Dopo gli annunci del Governo sulla decarbonizzazione, il Presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru si dice preoccupato sul fronte del metano e sulle misure che lo stesso Governo prenderà per rispondere al fabbisogno energetico dei sardi.
«Come si pensa di assicurare entro il 2025 il fabbisogno energetico, termico ed elettrico, della Sardegna? Ho posto questa domanda sin dal primo momento in cui è stato chiaro che il Governo attuale si sarebbe discostato dalla strada che avevamo faticosamente tracciato con quello precedente. In questi giorni l’hanno avanzata anche le forze sociali ed economiche direttamente al ministro Di Maio. Oggi la pongo di nuovo, perché nessuno ha ancora risposto».
La preoccupazione, dice Pigliaru, «non è solo delle Istituzioni regionali, ma di tutta la Sardegna. Lo provano gli interventi che si sono susseguiti da parte delle principali organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dell’industria – sottolinea -, di associazioni ambientaliste, di tecnici e di rappresentanti delle diverse forze politiche. Se da un lato emerge chiaramente che l’abbandono del carbone come fonte da cui trarre energia termoelettrica è un obiettivo condiviso e da raggiungere in tempi brevi, possibilmente non oltre la fine del 2025 – dice il presidente Pigliaru -, è altrettanto chiaro a tutti che ciò non può avvenire mettendo in pericolo la sicurezza del sistema energetico regionale e la sua capacità di rispondere adeguatamente ai fabbisogni di cittadini e imprese senza generare costi aggiuntivi.
La decarbonizzazione entro il 2025 – chiarisce il Presidente – implica obbligatoriamente che altre fonti energetiche, meno inquinanti e possibilmente più efficienti vadano a sostituire il carbone. Perché questo sia possibile servono la pianificazione e la realizzazione di nuove infrastrutture, sostenendo investimenti prolungati nel tempo e che vanno ben al di là del limite temporale del 2025. Nel Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna il percorso è chiaramente delineato. Mentre abbiamo promosso con forza lo sviluppo equilibrato nel tempo e sostenibile delle rinnovabili, la realizzazione di smart e micro grid, interventi di efficientamento energetico in ambito pubblico, la mobilità elettrica e i distretti energetici, destinando ad essi rilevanti risorse nazionali, regionali e comunitarie, abbiamo posto le basi per sostituire una parte della produzione termoelettrica da carbone con quella derivante dal Gas naturale».
La forma di approvvigionamento scelta dalla Sardegna era quella dei GNL, cioè depositi e rigassificatori con una rete di distribuzione. Questo sistema, secondo il piano regionale, l’uso di questa fonte energetica, il metano, avrebbe favorito gradualmente una transizione energetica ambientalmente più sostenibile e meno onerosa, con l’abbandono del carbone.
«Oggi invece – incalza Francesco Pigliaru – un decreto Direttoriale del Ministero dell’Ambiente, un atto amministrativo di dubbia legittimità, avvia di fatto il procedimento di phasing out dal carbone senza che la Regione sia stata in alcun modo coinvolta e si sia verificato se questo possa avvenire senza rischi per il sistema energetico regionale. E purtroppo il Piano Energia e Clima appena pubblicato dal Governo conferma per noi gli scenari più temuti. Quindi cosa si intende fare? La Sardegna pretende risposte, pretende che non siano messi a rischio né i piani di investimento pronti ad attivarsi e sui quali ci siamo impegnati con determinazione, né tantomeno gli attuali posti di lavoro, che si misurano in migliaia. E intanto il prossimo 21 gennaio avremo la conferenza di servizi per Eurallumina dove il problema della fornitura di energia termica ed elettrica costituisce un aspetto fondamentale del piano industriale. Già in quella sede ci aspettiamo che i rappresentanti di MISE, MATTM ed ENEL sappiano chiarire quali sono le conseguenze dell’uscita dal carbone e quali sono gli interventi previsti per accompagnare questa transizione nel caso specifico. Senza assicurazioni politiche e tecniche su questo fronte – conclude il presidente Pigliaru -, appare evidente che si pone un grave problema per l’economia regionale e per chi sarà chiamato a governare questa Regione nell’ormai prossimo futuro».
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