Coronavirus. L’ambasciatrice culturale ogliastrina Ihlam Mounssif ci aggiorna sulla situazione in Cina

«Qui teniamo duro, nel nostro piccolo facciamo del nostro meglio per aiutare nel contenere i contagi ovvero non esporsi e non viaggiare. L'inverno presto finirà. Tornerà la primavera. I fiori sbocceranno e con loro il sorriso (possibilmente fuori dalla mascherina!) di chi non demorde e spera in un futuro migliore».
Ilham Mounssif, 25enne di Bari Sardo e originaria del Marocco, quando un mese fa si è imbarcata entusiasta sul volo per Hangzhou (megalopoli ad un’ora di treno da Shanghai) era pronta a tutto fuorché a ritrovarsi nel bel mezzo di una terribile emergenza sanitaria provocata dal misterioso Coronavirus che sta dilagando in Cina.
Il 28 gennaio ci ha aggiornati su come la Cina stesse rispondendo a questa emergenza e oggi, a distanza di due settimane, ci racconta come si è evoluta la situazione e come le persone stiano rispondendo con coraggio e tenacia a una quotidianità completamente nuova e certamente non semplice da gestire.
«Trascorse le due settimane di isolamento obbligatorio per coloro che hanno recentemente viaggiato (misura preventiva dopo il mio breve soggiorno a Pechino) oggi ho finalmente avuto modo di uscire di casa, per qualche ora, giusto il tempo di andare al supermercato a fare rifornimenti sufficienti almeno fino alla fine del mese (l’ultima volta la spesa mi è stata portata a casa dai colleghi). Con mio stupore ho notato il mall abbastanza affollato. Nulla a che vedere con lo scenario triste e desolato di Wuhan. Tuttavia si esce solo per lo stretto necessario, così come da ordinanza del governo locale».
«Quest’ultimo vieta ingressi e uscite dalla città: chi lascia per qualsiasi ragione la contea viene registrato e al suo rientro deve rimanere due settimane chiuso a casa (periodo di incubazione del Coronavirus). Su instagram (dove aggiorna costantemente sulla situazione, il profilo è il.moun, ndr) ho testimoniato questo attraverso le foto che colleghi mi inoltrano, tra cui quella di una porta di un appartamento sigillata con affissa la notifica di divieto di lasciare l’abitazione per i successivi 14 giorni. Insomma, son piuttosto rigorosi e seri nelle misure di contenimento dei contagi, spesso le persone vengono condotte in ospedale anche con la forza: d’altronde il rischio è alto e non si può mettere a repentaglio la comunità per incaponimenti personali. A maggior ragione ora che si avvicina il picco dei contagi (si prevede una stabilizzazione della situazione invece per fine mese di febbraio)».
«Circa l’impossibilità di uscire dalla città, io dovrei ritirare il mio passaporto e il mio visto dall’ufficio stranieri nella città accanto ma non posso purtroppo per via dell’ordinanza, per cui dovrò attendere finché questa circostanza straordinaria non cesserà di esistere. Così mi è stato detto proprio stamattina quando ho chiamato per avere informazioni, dove peraltro si sono scusati per la situazione difficile che stiamo vivendo. Per cui, anche volendo, non potrei lasciare la Cina, anche a causa dalle numerose interruzioni di voli aerei diretti e di scali di tante compagnie aeree».
«Nel frattempo i casi di contagio sono aumentati così come i decessi ma quasi tutti localizzati a Wuhan e provincia. Tantissimi sono i guariti e dimessi dagli ospedali, per cui c’è tantissima speranza e questo fa sperare il popolo cinese e tutti noi in un superamento della crisi. È enorme il sacrificio che sta facendo questa nazione per cercare di gestire la crisi e limitarne l’impatto in ogni settore. Certo, è anche vero che le autorità hanno le loro colpe almeno su come inizialmente è stata gestita, e per questo si sono scusati, riconoscendo un errore che oggi stanno pagando davvero caro. L’inizio del semestre scolastico è stato posticipato per cui scuole e università non riapriranno prima di marzo. Ora ci stiamo attrezzando per frequentare lezioni online da casa, per scongiurare la perdita di programma da parte dei nostri studenti».
«Io nel frattempo trascorro le mie giornate a leggere, parlare con famiglia e amici tramite i social, informare attraverso i miei canali sulla vicenda, studiare il cinese ed approfondire l’arabo. Quando il tempo lo permette, corro nella pista atletica che ho la fortuna di avere dinanzi a casa nel campus così da tenermi in forma e sfogarmi. Informare attraverso il mio canale instagram mi ha fatto rendere conto di quanto sia utile questo soprattutto in virtù dell’enorme allarmismo e della disinformazione che circola dalle nostre parti. Il panico ora dilaga in Italia, mentre qui teniamo nervi saldi e seguiamo regole precise. La situazione e il coronavirus è seria e proprio per questo occorrono lucidità e cooperazione. Mi spiace infatti che la Cina stia vivendo sempre più l’ isolamento dalla comunità internazionale proprio mentre ha bisogno. C’è molto più di politico in questo che di emergenza sanitaria».
«Qui teniamo duro, nel nostro piccolo facciamo del nostro meglio per aiutare nel contenere i contagi ovvero non esporsi e non viaggiare. L’inverno presto finirà. Tornerà la primavera. I fiori sbocceranno e con loro il sorriso (possibilmente fuori dalla mascherina!) di chi non demorde e spera in un futuro migliore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ogliastrina Ilham Mounssif ambasciatrice culturale in Cina: “Il panico dilaga, vi racconto come stiamo vivendo l’emergenza sanitaria”

Quando un mese fa si è imbarcata entusiasta sul volo per Hangzhouera pronta a tutto fuorché a ritrovarsi nel bel mezzo di una terribile emergenza sanitaria provocata dal misterioso Coronavirus che sta dilagando in Cina. Oggi ci racconta come i cinesi stanno vivendo queste settimane di panico tra controlli serrati, prevenzione e stretta alla mobilità

Ilhan Mounssif, 25enne di Bari Sardo e originaria del Marocco, quando un mese fa si è imbarcata entusiasta sul volo per Hangzhou (megalopoli ad un’ora di treno da Shanghai) era pronta a tutto fuorché a ritrovarsi nel bel mezzo di una terribile emergenza sanitaria provocata dal misterioso Coronavirus che sta dilagando in Cina.
«Mi trovo nella provincia dello Zheijian che fortunatamente ancora non ha registrato alcun caso di contagio da Coronavirus. In Cina mi ci ha portato la grande opportunità di prendere parte ad un programma governativo in veste di ambasciatrice culturale, insegno lingue e civilizzazione europea in alcuni istituti pubblici di istruzione superiore. Per le prime due settimane tutto è andato per il meglio, mi sono spostata nei weekend spesso alla scoperta della città e dei dintorni. La prima notizia sul virus risale alla prima settimana di gennaio: la morte di un uomo a Wuhan che avrebbe contratto il virus in uno dei mercati popolari dove qui in Asia si vendono animali di ogni sorta ( anche specie protette, illegalmente). Questo caso ha segnato la prima di una lunga e purtroppo inarrestabile serie di decessi e contagi. Ma il tutto ha avuto più risonanza all’estero che qui in Cina.
I dubbi dei locali sono sorti quando ci si è chiesti come mai solo i casi di persone infette all’estero riempissero le news, come se gli abitanti di Wuhan viaggiassero solo all’estero e non in Cina! Purtroppo infatti, la sottovalutazione della vicenda da parte delle autorità locali di Wuhan ha lasciato ampia libertà al virus di dilagare, e giungere anche in altre città. In più la scarsa trasparenza del governo nella fase iniziale non ha fatto rendere conto del pericolo fino a quando i vertici del partito, il governo centrale e il presidente Xi Jinging, hanno severamente ammonito le autorità locali.
Improvvisamente, ecco che i numeri reali sui decessi e sui contagi sono fioccati, nonché le misure di prevenzione e controlli di ogni sorta e la stretta sulla mobilità. Ed io che fino alla settimana scorsa ero serenamente intenta a godermi le ferie per il Capodanno Cinese, alla scoperta delle bellezze della terra di mezzo, da Pechino dopo soli due giorni ho dovuto annullare tutto e prendere il primo volo che mi ha riportata dove risiedo.
Peraltro continuare a viaggiare, al di là del rischio, sarebbe stato vano giacché tutte le attrazioni turistiche sono chiuse al pubblico e gli stessi mezzi di trasporto sono diminuiti. Inoltre, non mi andava di provare ansia e paura camminando per le strade della capitale cinese piuttosto vuote per una delle città più grandi del mondo. Nelle stazioni ferroviarie e metro che ho attraversato ci sono controlli medici sulla temperatura corporea (sia manuali che screening automatici) che si aggiungono a quelli della sicurezza (che come ben noto è molto alta in Cina!). Tuttavia, anche questa misura si rivela sempre più inutile giacchè stando agli ultimi aggiornamenti il virus nel periodo di incubazione (da 1 a 14 giorni) può non presentare alcun sintomo, rendendolo difficile da riconoscere, e cosa peggiore pare sia possibile diffonderlo anche durante l’incubazione.
Il panico dilaga, è una situazione piuttosto dura. Ben 11 città – il che significa oltre 40 milioni di persone – sono state poste in quarantena per cercare di contenere la diffusione del virus dall’epicentro, Wuhan e l’intera provincia dell’Hubei. Purtroppo però poco prima della dichiarazione dello stato di emergenza e chiusura delle città oltre 5 milioni di persone sono ‘fuggite’ da quelle aree, sparpagliandosi in tutta la Cina che appunto continua a registrare nuovi contagi, che non accennano assolutamente a diminuire.
L’unica cosa che possiamo fare è stare in casa, e proteggerci ogni qualvolta si esca. Indossare la mascherina (doppia!), i guanti e imbottirsi le tasche di igienizzante e lavarsi le mani ogni 5 minuti sono diventati ormai una mia consuetudine. Le mascherine peraltro sono sold out qui in Cina, è diventato quasi impossibile trovarle in farmacia o al supermercato. E non indossarle costituisce ora reato in alcune città, cosa che fino ad una settimana fa non accadeva.
Le ferie sono state prolungate, con l’intendo di ridurre al minimo il rischio di contagio, e tutte queste misure insieme alla stretta sui viaggi, dimostrano quanto gli sforzi del governo siano enormi in un periodo in cui in genere milioni di persone si spostano per festeggiare il Capodanno. Quest’anno, la paura del virus ha fatto desistere i più, e le stazioni e treni sono deserti, come la sala d’imbarco all’aereoporto di Pechino dove ho preso il volo domenica.
Io, come tanti, non sono serena. Certo, io nella mia volontaria quarantena nel mio appartamento sono al riparo, non dovrei correre alcun rischio tenuto conto anche del fatto che vivo in un contesto urbano molto piccolo e in un campus ora deserto in virtù delle ferie cinesi. Però come potrete immaginare, la tensione e la paura restano, sopratutto se ogni giorno le comunicazioni ufficiali e non circa i decessi e contagi sono sempre in aumento.
Lasciare la Cina? Per ora non posso, e non abbiamo istruzioni in questo senso dal dipartimento dell’Educazione del Ministero dell’Istruzione cinese che fa capo al programma con cui sono venuta. Inoltre non credo che ci sia un vero e proprio luogo immune dalla malattia: come credo sappiate, il virus si sta diffondendo ovunque, viviamo in un’era in cui la mobilità è alta, e la trasmissione di conseguenza è facile, e lo dimostrano i casi in aumento fuori dalla Cina.
Il quadro è ancora incerto e solo verso metà febbraio sarà chiara la situazione, la sua gravità e quali ulteriori misure prendere. Personalmente, laddove non prometta miglioramenti, tornerò. Senza lavorare, senza possibilità di viaggiare e uscire, se non per lo stretto necessario e armati di maschere e occhiali protettivi, non è una condizione facile da sopportare, anche emotivamente. Ma occorre restare positivi, essere combattivi e forti. Solo la tenacia e la prudenza possono aiutarci a superare avversità anche di questa portata.
Se il destino mi ha posta dinanzi a questo, devo superarlo, costi quel che costi. Troverò il modo di trascorrere le mie giornate tra jogging (con mascherina!) e workout incasa, studio, lettura, e sopratutto non smetterò di aggiornare tutti tramite le mie stories su instagram (per chi volesse, il mio account è: il.moun) per raccontare cosa voglia dire vivere dall’interno questa emergenza e quali implicazioni abbia, nonché smentire anche alcuni delle fake news e speculazioni che inevitabilmente ci sono.
In questo momento io come tutti i cinesi e gli stranieri che vivono qui, e sopratutto a Wuhan e nelle città in quarantena, avremmo bisogno di sostegno e supporto morale, per cui i messaggi catastrofici e gli inviti a rientrare risparmiateveli, che l’ansia e il panico sono all’ordine del giorno, non ce ne serve altro! Coraggio, passerà anche questa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA