Ogliastrini nel mondo. Daniele Airi, da Tortolì all’Inghilterra “floreale”

Cinque anni fa ha deciso di lasciare Tortolì e di partire per Londra. La crisi che nel 2008 che ha colpito tutte le piccole e medie imprese italiane, unita alla voglia di mettersi alla prova, sono state il carburante che ha avviato il motore del cambiamento
Tortoliese 39enne, Daniele Airi nel 2013 ha lasciato la sua città e la sua famiglia per trasferirsi a Londra, dove svolge il lavoro dei suoi sogni, quello di flower designer.
Quando e perchè hai deciso di lasciare l’Ogliastra?
Cinque anni fa ho deciso di lasciare Tortolì e di partire per Londra. La crisi che nel 2008 che ha colpito tutte le piccole e medie imprese italiane, unita alla voglia di mettermi alla prova, sono state il carburante che per me ha avviato il motore del cambiamento. Persone molto care mi hanno incoraggiato a partire, per ritrovare me stesso e la mia vena creativa, sopita da troppo tempo. Alle spalle avevo tanti anni di formazione nella tecnica e nella gestione dell’arte floreale nonché tantissima esperienza maturata nel negozio dei miei genitori, dove si vendono fiori ma si lavora anche nelle serre. Mio padre Armando è stato un pioniere nell’introdurre la trasformazione del fiore reciso fin dal 1977. Dai miei genitori ho ereditato la passione per i fiori, la creatività e credo anche una buona dose di spirito imprenditoriale.
Come è stato il tuo primo periodo all’estero? Quali i lati positivi e quali invece le difficoltà?
Arrivato a Londra ho vissuto per qualche tempo a casa di un caro amico, che mi ha aiutato tantissimo a trovare lavoro e che mi ha incoraggiato ad iscrivermi in una scuola di inglese. Trovato il primo lavoro da lavapiatti e raggiunto un discreto livello di inglese, ho potuto finalmente cambiare lavoro, pagare la scuola e prendere una stanza per conto mio. E’ stato un periodo davvero difficile, contrassegnato da ritmi e turni di lavoro quasi insostenibili, uniti ad uno stato d’animo davvero triste. I primi tempi ho patito molto la nostalgia di casa, della famiglia, degli amici e delle mie abitudini quotidiane. Trovarsi in una realtà dove i ritmi sono frenetici e dove quasi non esistono forme di interazione sociale, per me, abituato ai ritmi lenti e alle persone gioviali di Tortolì, non è stato semplice. L’Inghilterra, comunque, si è dimostrata nel tempo all’altezza delle aspettative: chi ha voglia di lavorare e buone capacità di adattamento, riesce a raggiungere i propri obiettivi e può ambire a grandi risultati.
Di cosa ti occupi in questo momento? Sei soddisfatto? Credi che un giorno tornerai in Sardegna?
Al momento lavoro in una ditta floreale nel settore da trentacinque anni, situata a Betteresa nel West London. Lavoro come fiorista ed eseguo i contratti che riguardano la sostituzione dei fiori freschi in strutture alberghiere e uffici nel centro di Londra tra cui Sky Garden e diversi palazzi nel centro di Londra. Quando sono libero lavoro come freelance per diverse compagnie che si occupano di eventi o matrimoni, sempre nel settore floreale. Sono felice del mio lavoro perché faccio ciò che amo e ho molta libertà di esprimere il mio stile. Il team con cui lavoro, poi, è composto da persone squisite e professionali. Ovviamente non sono pienamente soddisfatto perché la creatività ha sempre bisogno di nuovi stimoli e non si smette mai in questo settore che è in continua evoluzione. Vorrei partecipare a dei corsi internazionali di flower designer e visitare altre nazioni, dove imparare nuove tecniche compositive. Un giorno mi piacerebbe tornare in Sardegna e creare qualcosa di spaventosamente diverso e creativo. Si vedrà.
Cosa ti manca dell’Ogliastra?
Quando penso alla mia terra, provo due diverse sensazioni. Da una parte la nostalgia. Mi manca il profumo della ginestra in fiore, del mirto, gli odori inconfondibili della nostra macchia mediterranea e la quiete delle passeggiate in campagna a cercare asparagi e ammirare i paesaggi. Mi manca l’odore di fumo sui vestiti dopo avere cucinato un pezzo di carne arrosto, mi manca un tuffo nel nostro splendido mare, una pizza mangiata al molo, una birra bevuta in macchina di fronte al mare. Mi mancano anche i battibecchi in famiglia e le chiacchierate infinite con i miei genitori e con gli amici. D’altro canto, qui sto bene, lavoro tanto e ho un sacco di progetti che bollono in pentola. Quindi dell’Italia non mi mancano affatto la crisi, le tasse e l’ottusità di chi governa e blocca con decisioni assurde la dinamicità delle aziende che vogliono evolversi e cercare di stare in piedi.
Cosa consiglieresti ai giovani che pensano ad un percorso all’estero simile al tuo?
Ai giovani suggerisco vivamente un approfondito studio della lingua inglese prima di intraprendere una qualsiasi avventura all’estero. Consiglierei di lasciare la Sardegna per un periodo di confrontarsi con altre culture, tenendo la mente il più aperta possibile. A Londra, ad esempio, si incontrano migliaia di persone con incredibili e fantastiche culture che per chi ha sempre vissuto in un paese come me sono davvero affascinanti e altamente istruttive. Vivendo all’estero ti rendi conto di quanto può essere bello e immenso il mondo che ci circonda e la capacità sensoriale del nostro cervello davvero si espande in modo esponenziale. Comunque sia c’è sempre un treno che viene e un treno che va.

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Ogliastrini nel mondo. Riccardo Matta da Tortolì a Dublino, con un sogno nel cassetto: diventare musicista

La determinazione e la voglia di mettersi alla prova, lo hanno portato a proiettare il suo sogno verso nuovi orizzonti, più ampi, al di fuori dell'Italia.
Riccardo Matta, 24enne tortoliese, nel 2017 ha fatto la valigia e ha acquistato un biglietto di sola andata per l’Irlanda. Il suo obiettivo? Trovare fortuna e realizzare il desiderio di diventare un musicista affermato.
Appassionato di musica, principalmente rock e metal, Riccardo ha iniziato a suonare la chitarra da piccolo e nel tempo si è esibito in diverse piazze e locali ogliastrini con la cover band Metallika. La determinazione e la voglia di mettersi alla prova, lo hanno portato a proiettare il suo sogno verso nuovi orizzonti, più ampi, al di fuori dell’Italia.
U2, Skid Row, Cranberries sono solo alcuni grandi nomi della musica made in Ireland, a cui il giovane tortoliese fa costante riferimento.
«E’ stato il desiderio di fare nuove esperienze e cambiare aria a spingermi a partire» ci racconta Riccardo «La Sardegna e l’Ogliastra in particolare, non sembravano offrirmi grandi prospettive, sia professionali che artistiche. La nostra terra è meravigliosa ma io mi sentivo in gabbia, così mi sono rimboccato le maniche, ho sacrificato un’intera stagione estiva lavorando presso una struttura di noleggio gommoni e ho risparmiato la maggior parte dei soldi guadagnati per partire e affrontare il primo periodo in terra irlandese».
I primi tempi per Riccardo non sono stati facili. Ha dormito negli ostelli e “approfittato” dell’infinita ospitalità di amici conosciuti sul posto. «E’ stata dura – racconta – ma dovevo farlo per me stesso! Con tutto il mio cuore e in qualsiasi modo spero di sfondare nel mondo della musica e farne una professione, perché la musica mi fa stare bene e l’Irlanda è un paese che offre molte possibilità in termini di studio-lavoro: è ricca di conservatori e scuole di musica da cui sono usciti grandi nomi della musica internazionale».
«Consiglio l’Irlanda a tutti i giovani che come me hanno voglia di lavorare e allo stesso stesso tempo desiderano anche divertirsi – continua Riccardo – è un paese che offre tante possibilità, il lavoro non manca e nonostante la vita sia molto più cara rispetto all’Italia, gli stipendi sono decisamente più alti e le procedure burocratiche più snelle. Ho riscontrato qualche difficoltà nella ricerca di un alloggio, bisogna stare attenti alle truffe (può capitare che un presunto locatario mostri un appartamento a più conduttori interessati, facendo versare in un conto corrente le rate delle caparre per poi rendersi irreperibile), gli affitti sono comunque piuttosto salati, ma le soluzioni si trovano se si è disposti a spostarsi dal centro città, considerando che i trasporti sono molto efficienti».
Per Dublino, poi, spende buonissime parole. «Dublino è una città molto viva, piena di giovani. Molti mi chiedono se sia vero che gli irlandesi siano grandi bevitori: vorrei negarlo ma non posso! I pub sono tantissimi e c’è sempre un gran viavai di persone. I primi giorni in cui sono arrivato mi sono stupito del fatto che la notte durasse molto di meno rispetto all’Italia a causa della latitudine elevata: rischi di entrare al bar alla luce del sole e di uscire dopo l’alba, intorno alle 3:30 del mattino. In questi mesi ho fatto il cameriere in diversi ristoranti, cercando di risparmiare il tanto giusto per frequentare una buona scuola di musica. La sera quando mi capita di uscire con gli amici mi meraviglio del vivaio musicale presente nella città, la musica è insita nella cultura nazionale e si trova sempre un pub in cui assistere ad un concerto live. Spesso, viaggiando con la fantasia, mi immagino lì, con la mia chitarra ad esibirmi con una mia band: vorrei abbandonare per sempre la ristorazione, vivere di musica e per la musica, questo è il mio grande desiderio!».
«Ci vuole coraggio per partire – conclude il musicista tortoliese- spesso non è una scelta facile, ci vogliono determinazione e tanta forza di volontà, soprattutto quando sai che arriverai a destinazione e non troverai nessun punto d’appoggio. Di questo vado molto orgoglioso, perchè sono consapevole di essermela cavata da solo e tornando indietro rifarei tutto».

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