Il viaggio di Autunno in Barbagia: avventuriamoci a Belvì, tra boschi secolari, preziose tradizioni e demoni burloni

Il viaggio di Autunno in Barbagia: avventuriamoci a Belvì, tra boschi secolari, preziose tradizioni e demoni burloni
In questo periodo, il fine settimana isolano ha un unico, inconfondibile, significato: quello di Autunno in Barbagia. Il viaggio che procede al ritmo pulsante del cuore della Sardegna è arrivato al suo ottavo appuntamento e, questa volta, le ricchezze dell’entroterra barbaricino saranno celebrate nelle “cortes” di Sorgono e Belvì, pronte ad accogliere appassionati e curiosi per due giornate incantate, dal 20 al 21 di ottobre. Tra antiche tradizioni e sapori autentici, entrambi i paesi offriranno certamente un’esperienza unica, affascinante e indimenticabile, ma dove andare? Oggi, abbiamo deciso di avventurarci nei boschi secolari di Belvì, per scovare un demone burlone che – pare – dimori proprio qui.
Piccolo centro agro-pastorale del Nuorese, Belvì vanta un importante passato commerciale ed economico, tanto che l’area in cui sorge prende, appunto, la denominazione di Barbagia di Belvì. Arroccato sul monte “Genna de Crobu”, questo paesino si adagia su un particolarissimo territorio, caratterizzato da declivi montani, sempre diversi. Qui la natura è maestosa, e generosa si concede al viandante, mostrandogli paesaggi straordinari: tra scenografici tacchi calcarei e le pendici del Gennargentu, questa località è immersa nel verde dei boschi di secolari castagni, ciliegi e noccioli, ma anche di lecci e rovelle e, ancora, di ulivi e ginepri, che crescono nelle aree rocciose. Belvì è famoso proprio per l’immenso patrimonio naturalistico che conserva, per quelle foreste così fitte e misteriose, da sempre muse ispiratrici di racconti fantastici. Oltre alle janas, si narra che in questi boschi avrebbe trovato rifugio anche un’altra creatura leggendaria, il “Maschinganna”, un demone burlone e dispettoso, dalle sembianze a volte umane e a volte animali, che ama spaventare specialmente chi possiede un’indole cattiva, con voci, suoni, maledizioni, ma anche luci e fiammelle. Al di là dei racconti leggendari e della scenografica natura, vero e indiscusso simbolo di Belvì sono i delicatissimi dolci chiamati “Caschettes”, prodotto tipico ed esclusivo dell’antica tradizione dolciaria locale. Queste squisite creazioni hanno origini remote e risalgono al ’600, quando si preparavano solo per particolari occasioni, quali feste religiose e, specialmente, matrimoni. Realizzati con un sottilissimo e trasparente guscio di pasta “violada”, farcito con nocciole e miele e aromatizzato con scorza d’arancia, i “Caschettes” sono anche conosciuti come “dolci della sposa” e rappresentano una vera e propria ricchezza gastronomica, tesoro di un’arte secolare che si tramanda di generazione in generazione. Belvì, però, è anche un importante centro artigianale della Sardegna: mani preziose, quelle belviesi, capaci di intagliare il legno e tramutarlo in una vera e propria opera d’arte. Il castagno così trasformato è una trama ricorrente del centro abitato e del piccolo museo all’aperto di Arte Contemporanea, allestito nel parco comunale, dove si trovano numerose sculture lignee. In questo centro della Barbagia è presente, inoltre, il museo di Scienze Naturali: un’interessante e ricca esposizione di minerali fossili e della fauna isolana, che nacque negli anni ’80 del secolo scorso, su iniziativa di un gruppo di appassionati, guidati dal noto studioso Friedrich Reichsgraf von Hartig.
Maestosa natura, creature fantastiche, peculiare arte dolciaria e artigianale: ecco perché avventurarsi in questo paesino, il cui nome è come le sue foreste, affascinate e misterioso. Secondo alcuni studiosi, Belvì – in sardo Brevì – potrebbe derivare dall’appellativo latino “Belui” o “Belue” con il significato di “belve”, per indicare l’indole dei popoli barbaricini che, spesso, cedevano a scorrerie, rifiutando la “Civitas” imposta dai conquistatori Romani. Per altri, invece, potrebbe derivare dalla parola fenicia “Bela”, ossia “terrore”, oppure dal termine sardo “Brevèi” che significa “pecora”.
BREVI CENNI STORICI. Sebbene il toponimo del paese presenti ancora origini oscure, è certo che il passato di Belvì sia molto antico e affondi le sue radici nella preistoria: le prime orme dell’uomo nel territorio belviese risalgono, infatti, al Neolitico medio (4000 – 3400 a. C.) e si rilevano in una grotta posta sul tacco calcareo di “Pitzu de Pranu”, nota come “Perda Dudda”, dove sono stati rinvenuti vari reperti, tra cui pezzi di bronzo e un forno, probabilmente usato per forgiare le armi. Al Neolitico recente, invece, risalgono le domus de janas sparse nell’area circostante l’abitato, tra cui quelle di “Nadalia” e di “Lagosu”. Le prime notizie certe sull’esistenza del paese ci giungono, però, dall’epoca medievale, quando Belvì apparteneva al Giudicato di Arborea ed era inserito nell’omonima curatoria. Questo centro è stato uno dei paesi barbaricini che meno hanno subito l’egemonia feudale. Perfino durante il dominio catalano – aragonese, i feudatari rinunciarono ad un controllo diretto sul centro e, a causa dei numerosi scontri, Belvì fu inserito nel patrimonio regio e fu amministrato da un ufficiale locale, scelto tra i rappresentanti del popolo. L’esperienza feudale di Belvì si concluse definitivamente nel 1838, con il riscatto del feudo da parte degli abitanti. Il XIX secolo regalò al centro un notevole benessere, in virtù della costruzione della rete ferroviaria isolana: tra il 1888 e il 1890, nei pressi dell’abitato, fu edificata “S’Arcu”, la più lunga galleria ferroviaria della Sardegna, e ciò portò ad una crescita esponenziale del commercio locale. Oltre alla vendita di castagne, nocciole e noci, Belvì era noto anche per la produzione di laterizi: ancora oggi, questa attività è testimoniata dalla presenza di antichi forni, impiegati per la produzione di mattoni e tegole, poi commercializzati in diversi paesi dell’Isola.
COSA VEDERE. In virtù delle sue peculiarità, tra siti archeologici e naturalistici, le attrazioni di Belvì sono variegate. Per un viaggio nella storia più remota del paese, non può mancare una visita alla già citata grotta “Perda Dudda”, inserita nel suggestivo scenario di “Pitzu de Pranu”, dove, se sarete fortunati, potrete anche scorgere una bella fanciulla, intenta a creare tessuti d’oro, che proprio qui dimora, o almeno così narra la leggenda. Meritano certamente di essere ammirate le numerose domus de janas presenti nel territorio, tra cui quella di “Antonitzò”, posizionata su un’aspra collina, e quella di “Nadalia”, tra le più spettacolari. Interessante è anche il centro storico del paese che, nelle sue abitazioni, esprime la tipica architettura barbaricina: costruite in conci di pietra a più piani e caratterizzate da balconi in legno, le piccole dimore si affacciano su un intricato percorso di ripide stradine. Rimanendo nell’abitato è possibile, inoltre, visitare differenti luoghi di culto, tra cui spicca la parrocchiale dedicata a Sant’Agostino, patrono del paese: eretta nel Cinquecento, la chiesa presenta un campanile sormontato da una graziosa cupoletta maiolicata e custodisce, al suo interno, due altari lignei del XIX secolo. Tra gli altri edifici sacri sparsi nel territorio, degne di nota sono, poi, la chiesetta campestre di San Sebastiano e quella di Santa Margherita, ricostruita al principio del ’900 sulle rovine della prima parrocchiale che, secondo la tradizione popolare, faceva parte del nucleo originario del paese, un tempo collocato nella vallata di “S’Iscara”. Tappa obbligata è, infine, il già citato museo di Scienze Naturali: articolato in diverse sezioni, tra cui quelle mineralogica, paleontologica ed entomologica, pezzo forte del museo sono la collezione di rapaci diurni e notturni, con specie rarissime e, oltre agli splendidi esemplari di farfalle esotiche, i resti del “Prolagus Sardus”.
NATURA. Ricchezza di Belvì è, come detto, il suo straordinario patrimonio naturalistico. Famoso per i suoi boschi di castagno, di nocciolo e di noce, quale l’esemplare ultrasecolare “Sa nuje de tziu Pili”, ma anche di ciliegio e corbezzolo, custoditi in località “Sa Tanca”, qui, oltre al leggendario “Maschinganna”, trovano rifugio anche il picchio, il verdone, il colombaccio e l’astore. A Belvì, oltre allo scenografico tacco calcareo di “Pitzu de Pranu”, pregiate sono, poi, le valli circostanti, ammantate da una florida vegetazione e dalle colture di alberi da frutto: incantevole è la valle di “S’iscara”, dove scorreva l’omonimo fiume, così come il pianoro attraversato dal fiume Occile, al confine con Desulo. Belvì, infine, condivide con Sorgono e Tonara, la straordinaria foresta di Uatzo, tra le maggiori attrazioni naturalistiche dell’area, un’ideale località per indimenticabili escursioni, tra boschi, torrenti e i magnifici voli dell’aquila e del falco. Questi affascinanti paesaggi possono essere ammirati anche attraverso il viaggio del Trenino verde, che fa tappa proprio nella stazione del paese.
TRADIZIONI. Avventurarsi a Belvì significa anche gustare i sapori locali della tradizione barbaricina. Oltre ai raffinati “caschettes”, potrete assaporare le deliziose castagne arrosto e “Is brentigheddas”, un piatto tipico preparato con lo stomaco di agnello. In relazione all’artigianato, insieme all’intaglio del legno, fiore all’occhiello del paese è anche la lavorazione del ferro battuto, ma non mancano altre attività artigianali, quali la tessitura, il ricamo e la lavorazione della ceramica. La comunità belviese, inoltre, è scrigno di tradizioni antiche, legate soprattutto all’infanzia di un tempo: giochi del passato che dilettavano i bambini di una volta, come “Su giogu de su cignedhu” (il gioco del cinto) e “Sa Bardùfula”, animeranno il paese proprio in occasione di Autunno in Barbagia.
Cooperazione, sottoscritta ad Adjumani l’intesa tra la Sardegna e la Sub Regione del Madi-West Nile

L’assessore degli Affari generali Filippo Spanu e il vice primo ministro ugandese Moses Ali hanno sottoscritto oggi ad Adjumani, nel nord-ovest dell’Uganda, l’intesa tra la Regione Sardegna e la Sub Regione del Madi-West Nile per promuovere lo scambio di buone pratiche nel settore dell’approvvigionamento idrico, nella gestione delle risorse forestali e nella formazione tecnica e scientifica per le attività di rimboschimento.
L’assessore degli Affari generali Filippo Spanu e il vice primo ministro ugandese Moses Ali hanno sottoscritto oggi ad Adjumani, nel nord-ovest dell’Uganda, l’intesa tra la Regione Sardegna e la Sub Regione del Madi-West Nile per promuovere lo scambio di buone pratiche nel settore dell’approvvigionamento idrico, nella gestione delle risorse forestali e nella formazione tecnica e scientifica per le attività di rimboschimento.
Alla cerimonia della firma, che si è svolta nel Multi Purpose Training Centre, hanno preso parte anche l’ambasciatore d’Italia Federico Fornara, il ministro dell’Agricoltura del governo ugandese Vincent Ssempijja e l’ambasciatrice in Italia Elizabeth Paula Napeyok.
«Il rapporto di cooperazione appena nato tra i nostri due territori» ha detto l’assessore Spanu «è un esempio concreto di ‘cooperazione territoriale decentrata’, basata sulla condivisione di problematiche comuni e sulla diretta richiesta di intervento del Governo ugandese. In questi giorni ho avuto modo di apprezzare questo territorio in cui sono presenti molte opportunità e una popolazione molto giovane, ricca di slanci ed energie, e proprio a partire da questi aspetti possiamo costruire con successo le nostre proposte progettuali condivise in modo tale da renderle il più possibile efficaci e sostenibili».
Le finalità dell’intesa. La Sardegna ha, per anni, portato avanti progetti di mitigazione degli effetti della desertificazione riservando particolare attenzione alla conservazione del suolo, del paesaggio e della biodiversità. La Sub Regione del Madi-West Nile intende avvalersi del supporto scientifico della Regione per attività di rimboschimento e la formazione dei suoi tecnici in questo campo specifico.
La delegazione guidata dall’assessore Spanu è composta da Luciano Gutierrez, pro rettore per l’internazionalizzazione e ricercatore del Centro intedipartimentale ‘Nucleo di Ricerca sulla desertificazione’ (NRD) dell’Università di Sassari, Laura Altea, che opera nell’ambito dello stesso nucleo di ricerca, dai tecnici dell’Enas Maria Antonietta Dessena e Andrea Virdis, e dai funzionari dell’Unità di Progetto della Regione sui flussi migratori guidata da Marco Sechi.
I tecnici e i ricercatori giunti dalla Sardegna, attraverso sopralluoghi e incontri con la popolazione, gli amministratori locali e gli esperti ugandesi, stanno verificando sul campo la reale situazione per poi definire la proposta progettuale che sarà messa a punto entro la fine dell’anno.
Uganda, terra ospitale. La Sub Regione del Madi-West Nile è impegnata con grande generosità nell’accoglienza di oltre 500mila rifugiati provenienti dal Sud Sudan, che vivono in 48 insediamenti. Solo il territorio di Adjumani ospita oltre 200mila persone in fuga da guerre e persecuzioni. Tutto questo determina una continua pressione sulle risorse territoriali: terreni, foreste, zone umide e acqua.
«Ho visitato ad Adjumani – sottolinea Spanu – il campo che ospita i rifugiati e ho constatato il grande sforzo che l’Uganda compie in questo momento per dare ospitalità a persone in fuga da guerre e persecuzioni. La Sardegna mette in campo le competenze e le professionalità dell’Enas, di Forestas e dell’Università di Sassari per migliorare le condizioni della popolazione locale e dei profughi. È un’apertura doverosa verso un Paese che ospita al suo interno oltre un milione di rifugiati e che ha raggiunto il terzo posto al livello mondiale nell’accoglienza. Credo che l’Uganda rappresenti un modello significativo per la comprensione delle dinamiche legate alla migrazione e dovrebbe essere preso come punto di riferimento da tanti Paesi, soprattutto europei. Siamo qui perché crediamo che aprire i confini ai migranti, pur con equilibrio e in modo ordinato, sia un dovere civile».
Opportunità per le imprese sarde. L’accordo, che nasce da numerosi incontri tra le due delegazioni e dalla visite dei rappresentanti istituzionali del paese dell’Africa subsahariana in Sardegna, ha un valore specifico anche per le opportunità che si aprono per gli imprenditori sardi in un mercato molto interessante soprattutto negli ambiti del turismo, delle opere pubbliche e delle energie rinnovabili.
Gli incontri istituzionali e con le associazioni. L’assessore Spanu nel corso della missione ha incontrato inoltre il primo ministro ugandese Ruhakana Rugunda e il capo delegazione dell’Unione europea Attilio Pacifici. Di particolare interesse, per i risultati che sono scaturiti in vista dei progetti da attuare, il momento di approfondimento a cui hanno preso parte il ministro dell’Acqua e dell’Ambiente Sam Cheptoris e i rappresentanti istituzionali, delle associazioni professionali e culturali e del mondo universitario della Sub Regione del Madi-West Nile.

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