Il Moon Day: quando il futuro entrò nelle nostre case cinquant’anni fa
Sono trascorsi 50 anni da quel 20 luglio del 1969 quando il veicolo d’atterraggio “Aquila” dell’Apollo11, con a bordo il comandante Neil Armstrong, il pilota del modulo di comando Michael Collins e il pilota del modulo lunare, Edwin Aldrin atterrava sul suolo lunare.
Sono trascorsi 50 anni da quel 20 luglio del 1969 quando il veicolo d’atterraggio “Aquila” dell’Apollo11, con a bordo il comandante Neil Armstrong, il pilota del modulo di comando Michael Collins e il pilota del modulo lunare, Edwin Aldrin atterrava sul suolo lunare. Erano le 22.17 (ora italiana) e 700 milioni di telespettatori seguivano col fiato sospeso ogni fase della missione. A guidare i loro animi in trenta ore di diretta televisiva, riempendo gli intervalli e i silenzi spaziali, fu il cagliaritano Tito Stagno. Furono sue le parole poi passate alla storia quando per la prima volta un veicolo pilotato da un uomo toccava un altro corpo celeste. “Ha toccato, ha toccato il suolo lunare!” Esclamò il giornalista fra applausi e battute con Ruggero Orlando, un altro volto storico della tv italiana. Da quel momento occorsero circa altre tre ore e mezzo per indossare le tute spaziali e per permettere la depressurizzazione. Poi all’alba del 21 luglio, alle ore 4,56 del mattino, Neil Armstrong aprì il portello della navetta spaziale e cominciò a scendere nella scaletta del modulo lunare dell’Apollo 11. Giunto all’ultimo gradino, così come riporta la Nuova Sardegna, l’astronauta mostrò una targa in cui erano raffigurate le immagini dei due emisferi della terra con le firme dei tre uomini dell’equipaggio e dell’allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon:” Qui nel luglio 1969 misero per la prima volta piede sulla Luna uomini venuti dal pianeta Terra. Siamo venuti in pace per l’intera umanità.” Quindi pronunciò le storiche parole: “E’ un piccolo passo per un uomo, un balzo gigante per l’umanità.” Parole che risuonarono in ogni angolo della Terra, ad ogni uomo, di diversa lingua, cultura e religione. Tutti uniti da un unico pensiero, da un unico destino. Si concretizzava così il sogno di Kennedy e di milioni di persone. L’uomo si proiettava nel futuro. La luna non era più soltanto il mito idilliaco dipinto da Leopardi, ma il futuro disegnato dagli uomini. L’approdo sulla luna segnava l’inizio di una nuova era, quella spaziale.
In Italia, dagli studi di via Teulada il cagliaritano Tito Stagno portò idealmente anche i sardi sulla luna. Nelle sale stampa dei quotidiani locali risuonò un coro di campanelli d’allarme che diede il via finale alle stampe. Dai piccoli centri della nostra isola, le persone seguivano come tutti davanti alle tv, tra realtà e dormiveglia. Come riporta la Nuova, sarà lo storico giornalista Rosario Cecaro a raccogliere le impressioni della popolazione, in particolar modo nella città di Sassari. ”Una cosa stupenda” esclamò il tassista che mesi prima trasportò il famoso bandito sardo Mesina in fuga. Qualche coraggioso, come la signora Maria di Osilo, una signora vestita in costume, affermò che lei sulla luna ci sarebbe voluta andare mentre una commessa disse che sarebbe stato meglio che pensassero alle cose della Terra e che per lei erano soldi buttati. Un simpatico capellone esclamò: “Troppo togo! Una cosa magnifica!” Mentre i pensionati al bar, ancorati alla concretezza e praticità affermarono che sarebbe stato più opportuno stare con i piedi per Terra, una passeggiatina e basta” e infine dissero “Gli astronauti guadagnano meno dei nostri tanti dirigenti che non fanno niente”. Di certo la missione spaziale portò nell’immediato una ventata di novità nelle sale stampa dell’epoca, alimentò di nuovo ottimismo ed entusiasmo gli animi di tutti e aprì le porte a nuovi studi di grande portata scientifica.
Le foto sono tratte dal sito: www.galileonet.it, www.focus.it , www.meteogiornale.it, emeroteca-verri.blogspot.com, www.unionesarda.it
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