Il coraggio delle donne. La storia della pastora villagrandese Simona Mighela: determinazione pura nel cuore del Gennargentu
In occasione della Giornata internazionale della Donna, vi raccontiamo la storia di coraggio e determinazione di Simona Mighela, pastora ogliastrina
In una società dove ancora dominano stereotipi e pregiudizi di genere, la storia della pastora villagrandese Simona Mighela rappresenta una testimonianza di come la donna riesca ad affrontare sempre le situazioni più difficili ed estreme, dimostrando quanto questi concetti siano errati e appartengano a menti “obsolete”.
Lei davanti alle difficoltà non ha indietreggiato. Quando nel 2003 si è trovata improvvisamente vedova, poco più che trentenne e con una figlia di un anno e mezzo, ha trovato la forza per reagire e per prendere in mano le redini dell’azienda agricola ad indirizzo zootecnico del marito Giulio, lasciando il suo lavoro di agente di commercio e buttandosi in un campo in cui non aveva esperienza alcuna. Sono passati 16 anni dall’inaugurazione dell’Agriturismo “Su Calavrigu” e dalla morte del suo Giulio a causa di un infarto.
Ma Simona non ha mai mollato e ha affrontato di petto una situazione che avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque: dover allevare bestiame a Calavrigu, a 1200 metri di quota, nel cuore del Gennargentu e portare avanti l’agriturismo. Contingenze difficili soprattutto durante l’inverno, quando le temperature toccano anche i – 10° C, e quando possibili nevicate rischiano di mettere in pericolo gli uomini e gli animali. «Non esistono giorni di riposo o festivi per noi pastori -afferma Simona – Si deve sempre accudire il bestiame, in qualsiasi condizione climatica, quando esci di casa all’alba non sai mai quando rientri. Ci sono sempre degli imprevisti».
L’inizio è stato difficile. «Avevo quasi paura delle mucche – racconta Simona – ma dovevo andare avanti ed essendo una persona determinata, non mi sono arresa, dovevo andare avanti per mia figlia Maura e per Giulio, che ci aveva messo l’anima nella realizzazione dell’agriturismo».
Quello dei pastori è ancora un ambiente nel quale conta molto la solidarietà, dove non si fanno distinzioni tra uomo e donna, ma si “pesa” il valore della persona. «Devo dire ho sempre avuto collaborazione da parte degli altri allevatori, tra colleghi una mano d’aiuto ce la diamo sempre – spiega Simona – Mio marito ha lasciato un ottimo ricordo, di persona buona e laboriosa, io ho continuato nel solco che lui aveva tracciato, con determinazione e impegno, e questo è stato fondamentale per mantenere intatta la stima per la nostra famiglia e per l’azienda».
Oggi il mondo pastorale attraversa una profonda crisi, negli ultimi mesi abbiamo assistito a proteste molto incisive in tutta la Sardegna e non solo. «La crisi e i problemi esistono da più di 30 anni – spiega la pastora sarda– ma adesso siamo nella condizione di dover vivere alla giornata, nel senso che non si può progettare nulla a lungo termine. Io non conferisco il latte ovino, ovviamente, perchè allevo mucche, ma posso dire che i prezzi dei mangimi sono raddoppiati da quando ho iniziato, così come tanti altri costi a carico del produttore. Ma il costo del prodotto finito, come ad esempio la carne, a noi lo pagano lo stesso prezzo. Con questo sistema non si riescono a coprire nemmeno le spese di produzione».
Non si prospetta un futuro certo roseo per la pastorizia sarda. «Se dovessero rimanere così le cose, poveri i giovani interessati a intraprendere questo lavoro! Penso anche a mia figlia Maura, oggi studentessa all’ Istituto Agrario, che vorrebbe portare avanti in futuro l’azienda di famiglia. Che prospettive ha? Eppure se dovesse morire questo settore, morirebbe tutta l’economia sarda, visto che storicamente questo è sempre stato il campo economico per eccellenza isolano. Non si può vivere di solo turismo».
Per quanto riguarda la condizione femminile Simona ha le idee chiare: «Non si deve smettere di lottare per la parità di genere e per i diritti delle donne, che devono essere sempre determinate e lottare con tutte le forze per realizzarsi, in Ogliastra come in ogni contesto isolano, in qualsiasi campo»
Simona Mighela ha ricevuto a Mamoiada il Premio s’Istima nel 2012, in quanto “Donna che si è particolarmente distinta nel lavoro, nelle manifestazioni artistiche e culturalila cui opera rappresenta un esempio per i giovani”.
Lei che ha fatto “attecchire”, con amore e dedizione, le “radici” del sogno del marito Giulio nel Gennargentu, portando avanti il progetto e rendendolo ogni giorno più forte.
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