Studio dell’università di Vienna conferma: il frequente ricorso al parto cesareo lascia tracce sull’evoluzione

Il sempre più frequente ricorso al parto cesareo starebbe incoraggiando la nascita di bambini più grandi e forti, che altrimenti non passerebbero dal canale materno. Una tendenza che, secondo alcuni biologi dell’Università di Vienna, starebbe lasciando una traccia sull’evoluzione della nostra specie Lo studio
Il sempre più frequente ricorso al parto cesareo starebbe incoraggiando la nascita di bambini più grandi e forti, che altrimenti non passerebbero dal canale materno. Una tendenza che, secondo alcuni biologi dell’Università di Vienna, starebbe lasciando una traccia sull’evoluzione della nostra specie
Lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato che i casi di neonati troppo grossi per passare attraverso il canale del parto materno sono passati da 30 su 1000 negli anni ’60, a 36 su 1000 ai giorni nostri: un incremento del 10-20% nell’arco di pochi decenni.
Un tempo, spiegano i ricercatori, la nascita di bambini più grossi della media avrebbe causato complicazioni anche gravi per la madre e per il nascituro. Per questo, i geni responsabili delle grosse dimensioni alla nascita non si sarebbero pertanto trasmessi alle generazioni successive.
Oggi, fortunatamente, non è più così: la disponibilità di procedure chirurgiche permette di far venire alla luce neonati che non potrebbero essere partoriti in modo naturale.
Dal punto di vista evolutivo, esiste però una contraddizione: mentre i neonati sono spesso più grandi e forti, non si assiste a una evoluzione nelle dimensioni delle pelvi femminili.
Eppure non si osserva una forza selettiva in direzione di neonati più piccoli. Secondo gli scienziati, una delle ragioni potrebbe proprio essere il ruolo del cesareo, che consente la nascita di bambini di dimensioni maggiori. «Il nostro intento – chiarisce Mitteroecker – non è criticare la procedura chirurgica, ma evidenziarne il ruolo sull’evoluzione».

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EXPO 2025 Osaka: la Sardegna raccontata attraverso l’arte di Maria Lai

L’evento è un viaggio nell’opera e nella filosofia di Maria Lai (1919–2013), una delle artiste più originali del XX secolo, che ha sviluppato un linguaggio espressivo profondamente personale, eppure capace di parlare a tutti.
La poesia di Maria Lai varca i confini dell’isola e si prepara a conquistare il cuore del Giappone. La Stazione dell’Arte di Ulassai sarà infatti protagonista a EXPO 2025 Osaka, un appuntamento di rilievo mondiale che vedrà la Sardegna rappresentata attraverso una delle sue figure artistiche più amate e universali.
Il 27 giugno 2025, al Padiglione Italia – Regione Sardegna, si terrà l’evento “Maria Lai. Un filo sulla mappa del mondo”, organizzato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna, con l’intervento dello storico dell’arte Marco Peri, che avrà il compito di raccontare al pubblico internazionale la vita, l’opera e il pensiero della grande artista sarda.
«È un’occasione straordinaria per portare la voce della Sardegna oltre i confini del Mediterraneo», sottolineano dalla Stazione dell’Arte. «Un’opportunità per condividere la nostra esperienza di museo profondamente radicato nel territorio, ma capace di dialogare con il mondo. Maria Lai ci ha insegnato che l’arte può unire paesi, persone e culture come un filo invisibile che cuce insieme differenze e sogni».
La partecipazione all’EXPO rappresenta un importante riconoscimento per la Stazione dell’Arte, che da anni lavora per valorizzare il legame tra arte, paesaggio e comunità in un contesto unico come quello di Ulassai. L’appuntamento giapponese sarà l’occasione per raccontare come l’eredità culturale di Maria Lai continui a ispirare percorsi artistici innovativi e a far riflettere su temi universali come la memoria, l’identità, la relazione tra uomo e natura. Maria Lai, ancora una volta, ci invita a seguirla in un viaggio dove l’arte è un filo che cuce il mondo.

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