All’Arbatax Park Resort è tutto pronto: solo quattro giorni di attesa e le gambe frementi degli atleti iscritti al secondo trofeo Arbatax Park di Corsa potranno dare libero sfogo all’interno della splendida oasi naturalistica arbataxina.

Gambe e cuore si muoveranno all’unisono all’Arbatax Park Resort. Colonna sonora dell’evento? Il silenzio del resort, i versi degli animali che ci vivono, la brezza tra gli alberi, il suono dell’acqua, ma soprattutto il ritmo delle scarpette e il respiro degli atleti di tutte le età che il 25 settembre alle 9 si troveranno ai  cancelli del Resort per partecipare a uno tra gli eventi sportivi ogliastrini più apprezzati dagli amanti dell’atletica leggera.

Il percorso si snoderà su circa 9.9 Km da effettuarsi su 2 giri di 4.98 km all’interno della penisola del Capo Bellavista: numerose salite e discese per un percorso tanto intenso, quanto affascinante  in una location da togliere il fiato.

I corridori attraverseranno il Parco Naturalistico Bellavista, habitat di una vasta varietà di animali, caratterizzato da splendide scogliere a picco sul mare e scorci dal fascino impareggiabile.

La partenza è prevista presso il Centro Benessere & SPA Bellavista. Dal punto di incontro gli atleti correranno in direzione dell’area Telis: una strada veloce, grazie a una discesa di circa 500 metri che conduce alla zona piscine del Mini Club dell’Area Telis.

Superata l’area piscine, un altro sospiro di sollievo: per oltre un chilometro, gli atleti saranno impegnati in una discesa molto veloce che li porterà ad attraversare le aree centrali degli Hotel Telis, Dune e Cottage.

Ma è proprio quando sembra che il peggio sia passato che arriva la salita: i corridori se la dovranno vedere con circa 900 metri alla massima intensità che rappresentano il lasciapassare alla zona dell’ingresso centrale. Ed ecco ancora un tratto su strada larga in salita che termina dopo 250 metri con una leggera discesa fino all’inizio della salita su fondo ciottolato di circa 300 metri all’interno dell’ Hotel Borgo Cala Moresca.

Fuori dall’hotel, la difficoltà per i corridori sarà non cedere alla tentazione di fermarsi davanti al panorama mozzafiato che caratterizza l’area. L’imperativo sarà correre, spediti, verso lo sprint finale. Un sollievo per i piedi, uno spettacolo per gli occhi che intravedono,  a circa un km e mezzo di distanza la collinetta che segna il fischio finale: attraverso una stradina che scollinerà sotto il Faro Bellavista, infatti,  gli atleti si ritufferanno nella zona del Centro Benessere & SPA Bellavista.

Il conto alla rovescia è partito dunque, non resta che dare le ultime raccomandazioni agli aspiranti corridori: scarpette, abbigliamento comodo e una buona dose di energie per affrontare un evento  rinvigorente per corpo, mente e cuore. 10 chilometri in una cornice che ricorda il paradiso, una scorta di bellezza ed energia, pace e natura.

In pochi sanno che l’introduzione in Italia del cemento armato la si deve a un vero e proprio “self-made man” sardo, un uomo che partito dal nulla divenne uno dei più influenti ingegneri italiani a cavallo tra la fine dell”800 e gli inizi del ‘900.

Giovanni Antonio Porcheddu, nacque a Ittiri, in provincia di Sassari, nel 1860. Rimase presto orfano di entrambi i genitori e dopo essere stato cresciuto dai parenti stretti riuscì a concludere un brillante percorso di studi mantenendosi facendo il muratore.

Dopo la laurea al Politecnico di Torino, ottenuta a 30 anni, e una seconda e una terza, conseguite sempre nella prestigiosa università piemontese, Porcheddu nel 1892 rimase affascinato dal brevetto del cemento armato dell’ingegnere francese François Hennebique e ne ottenne subito la licenza, in esclusiva, per l’intero territorio italiano.

La mossa di Porcheddu fu a dir poco azzeccata e le applicazioni del brevetto a dir poco sensazionali: lo studio Porcheddu lavorò alla realizzazione dei silos del porto di Genova, alla ristrutturazione del campanile di San Marco a Venezia, lo “Stadium” di Torino, e soprattutto lo stabilimento “Lingotto” della Fiat.

Nel 1911, durante l’inaugurazione del ponte Risorgimento a Roma, per smentire i dubbi dei presenti sullas tabilità dell’opera, assistette alla rimozione dell’impalcatura lignea a bordo di una barca ormeggiata sotto il ponte.