Giovane arbitra e ragazzini in campo insultati dai genitori, dov’è finito lo spirito sportivo?

La ragazza che dirigeva l'incontro, mandata a fare l'uncinetto e un giovanissimo attaccante insultato dalla propria madre. A segnalare l'episodio Emiliano Deiana presidente dell'Anci, che dopo aver assistito a una partita di calcio tra ragazzi di 14 anni, arbitrata da una ragazza poco più grande, pubblica un post nel quale descrive una situazione davvero poco edificante che di sportivo non ha proprio nulla: l'arbitrata mandata a fare l'uncinetto e un giovanissimo attaccante insultato dalla propria madre
«Ieri, in un campo di calcio della Sardegna, l’arbitro era lei. – scrive nel posto il presidente dell’Anci- Avrà 17/18 anni. Piccola, giovanissima. Dirigeva una partita tra ragazzi di 13/14 anni. Non proprio la champions league, insomma. Ed era da sola: niente guardalinee, niente assistente d’area, niente Var. In queste partite è sempre così. Un mestiere difficile, e ingrato. Il pubblico di casa le ha detto di tutto. Di tutto. Specialmente le mamme dei ragazzi in campo. Le hanno urlato imbecille. Stupida. Incapace. Addormentata. L’hanno invitata ad andare a fare l’uncinetto. Le hanno gridato di non tornare. Lei, sorda a tutto, in mezzo al diluvio, ha continuato a fare il suo dovere e ha portato a termine il compito».
Deiana, presidente dell’Anci, assiste a una partita di calcio in un campo qualunque della Sardegna, non è importante dove, ciò che conta è il come si è svolto l’incontro che chiamare sportivo è difficile. La partita si svolge regolarmente, un buon arbitraggio, nessun episodio da contestare, le solite azioni. Quello che non è normale è quanto avviene sugli spalti dove siedono le mamme dei giocatori.
«La più fanatica di queste mamme ha insultato l’arbitro per tutta la partita – prosegue Deiana ma a un certo punto ha diretto i suoi improperi verso un’altra vittima: suo figlio. Questo ragazzo è attaccante e a un certo punto ha avuto l’occasione buona per segnare. È partito in contropiede verso la porta avversaria, il pubblico lo ha spinto nella sua corsa (dai! Corri, corri! Forza! Tira! Passa! Corri! Dai! Suuuuu! Eeeeh! Aaaah!). E la mamma più di tutti, e a voce più alta. Lo chiamava per nome. Cinque volte in cinque secondi, sempre più forte. E insomma, questo ragazzo sul più bello si è allungato la palla e il portiere lo ha fermato. Il pubblico si è disperato: Noooo! E via improperi e maledizioni. La mamma tuona: Coglione!!!!».
Non si parla di sessismo o discriminazione, che già sarebbe gravissimo, qui si va oltre, si parla della totale mancanza di senso sportivo, di capacità di motivare e di educare i giovani al rispetto, si parla di un esemplare esempio di cattivo esempio.

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