Zia Paola, 92enne tortoliese, incanta tutti con i suoi racconti del passato. Il suo nipotino Luca adora ascoltarla. Ci racconta della sua personale esperienza durante la seconda guerra mondiale.
Paola non apparteneva ad una famiglia ricca e dalla sua casa situata nei pressi della caserma militare, sentiva forte il suono dell’allarme. In Sardegna, ai tempi della guerra, i bombardamenti erano all’ordine del giorno. L’anziana tortoliese ricorda bene quanto il coprifuoco fosse in grado di incutere paura. In quei momenti la gente scappava e si nascondeva con l’intento di non farsi vedere.
«Era vietato l’utilizzo di illuminazioni e di abiti bianchi – racconta Paola – Il timore era sempre presente». Vennero costruiti vari rifugi segreti, uno dei quali era posto all’interno di una vecchia casa situata nella Piazza, allora denominata, Fra Locci Becciu. Racconta del giorno in cui, mentre tornando da Bari Sardo assieme ad alcune coetanee, sentì un fragore provenire da Tortolì, accompagnato dall’arrivo di 14 aerei che passarono sopra le loro teste. Quando tornarono a casa compresero l’accaduto: un bombardamento effettuato nel porto di Arbatax causò grossi danni alle strutture, nonché la morte di 13 persone. Il paese era sommerso dalle disgrazie e dalla miseria.
«L’agricoltura era da sempre risultata, per la nostra cittadella, una delle migliori risorse economiche– prosegue Zia Paola – ma in quel periodo tutti i campi erano invasi da mine, i quali impossibilitavano le coltivazioni». A causa di ciò, la gente si ritrovava costretta a ricercare ogni tipo di erbacce pur di mettere qualche cosa sotto i denti. Si attendeva con ansia l’arrivo delle piogge poiché in quel momento il fiume straripava, trasportando nelle pianure delle verdure provenienti dagli orti lontani.
Erano molto frequenti anche i saccheggi compiuti nei pochi orti coltivati. A Tortolì c’erano tanti accampamenti di tedeschi al cui interno si trovavano piccole tende ospitanti un massimo di due-tre persone. La gente passava lì con la speranza di trovare qualche avanzo di cibo appartenente ai militari. Ma soltanto con la fine della guerra poterono prendere tutto il cibo avanzato. A loro parve una manna dal cielo in quanto mediante esso riuscirono a nutrirsi bene per alcune settimane.
Durante la guerra venne aperta una scuola dedicata alla preparazione delle “crocerossine” e Zia Paola ne fece parte. Fornirono libri e divise a queste ragazze, illudendole del fatto che, in cambio di uno stipendio, sarebbero state mandate a lavorare in un altro posto d’Italia. Durante il corso insegnarono loro a fare le iniezioni, usando come cavia delle galline. Una di esse, a causa delle troppe punture, morì.
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