Non ce l’ha fatta il giovane ferito nel terribile incidente sulla 387, i genitori dicono sì alla donazione degli organi

Non ce l'ha fatta il 37enne di Selargius che ieri, alla guida della sua auto, si è schiantato contro un pulmino a Monserrato, sulla strada provinciale 387 all’altezza del bivio per Selargius.
Non ce l’ha fatta Enrico Spiga il 37enne di Selargius che ieri, alla guida della sua auto, si è schiantato contro un pulmino a Monserrato, sulla strada provinciale 387 all’altezza del bivio per Selargius.
Il giovane, che era stato trasportato con un elicottero al Brotzu, si trovava in gravi condizioni nel reparto di rianimazione.
Il 37enne era stato scaraventato fuori dall’abitacolo. Un elicottero lo aveva trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Brotzu. I genitori del giovane hanno acconsentito alla donazione degli organi. L’ospedale Brotzu ha ringraziato la famiglia per la sensibilità dimostrata in questo momento così delicato.

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Seui, sabato sera al via i “fogoronis” tra processioni e antichi riti

Nel paese montano l’antica tradizione de “is fogoronis” è molto sentita e continua ad essere praticata. Il rituale dell’accensione del fuoco di origine pagana è sopravvissuta anche con l’avvento delle religione cristiana che ne ha influenzato alcuni aspetti. A Seui sono presenti diverse peculiarità: come i tre “fogus” dedicati ai Santi “Efis”, “Antoni” e “Serbestianu” ed inoltre l’antico rito de “s’Intregu”. In occasione de su fogu de “Sant’Antoni” per le vie del paese è prevista l’uscita de “S’Urtzu e sa Mamulada”.
Sale l’attesa a Seui per l’accensione, sabato sera, de su “fogu”, il fuoco in onore di Sant’Antonio Abate (in “Limba” Sant’Antoni): si rinnoverà così l’antico rito de “is fogoronis” – fuochi rituali di metà gennaio -.
Una tradizione, questa, che risale ad epoche remote, retaggio di pratiche pagane in seguito influenzate dalla religione cristiana.
Nel paese montano, oltre a su “fogoroni” de “Sant’Antoni”, in altre distinte giornate vengono accesi i fuochi di “Sant’Efis” – Sant’Efisio – e “Santu Serbestianu” – “San Sebastiano”.
Per queste occasioni in ogni rione viene acceso un fuoco, e in passato si assisteva ad una vera e propria “gara” a chi realizzasse quello più imponente. Altra caratteristica per decretare su “fogoroni” più riuscito era data dal livello di ospitalità. Infatti era consuetudine fare “su giru de is fogus” – giro dei fuochi – e a chi giungeva dagli altri vicinati veniva offerto su “cumbidu” – invito -. Cosa che si ripete ancora oggi, offrendo ai presenti soprattutto i prodotti agro-pastorali, ma soprattutto conservando lo spirito di condivisione comunitario.
Da qualche anno è stata recuperata dall’Associazione “S’Urtzu e Sa Mamulada” l’antica tradizione dell’uscita della maschera omonima in occasione del fuoco di Sant’Antonio Abate. I componenti del sodalizio si aggirano tra le vie del paese mascherati trasportando su “Santrecoru” – fallo ligneo di enormi dimensioni, legato a riti propiziatori della fertilità -.

Foto: gruppo S’Urtzu e sa Mamulada di Seui.
Per quanto riguarda la tradizione cristiana, invece si svolgerà la messa di Sant’Efisio, Sant’Antonio e San Sebastiano. A seguire l’antico rito de “s’Intregu“, che consiste nella consegna delle croci e degli stendardi alle obriere delle associazioni parrocchiali. Al termine di questo, la processione per le strade del paese con la benedizione dei fuochi nei vari rioni.
Presente ai festeggiamenti de “is fogoronis”, anche l’associazione SeuInMusica, che da qualche anno realizza uno dei fuochi più animati del paese, nella Piazza di San Giovanni.
Non resta che aspettare la sera di venerdì, quando all’imbrunire verranno accesi “is fogus” con la profumata “erba de Santa Maria” – l’elicriso -. Sarà l’inizio della festa dalle antiche radici identitarie, tra musiche e balli fino all’alba con il tepore del fuoco a contrastare il rigido inverno.
Non mancheranno nemmeno i più temerari, pronti a saltare “is fogus” nei vari rioni per ingraziarsi la sorte, come si faceva anticamente con le “divinità”.

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