Giulia Aregoni, dall’Ogliastra alla Germania con la pasticceria nel cuore

Nonostante la giovane età, la 24enne Giulia Aregoni ha compiuto scelte molto coraggiose per far diventare realtà il sogno di diventare una brava pasticcera. Nata in Germania da padre sardo e madre tedesca, ha vissuto i primi anni della sua
Nonostante la giovane età, la 24enne Giulia Aregoni ha compiuto scelte molto coraggiose per far diventare realtà il sogno di diventare una brava pasticcera. Nata in Germania da padre sardo e madre tedesca, ha vissuto i primi anni della sua vita a Monaco di Baviera, per poi trasferirsi con i genitori in Sardegna.
Giulia ha frequentato l’istituto tecnico commerciale a Tortolì con profitto ma dopo il diploma la sua innata passione per i dolci l’ha portata a cercare un corso che le permettesse di imparare i segreti della pasticceria. Si è guardata intorno, trovando però solo corsi brevi e dai costi proibitivi. La risposta alle sue domande è arrivata da Oltralpe, nel paese che l’ha vista bambina, la Germania. Così, con tanta voglia di imparare, è tornata a Monaco e si è nuovamente iscritta a scuola.
In Germania, dai 15 anni, si può frequentare un corso duale scuola-lavoro chiamato “Ausbildung “, della durata di tre anni. Esiste per ogni tipo di mestiere, si lavora in un azienda e si va a scuola. L’ azienda che ti assume paga gli apprendisti dai 400 ai 1000 euro al mese, in base alla mansione che si decide di svolgere. Alla fine dei tre anni, la scuola fa sostenere agli studenti un esame finale. Se si è ritenuti idonei, lo stato rilascia un attestato.
«È stata un’esperienza stupenda e non mi è pesato assolutamente studiare e lavorare al contempo» racconta la giovane pasticcera italo-tedesco «A Monaco lavoravo per cinque giorni in una pasticceria e un giorno alla settimana andavo a scuola, dove i professori ci insegnavano la teoria per poi permetterci di fare ulteriore pratica nei laboratori».
«Se ci fosse in Italia la possibilità di formarsi in questo modo, probabilmente non ci sarebbe così tanta disoccupazione giovanile e questo mi dispiace tanto» conclude Giulia «L’unica regione italiana ad applicare questo sistema duale è il Trentino Alto Adige. Sono partita con l’intento di tornare in Sardegna e spendere qui le abilità acquisite in questi anni di studio in Germania».
Dopo anni di pratica e teoria, Giulia è tornata in Ogliastra, dove, armata di fruste, stampi da forno e grande determinazione, ha trovato impiego in una nota pasticceria arbataxina. «Sono felice di essere tornata in Ogliastra e di poter svolgere ad Arbatax il lavoro che amo. Il mio obiettivo è quello di migliorare sempre e di apprendere tecniche sempre nuove. Quello della pasticceria è un mondo in costante evoluzione ed io non vedo l’ora di padroneggiare le nuove tecniche e le nuove tendenze, specialmente nell’ambito della decorazione».

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Ogliastrini nel mondo: Francesca Rubiu e Salvatore Mighela da Villagrande a Monaco di Baviera

È sempre difficile lasciare il proprio porto sicuro, la propria zona di comfort, per salpare all’avventura.
È arduo, sì, e necessita di una buona dose di coraggio, di tenacia, di forza mentale e, perché no, di ottimismo.
Francesca Rubiu, 28 anni, e Salvatore Mighela, 35 – giovane coppia di Villagrande Strisaili –hanno preso il treno delle occasioni diretto in Germania, carichi di trepidazione e timore – un timore buono, però, di quelli che fanno increspare le labbra in un sorriso ma anche tremare un po’ per la paura dell’ignoto.
Francesca ha studiato all’Università di Cagliari e recentemente è diventata Architetto a tutti gli effetti.
Salvatore è diplomato alle Magistrali e negli anni, complice una grande voglia di sperimentare e di mettersi in gioco, è stato persino saldatore e metalmeccanico; negli ultimi quattro anni ha gestito un bar all’interno del paese.
La scelta di partire arriva qualche mese fa. “L’idea ci balenava in testa da parecchio tempo. Io ho colto l’occasione per fare la mia prima esperienza fuori dalla Sardegna nel 2013 quando ho fatto l’Erasmus in Francia, cosa che io renderei obbligatoria per tutti gli studenti universitari. Oltre al suo ruolo a livello accademico, mi ha fatto crescere davvero tanto dal punto di vista personale.
Superare l’ansia di lasciare il nido sicuro, inserirsi in un contesto totalmente nuovo, avere a che fare con un’altra lingua e un nuovo sistema… sono tutte cose che mi hanno fatta maturare. Risultato? Nonostante i momenti di nostalgia, ci ho lasciato un pezzo di cuore e ho conosciuto persone davvero speciali. Una volta rientrata, ho finito gli studi, mi sono messa in regola con la mia professione e poi la disastrosa situazione lavorativa ha fatto il resto” racconta Francesca.
Salvatore aggiunge: “Anche per quanto riguarda me, non è la prima volta che faccio le valigie. Avevo già provato a cambiare aria in Inghilterra anni fa. Sono stato un paio di mesi a Manchester ma poi, per motivi familiari, sono rientrato a casa. Ho preso un’attività in gestione ma anch’io rimuginavo spesso sulla voglia di cambiare aria. E, visto che entrambi avevamo questo desiderio nel cassetto, ci siamo detti: non saremo giovani per sempre, ora o mai più!” Parla poi del devastante clima che attanaglia la Sardegna – e l’Italia intera, ahimè – defraudando i giovani dei sogni, delle prospettive; di fatto, mancano varchi occupazionali che possano renderli indipendenti, soddisfatti. “Noi non cerchiamo di fare la fortuna all’estero o metterci le radici.
Noi vogliamo semplicemente uscire dallo stato d’ ansia che aleggia ora in Sardegna riguardante l’alto tasso di disoccupazione e la scarsa spinta di crescita verso noi giovani.
Ormai non ci si chiede più: «Sei felice? Sei in salute? Hai la persona giusta al tuo fianco?» Ma piuttosto: «Hai un lavoro?» Il lavoro è importante sicuramente, ma non può essere la ragione di vita. Noi abbiamo voglia di metterci in gioco, conoscere noi stessi, sperimentare, crescere professionalmente, vedere ripagati i nostri sforzi… e purtroppo l’Italia non offre abbastanza.”
Probabilmente, lo scoglio maggiore arriva quando vengono disfatte le valigie e si inizia a pensare davvero al grosso salto fatto. I primi giorni sono quelli più nostalgici, più tristi, più incerti.
“Eravamo sicuramente euforici ma, senza alcun dubbio, con il cuore a pezzi. Nonostante non siamo entrambi dei così detti mammoni, per entrambi la famiglia viene al primo posto su tutto… e allontanarcene non è stato per niente facile.”
Un’altra immensa difficoltà è la lingua. Familiarizzare con un idioma che non si conosce, in terra straniera per giunta, non è semplice come si potrebbe pensare. “Sapevamo che la lingua sarebbe stato uno scoglio, ma appena arrivati abbiamo scoperto che è un vero e proprio iceberg! Io me la cavo con l’inglese, ma non basta, qui ci pretendono il tedesco. A meno che non lavori per connazionali o per grosse aziende internazionali.”
Puntavano alla Svizzera, raccontano, però, un po’ per caso e un po’ per il problema lingua, sono finiti a Monaco di Baviera. Grazie ad alcuni amici, si sono innamorati della città.
Certo, la Sardegna manca – “Ci manca tutto della Sardegna, a partire dalla nostra famiglia, i nostri amici, il cibo, l’aria, le spiagge, i boschi… tutto! Per ora abbiamo rimediato con le videochiamate e una valigia piena di prosciutto e
pistoccu!” –, però si stanno ambientando abbastanza in fretta: “Ci piace passeggiare per il centro storico, mangiare un panino con dentro l’ottima carne locale in uno degli enormi parchi verdi che qui non mancano, bere una buonissima birra in compagnia di nuovi amici…”
“La gente qui è molto cordiale e rispettosa, la notte puoi girare e prendere i mezzi pubblici in totale sicurezza.” Certo, aggiungono, i tedeschi non vengono certo vantati per la loro espansività. Però si incontrano persone da tutto il mondo quindi: “Non è difficile fare conoscenza”.
Altro problema: trovare casa. “L’unica pecca di questa città è la scarsità di alloggi. Monaco negli ultimi anni ha avuto un’espansione tale da non essere in grado di garantire una sistemazione a tutte le persone che ci vorrebbero vivere. Il
lavoro non manca, ma trovare casa senza spendere un capitale è come fare un terno al lotto.”
Quando chiedo loro un bilancio ad oggi, Francesca risponde: “Nonostante la nostalgia e gli inconvenienti iniziali, oggi possiamo dire di non poterci lamentare. Abbiamo trovato lavoro in un rinomato ristorante del centro, dove ci troviamo molto bene. Io mi occupo dell’impiattamento dei dolci e Salvatore cucina alla griglia. Piano piano ci stiamo ambientando e ci dedichiamo allo studio dellalingua. Io non ho di certo messo da parte la mia professione, anzi! Monaco è molto stimolante, e dedico tutto il tempo libero alle mie passioni. Ma senza una buona conoscenza della lingua è difficile inserirsi, e per ora avere un lavoro che ci immerga tra i tedeschi è una grande vantaggio. Un passo alla volta!”
Ogni giorno moltissimi ragazzi sardi mettono i propri sogni e i propri risparmi in valigie e borse per tentare l’avventura. È giusto che chi è partito prima racconti le cose positive, ovviamente, tuttavia “c’è da raccontare anche il retro della medaglia.
Partire così all’avventura vuol dire avere un po’ di risparmi da parte, vuol dire avere a che fare con le istituzioni locali e con le loro leggi, vuol dire non trovare un lavoro appena arrivati; inoltre il desiderio di sistemarsi può portare a cascare tra le mani di persone sbagliate. Ci sono tante cose da considerare e non sottovalutare. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere degli ottimi amici che ci hanno aiutato tanto a inserirci, altrimenti non sappiamo se sarebbe stato lo stesso!”
Mai arrendersi, però: “A chi come noi è curioso di vivere esperienze nuove consigliamo di armarsi di molta, ma molta, determinazione . Spesso la realtà non è come la si immagina, ma se vuoi te la crei tu. Incontrare intoppi è normale e superarli non è impossibile.”
Concludono con un invito: “Siamo entusiasti della nostra decisione, e se qualcuno ha in mente di trasferirsi qui a Monaco può sicuramente contattarci!”
(Articolo di Federica Cabras)

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