Nel panorama della televisione italiana, il 1990 segna una tappa fondamentale grazie a un’idea visionaria di Pippo Baudo: “Gran Premio”, il primo reality show della storia televisiva italiana. Questo progetto innovativo non solo ha anticipato il concetto di reality che avrebbe poi dominato il piccolo schermo negli anni successivi, ma ha anche rappresentato un vero e proprio esperimento culturale e sociale. Vi presero parte anche i Tazenda.
“Gran Premio” era un gioco a squadre che coinvolgeva l’intero Paese, con ogni regione italiana rappresentata da una propria squadra. Il format univa competizione, spettacolo e valorizzazione delle tradizioni locali, offrendo una vetrina unica per esprimere ogni forma d’arte. Comici, musicisti, stilisti, giocolieri, attori, cantanti lirici e pop-rock si sfidavano per conquistare il titolo, regalando al pubblico momenti di grande intrattenimento e talento.
A trionfare in quella prima edizione fu la squadra della Sardegna, nota come “Squadra del Corallo”, che con la sua performance riuscì a conquistare il cuore degli spettatori e della giuria. La vittoria della Sardegna sottolineò l’importanza di dare spazio alle diverse identità culturali del paese, dimostrando quanto la diversità fosse una ricchezza da celebrare.
“Gran Premio” è stato molto più di un semplice programma televisivo: è stato un progetto che ha saputo unire l’Italia attraverso l’arte e la competizione, creando un senso di appartenenza e orgoglio per le tradizioni regionali. Pippo Baudo, con la sua capacità di anticipare i tempi e di leggere i gusti del pubblico, ha dato vita a un format che ha aperto la strada a nuove forme di intrattenimento.