Boom di presenze presso l’Oratorio di Villagrande: presentato il “Vocabolariu Biddamannesu – Cuaste?”

Ieri, sabato 23 novembre, nell’oratorio parrocchiale di Villagrande, si è svolto l’incontro serale, organizzato dal circolo A.N.S.P.I., per la presentazione del libro del professor Ernesto Nieddu “Vocabolariu Biddamannesu - Cuaste?” (parola derivata dall’univerbazione latina “cuius est?” chi è?), un’accurata ed estesa ricerca culturale e linguistica sull’etimologia dei termini sardi Villagrandesi -Villanovesi.
Articolo di Maria Aurora Murgia (foto e supervisione: Federica Cabras)
Ieri, sabato 23 novembre, nell’oratorio parrocchiale di Villagrande, si è svolto l’incontro serale, organizzato dal circolo A.N.S.P.I., per la presentazione del libro del professor Ernesto Nieddu “Vocabolariu Biddamannesu – Cuaste?” (parola derivata dall’univerbazione latina “cuius est?” chi è?), un’accurata ed estesa ricerca culturale e linguistica sull’etimologia dei termini sardi Villagrandesi -Villanovesi.
A dare inizio all’evento, sono state alcune voci del coro San Gabriele, con il brano “Non potho reposare”, e poi la lettura del racconto in lingua sarda “Bidistis Credistris”.
Gli organizzatori, dopo l’introduzione generale e i ringraziamenti, hanno ceduto la parola al sindaco Alessio Seoni, che ha definito il “Vocabolariu Biddammannesu” un tesoro inestimabile: «È un regalo enorme al quale il paese deve rispondere con un altro dono, cioè consultarlo più frequentemente e utilizzarlo come strumento per segnare una svolta nella comunità attraversata da una crisi d’identità. Deve suscitare il senso di appartenenza e far recuperare l’orgoglio, mediante lo studio della storia antica e la valorizzazione delle tradizioni».
Don Ernest Beroby, il parroco, ha poi proseguito il discorso, invitando gli adulti a supportare i giovani nel comprendere e parlare il sardo autentico, non più considerato riduttivamente soltanto un dialetto ma una vera lingua.
Poi, con la lettura delle testimonianze di alcuni suoi studenti, si è venuta a delineare la personalità del professor Nieddu, definito come un rigoroso ricercatore, insegnante severo e autorevole, ma anche comprensivo ed empatico.
«Ero molto curioso» si definisce lui stesso «sin da bambino volevo sapere tutto!»
Il professore, inoltre, ha raccontato l’esperienza negativa del suo primo giorno di scuola, il successivo riavvicinamento e la formazione umanistica: «Ritenevo che la scuola dovesse essere gioia e soddisfacimento della curiosità ma, vedendo la severità dell’ambiente, mi spaventai e decisi di non frequentare per un po’ di tempo. Finché, un giorno, incontrai una maestra di Orune che mi cambiò la vita. Lei mi fece capire che la scuola è bella, ma impone dei sacrifici. Da allora ho proseguito con le medie, il ginnasio e il liceo, ho studiato latino e greco, e mi sono laureato».
Più tardi, si è lasciato spazio alle domande del pubblico e alle interessanti riflessioni del professore, che facendo riferimento al greco e al latino, ha spiegato l’etimologia e l’evoluzione di numerosi termini sardi, e le sussistenti differenze linguistiche territoriali.
«L’interesse per la ricerca linguistica è nato appena ho incominciato a notare che il latino, assomigliandogli, poteva insegnarmi molto del sardo. Infatti, è la lingua dei padri, ed è utile per essere in sintonia con le persone e il mondo che ci circonda» ha affermato sollecitando i ragazzi a rivalutare il valore della lingua sarda.
Dopo il dibattito, sono stati consegnati – come simbolo contro ogni forma di violenza – i fiori alle Ancelle della Sacra Famiglia, in segno di riconoscenza per il loro operato religioso e sociale.
Il professor Nieddu ha richiamato l’attenzione dei presenti, attraverso la proiezione di diverse immagini, sui termini sardi utilizzati dai pastori per descrivere “su bentinu”, (l’aspetto) degli animali.
In seguito, sono stati illustrate alcune antiche pratiche e rimedi curativi artigianali, ma si è parlato anche di curiosità, come i “Dicios e Modus de narre” (detti e modi di dire). Gli spettatori hanno avuto la possibilità di analizzare le componenti dei costumi sardi maschili e femminili, indossati dagli esponenti del Gruppo folk San Gabriele.
La serata si è conclusa con l’invito a base di dolci e gli applausi del pubblico entusiasta.

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