di Maria Aurora Murgia
Questo pomeriggio nell’aula consiliare del comune di Villagrande si è tenuta la presentazione del romanzo “Uomini sardi – L’eterna giovinezza dei longevi come dono del vivere naturale?”, in cui la scrittrice ogliastrina Gisella Rubiu racconta ai lettori l’anima dell’uomo sardo: coscienzioso, abile, saggio e valoroso.
Numerosi gli interventi di relatori ed esperti tra cui i dottori Gianni Pes, Roberto Mura, Tonino Loddo e la Dottoressa Alessandra Errigo, che hanno contribuito a definire la sardità con maggior precisione, con riferimento ai valori tradizionali e avvalorando le tesi con considerazioni scientifiche e demografiche, ma anche culturali e sociali.
«Penso che questo incontro sia importante per capire la longevità. Il più grande problema è che i giovani emigrano nelle città andando via dal paese – afferma il dott. Michel Poulain – E li allontana così dalle condizioni che favoriscono una vita longeva, perché intrattenere le relazioni tra le varie generazioni, è un bene».
«Il fattore principale alla base di una lunga vita è la genetica, ed è chiaro che a Villagrande esista questa componente, perché i matrimoni avvenivano tra famiglie all’interno del villaggio. Il secondo fattore è il supporto della comunità. Sono fondamentali però anche il cibo fatto in casa e la nutrizione naturale e locale, l’attività fisica e il supporto psicologico della religione» conclude Poulain.
L’evento è stato introdotto dalla dott. Anna Rita Usai, che ha ceduto poi, la nota di apertura al Coro Amistade che ha regalato ai presenti l’emozionante brano ”A chentu e prusu”.
Hanno fatto seguito i saluti e i ringraziamenti del Sindaco Alessio Seoni, che ha dichiarato di aver trovato nel libro alcune risposte a domande e problematicità di carattere sociale e di aver colto l’opportunità, attraverso alcuni passi letti, di riflettere sui valori fondamentali della comunità.
L’attenzione dei numerosi presenti si è poi concentrata sulla presentazione del libro, a cura del professor Tonino Loddo che ha unito alla lettura, di alcuni passaggi tratti dal libro, profonde considerazioni e suggestivi racconti del passato. « Il libro è un importante lavoro volto a conservare e fare memoria delle proprie radici e della propria cultura» ha spiegato Loddo.
Tanti gli argomenti trattati: il valore della famiglia, come unità che tende al raggiungimento di comuni obiettivi e della casa, luogo in cui raccontare e ascoltare storie emozionanti, davanti al camino, ma anche l’importanza dell’amore, in passato vissuto con riservatezza e pudore. La discussione, ha riguardato anche l’affievolimento dello spirito di solidarietà e la solitudine nel mondo attuale e ancora il bisogno di silenzio per prendere le giuste decisioni, tipico aspetto dell’uomo sardo, che sa apprezzare la calma e la serenità pur vivendo in comunità e intrattenendo rapporti interpersonali. La serata è stata anche profumata dal ricordo degli aromi della cucina tradizionale, e delle essenze di piante selvatiche, che nel passato si percepivano nelle vie rurali dei rioni.
In seguito sono intervenuti, il professor Pes, che fieramente ha definito l’Ogliastra come una sorta di compendio della sardità, soffermandosi sulla necessità di conservare l’essenza sarda, evitando che sia dimenticata dai giovani e l’editore Dario Maiore che ha illustrato come la longevità e la sardità siano prerogative riguardanti tutti i sardi, anche da un punto di vista linguistico.
È stato poi il Dottor Roberto Mura, a esporre i caratteri socio culturali del pastore, evidenziando il nesso tra il popolo sardo e quello italiano, e chiarendo il compito fondamentale che questa figura svolge nel mantenimento dell’equilibrio tra uomini, ambiente e animali.
La serata è terminata con l’omaggio canoro “Sa Oghe de su pastore”, a cura di Tonino Arzu del coro Amistade.