A Iglesias, nel laboratorio artistico dove nascono le statuette dei Germani e dei Baballottis
C’è un piccolo laboratorio artistico nel cuore di Iglesias, a pochi passi dalla Cattedrale di Santa Chiara. Uno spazio dove la lavorazione della ceramica incontra l’antica tradizione cittadina dei riti della Settimana santa. È qui che prendono forma, per mano
C’è un piccolo laboratorio artistico nel cuore di Iglesias, a pochi passi dalla Cattedrale di Santa Chiara. Uno spazio dove la lavorazione della ceramica incontra l’antica tradizione cittadina dei riti della Settimana santa. È qui che prendono forma, per mano delle due artiste Silvana Curti e Ninetta Rizzo, le statuette dei Germani, i confratelli dell’Arciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte di Iglesias, e dei Baballottis, protagonisti dei riti pasquali cittadini. Piccole riproduzioni dettagliate di due figure che per il loro particolare aspetto affascinano sempre, soprattutto chi non ne conosce ancora il significato.
«Capita spesso – racconta Silvana Curti – che i turisti che visitano il nostro laboratorio siano incuriositi dalle statuette e pensino siano fantasmi o figure simili». Alcuni, invece, soprattutto i turisti spagnoli li riconoscono per via delle analogie con le figure della tradizione pasquale di alcune città iberiche.
Le prime statuette ad essere state create dalle artiste in ordine di tempo sono quelle dei Germani. Una produzione avviata nel lontano 2003, quando Silvana Curti e altre socie aprono il laboratorio e, proprio il giovedì santo di quello stesso anno, iniziano a vendere le statuette dei Germani. La loro forma e aspetto sono inconfondibili: bianchi, con abito lungo e gonna ampia, cappuccio e visiera larghi, in mano tengono delle fiaccole; dal bianco dell’abito emergono i fiocchetti neri delle maniche e i guanti neri. I Germani sono i confratelli che presiedono alle fasi rituali e seguono la processione accompagnando in particolare la Madonna Addolorata, loro protettrice. Meno numerosa è la produzione dei Baballottis che indossano sempre l’abito bianco lungo, una corda e un rosario legati in vita, cappuccio e visiera più aderenti rispetto a quelli dei Germani. Con i guanti bianchi i Baballottis tengono in mano “sa varitta”, il bastone in legno nero, oppure il tamburo; quest’ultimo strumento, però, viene portato e suonato solo dal Baballottis che apre la processione.
Per la realizzazione di questi manufatti, sono necessari quindici giorni fra essicazione, cottura e raffreddamento. «Tutte le statuette sono realizzate in argilla bianca – spiega Silvana Curti – e vengono messe ad asciugare una settimana prima della cottura». Vengono cotte una prima volta a 990 gradi, stanno in forno 36 ore, 12 di cottura e il resto di abbassamento lento della temperatura, e diventano biscotto; poi vengono immerse nello smalto bianco e il giorno successivo di nuovo infornate a 950 gradi per altri tre giorni.
Un’attività artistica che racconta la città e le sue tradizioni, quindi, e che riesce a farle conoscere anche in periodi dell’anno diversi da quelli nei quali si svolgono questi riti. «I clienti acquistano le statuette tutto l’anno – racconta Silvana Curti -, ci sono persone in Italia che conoscono la tradizione delle nostre processioni – prosegue – e ci chiedono di spedire loro le statuette; altri in Sardegna le acquistano perché le collezionano».
Le statuine dei Germani e dei Baballottis sono il fiore all’occhiello della produzione. Ma dai loro forni non escono solo questi due personaggi. Sono tanti, infatti, gli oggetti che le due artiste realizzano nell’atelier. Dai servizi di piatti decorati con i motivi e le piante della tradizione sarda, agli oggetti legati in particolare alla Pasqua, come le uova decorate, simbolo di buon auspicio.
Emerge sin da subito lo stretto legame fra le attività delle ceramiste e la tradizione di Iglesias e della Sardegna, un legame che si consolida nel tempo anche grazie a diverse collaborazioni in progetti di promozione della cultura locale. Recente è infatti la loro partecipazione a “Sulcis Lab”, un progetto promosso dal Rotary Club e dallo IED (Istituto Europeo di Design) di Cagliari e che ha coinvolto diversi studenti dell’Istituto e alcuni artigiani del Sulcis nell’ideazione e creazione di oggetti con un design che rivisitasse proprio i motivi della tradizione artistica sarda.
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