Sardegna: il Tar sospende definitivamente la caccia al coniglio selvatico
Il T.A.R. Sardegna ha definitivamente sospeso parzialmente il calendario venatorio regionale sardo 2019-2020 riguardo la caccia al Coniglio selvatico.
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Il T.A.R. Sardegna ha definitivamente sospeso parzialmente il calendario venatorio regionale sardo 2019-2020 riguardo la caccia al Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus). Il Collegio giudicante, dopo l’udienza di discussione del 16 ottobre 2019, ha ritenuto di confermare in toto le motivazioni (già puntualmente espresse con il decreto presidenziale Sez. I, 3 ottobre 2019, n. 247/2019), con cui la caccia al Coniglio selvatico era stata provvisoriamente sospesa.
Chiarissima la motivazione: “il parere dell’ISPRA ha, per giurisprudenza costante, un rilievo centrale nella predisposizione del calendario venatorio e può essere disatteso sulla scorta, però, di una congrua motivazione che giustifichi, anche sul piano della logicità e della ragionevolezza, la diversa soluzione privilegiata (Consiglio di Stato, Sez. III, n. 3852 del 22 giugno 2018) … anche a volere ritenere meramente programmatiche le indicazioni date dall’ISPRA per la caccia al coniglio selvatico, tuttavia tali indicazioni evidenziano comunque la necessità di una attenta ed immediata valutazione degli effetti del prelievo sulla sostenibilità biologica”, comunque, “pur avendo la Regione posto (con il decreto impugnato) un limite numerico, sia giornaliero che complessivo, al numero dei capi abbattibili, tuttavia non risulta che tale numero sia stato commisurato alla dinamica della popolazione e all’adozione di meccanismi di controllo sugli effetti del prelievo”, ne consegue “che gli indicati limiti numerici appaiono peraltro molto elevati, in rapporto al numero dei potenziali cacciatori ed anche tenuto conto del numero di capi che risultano prelevati nelle ultime stagioni venatorie”.
Sapete come si cucina la carne a carraggiu? E che fu Wagner a documentarla in Ogliastra?

Nel 1905, Max Leopold Wagner, celebre etnologo tedesco, scoprì a Tortolì la cottura “a carraggiu”. Ecco come andarono le cose e di che tipo di cottura si tratta
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Nel 1905, Max Leopold Wagner, celebre etnologo tedesco, scoprì a Tortolì la cottura “a carraggiu”. Durante un’escursione in bicicletta con il collega Eugen Burger, fu attirato dal bagliore di un fuoco e, temendo un incendio, si avvicinò: invece trovò una festa con balli sardi e musica di launeddas.
Wagner apprese che la carne, cucinata intera in una fossa sotterranea coperta di terra e rami, arrostiva lentamente sotto il fuoco secondo l’antica tradizione tortoliese.
Non si sa quale animale fosse, ma Wagner ne lodò il sapore, probabilmente assaggiandolo, restando affascinato da questo originale metodo di cottura.
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