cantando Crazy train tra i bancali del mercato galleggiante di Wuhan, dando così il via al contagio.
Più di recente, accanto alla sempreverde teoria del complotto ordito da uno a scelta tra il gruppo Bilderberg, i rettiliani o i nazisti dell’Illinois, fa tendenza quella che riversa sul 5Ge sulle scie chimiche le colpe principali, mentre paiono in ribasso le quotazioni di quella, sì un po’ fatalista, ma romantica ed ispirata nemmeno tanto velatamente alle opere dello Studio Ghibli, che vede nel virus una sorta di risposta immunitaria del Pianeta Terra, ammalato a causa dello sfruttamento delle sue risorse da parte dell’Umanità.
Col passare dei giorni, lentamente ma inesorabilmente, il nemico invisibile ha superato la Grande Muraglia ed è sbarcato col suo carico di morte e sofferenza anche qui da noi in Italia. Inizialmente Scienza e Politica hanno minimizzato la cosa, la prima confidando nell’efficacia della risposta del nostro Sistema sanitario e sociale, la seconda non prendendo affatto in considerazione l’ipotesi di bloccare l’economia, al grido di “non abbiate paura”, “aprite tutto”, “aperivirus”.
Col crescere dei decessi la situazione è cambiata radicalmente e ci si è resi conto che la strategia iniziale era completamente sbagliata. Col senno di poi è facile giudicare, ma l’emergenza che stiamo affrontando è senza precedenti ed è difficile biasimare le scelte che son state adottate nella prima fase.
Responsabilmente il governo nazionale e quelli regionali (chi prima, chi dopo essere stato incalzato in merito) hanno adottato e stanno adottando misure drastiche per contrastare la pandemia, puntando tutto (ahinoi!) su una violenta e massiccia limitazione della libertà di circolazione delle persone e, per mitigare gli effetti durissimi che tali misure stanno avendo e avranno fino al lungo periodo sull’economia privata e nazionale, stanno cominciando a disporre le prime contromisure di sostegno al reddito e alle imprese, impiegando tutti gli strumenti a disposizione.
Pericolosamente, d’altro canto, il fronte dei tuttologi del web senza mettere da parte il kit del piccolo cospirazionista e dando sfoggio di una duttilità sconfinata, ha cominciato ad assumere, all’occorrenza, i panni del virologo, del cuoco stellato o dell’economista. Così, tra la foto di una bellissima torta fatta in casa (questo lo dico per invidia perché a me si sgonfiano appena uscite dal forno, uff!) e uno di quei quiz tipo “quanti triangoli vedi?” (io ne ho visti 18), l’Internet è inondato da articoli pieni di punti esclamativi, post con sfondi colorati e video (che, confesso, non ho guardato, ma ho letto titoli e commenti) in cui, dal punto di vista della scienza medica ci viene spiattellato in faccia da gente che ha negli occhi la scintilla di ha compreso il mondo come fosse il suo giardino (trovate la citazione) ma sbaglia ancora dove mettere l’acca, che il Virus è una montatura, nulla più che una semplice influenza, perché –badate– l’ISTAT (giuro che in più d’un post ho letto che sarebbe stata l’INPS) ha detto che il numero dei morti è assolutamente in linea con quelli del trimestre di riferimento dell’anno precedente, se non addirittura inferiore e menate simili.
Le teorie economiche sono più varie. Ci sono quelli che hanno studiato dai libri scritti dagli stessi autori di “Windows for dummies” che vorrebbero vedere Conte fare l’elicottero così da mettere subito soldi in tasca agli italiani; quelli che, a prescindere, sono perennemente scontenti degli stanziamenti “venticinque miliardi? Ne servono almeno ventisei!”; quelli che bisogna fare come la Germania o come la Turchia o come la Grecia (“O come una notte passata in strada o passata in webcam” aggiungerebbe il Vasco giusto, Brondi); quelli che cercano l’uscita dall’Europa assieme a quelli che ancora cercano l’entrata e a quelli che “e allora i Marò?”.
Ovviamente, la parte peggiore della politica italiana, nazionale e locale, cavalca il trend, prodigandosi nella solita, becera propaganda fatta di occhi lividi, bocche schiumate, iconica ostentazione di rosari e piatti tipici e selfie con i fan che nemmeno Nino D’Angelo. E così è diventato facile per l’italiano medio tirare fuori il peggio di sé e invocare lo Stato di Polizia “alla Putin” (con i leoni per strada) o “all’indiana” (con generose dosi di bastone senza carota), inveendo prima contro i runner, poi contro i pisciatori di cani e da ultimo addirittura contro i bambini. Dimenticandosi, troppo facilmente, che le libertà è facile limitarle e comprimerle, un po’ meno facile ripristinarle.
Questo tipo di politica, al pari del Covid-19, trova terreno fertile e si rafforza per moltiplicarsi e diffondersi sia nei ragionamenti di chi vive o cerca di farlo tra le pieghe della Legge, chi cerca il cavillo per sottrarsi ai propri doveri o per trovare una giustificazione ai propri afflati egoistici, sia in quelli che non hanno altra scelta, quelli ai quali la politica non è stata capace di dare una risposta. E così, da un lato, abbiamo torve di camminatori sportivi che prima del Coronavirus si stancavano pure a guardare il calcio in tivù e cani che hanno già percorso la distanza Terra-Luna, dall’altro padri e madri di famiglia che starebbero volentieri a casa ma rischiano la loro salute e quella dei propri cari per continuare ad offrirci i loro servizi, chi con stipendi mensili a quattro zeri e chi con due soli zeri; da un lato abbiamo paladini della Patria italica ma che fino a pochi mesi fa usavano il tricolore al posto della carta igienica e che ancora ruttano invece di parlare, dall’altro chi, disperato e deluso, vede nelle bugie, nell’odio e nelle assurde banalità vomitate da costoro una possibilità di riscatto, di salvezza.
Superata l’emergenza sanitaria è più che mai necessario riallacciare i fili del discorso politico e partitico riconoscendo il giusto valore al merito e alle capacità. Solamente coniugando studio, conoscenza e credibilità politica potremmo riuscire a superare la crisi economica e ricucire il tessuto sociale del nostro Paese. La lotta alle fake news e al malsano convincimento radicatosi facebookianamente dell’ “uno vale uno”, deve essere uno dei tasselli fondamentali dell’agenda politica post pandemica e andrebbe affrontata, a mio sommesso parere, con meno poesia e più prosa, parlando direttamente e non più in terza persona alla nostra gente, a chi crede ancora negli ideali di centro sinistra e nella Giustizia sociale, coinvolgendo pienamente iscritti e simpatizzanti nelle scelte del partito, sia nei momenti di elaborazione politica che in quelli di scelta di chi quelle linee politiche scelte insieme sarà chiamato a portarle avanti nelle sedi Istituzionali.
A sconfiggere il Virus ci penserà la scienza, per il resto tocca a noi rimboccarci le maniche».
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