Salute e bellezza. La Feijoa, il frutto del benessere ricchissimo di proprietà alimentari

Non è un limone, non è un pompelmo, non è un cedro. È sa pompìa, un frutto che esiste solo in Sardegna, per la precisione nei comuni di Siniscola, Posada, Torpè e Orosei. Una vera rarità, fino al 2015 non riconosciuto neanche dalla comunità scientifica, tanto da meritare il nome di “Citrus x monstruosa”, una sorta di limone mostruoso, buono come medicamento naturale, ma soprattutto per preparare gustosissimi dolci.
Bello di certo non è, fatto di una buccia rugosa e irregolare, ma c’è chi dice sia miracoloso. Una giovane start up sarda, la Phareco, con la pompìa ha brevettato un olio essenziale in grado, secondo i suoi sviluppatori, di curare infezioni dell’apparato genitale femminile, dell’apparato digestivo e di quello respiratorio. Ridotto a poche centinaia di piantagioni negli anni ’90 sa pompìa ha conosciuto una seconda vita quando si è deciso di impiantare nel territorio di Siniscola una piantagione estensiva di questo frutto per finalità sociali. Da allora si è fatta molta strada e nel 2004 è nato proprio a Siniscola il presidio slow food della pompìa.
Certo è che sa pompìa è molto buona, ma solo quando è cotta, cruda è immangiabile. Con questo agrume si usa fare un dolce tradizionale chiamato “sa pompìa intrea”. Le donne di Siniscola e dintorni custodiscono gelosamente la ricetta di questo dolce tipico, tanto che su Facebook è nato addirittura un gruppo denominato “Sa pompìa intrea”. Prodotti conosciuti sono anche la marmellata di pompìa, il liquore di pompìa e s’aranzata thinoscolesa, un dolce tipico dei matrimoni, fatto di scorza candita e mandorle.
Grazia Cherchi, di Siniscola, ha imparato la ricetta dalla suocera, proprietaria di uno dei primi terreni in cui era stata impiantata sa pompìa. Dopo avere raccolte i frutti a novembre prepara così sa pompìa intrea:
Pulire la scorza del frutto con un pelapatate, fare due buchi nella parte superiore e nella parte inferiore per privarlo della polpa interna così da lasciare la sola parte pianca esterna. La polpa si può riutilizzare per fare la marmellata.
Ciò che rimane del frutto va immerso in acqua bollente per 6/7 minuti, per poi essere scolato e lasciato ad asciugare su un canovaccio fino al giorno dopo.
Successivamente le pompìe vanno cotte in padella immerse nell’acqua con un chilo di zucchero e 600/700 grammi di miele (questo per 12/13 pompìe). Cuocere a fuoco molto basso e girarle di tanto in tanto per circa 6 ore. Una volta colorata a puntino sa pompìa è pronta per essere mangiata.