Sono partiti i lavori per la realizzazione della seconda rotatoria di via Generale Toxiri, incrocio via Santa Chiara. L’intervento finanziato con i fondi Pia per l’importo di 600mila euro è parte di un progetto più ampio di riqualificazione degli ingressi alla Città.

L’opera avrà le stesse caratteristiche della rotatoria precedente sita in via Generale Toxiri (incrocio via Grazia Deledda,) con la pavimentazione in sampietrini. E’ prevista la realizzazione del nuovo marciapiede, una pista ciclabile, l’implementazione dell’arredo urbano con panchine nel tratto compreso fra via Santa Chiara e via Montanaru (direzione Girasole) e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Anche per quest’opera sono previsti i lavori di rinnovo dei tratti delle condotte fognarie, dell’illuminazione pubblica stradale, il rifacimento del manto stradale e l’adeguamento della segnaletica.

Per consentire i lavori nel breve tempo e ridurre al minino i disagi, si  è resa necessaria l’interdizione al traffico veicolare, pertanto si invitano i cittadini ad utilizzare i percorsi alternativi segnalati dalla Polizia Municipale. Saranno presenti in loco due bretelle laterali al cantiere che saranno transitabili per l’accesso ai pedoni, e verrà deviato il traffico dei mezzi pesanti.

“La II rotatoria di via Generale Toxiri oltre che regolamentare il flusso del traffico in entrata e uscita dal paese, avrà la funzione di rendere più agevoli le manovre dei mezzi di trasporto pubblico che andranno a insediarsi nella Stazione Intermodale” spiega l’assessore ai LLPP Fausto Mascia.

Un’opera importante, questa, poiché oltre a dare nuovo assetto alla strada, una delle principali di ingresso alla città, si porta avanti una riqualificazione in ambito urbano di una zona considerata fino ad oggi periferica, che invece si riappropria della sua centralità con l’apertura della stazione intermodale, dove i lavori sono ormai terminati. Resta da completare l’attraversamento pedonale che da via Stazione conduce a vico Nuoro, e si ricollega al Corso Umberto.

I lavori per la realizzazione della rotatoria avranno la durata, presumibilmente, di quaranta giorni.

Stiamo parlando della mandorla “Schina de Porcu”, una varietà dolce tipicamente sarda, celebre soprattutto per dare vita ai dolci tradizionali dell’isola. Gli alberi che la producono hanno rami giovani di uno o due anni, come se custodissero in ogni germoglio l’energia della nuova stagione.

Nel guscio, le mandorle misurano in media 28 mm di lunghezza, 25 mm di larghezza e 16 mm di spessore, con un peso di circa 4 grammi ciascuna. I semi, piccoli e a forma di cuore, sono lunghi 21 mm, larghi 14 mm e spessi 6 mm, e 100 semi pesano circa 100 grammi.

Queste mandorle si gustano in mille modi: crude, tostate o direttamente, ma il loro vero talento emerge nei dolci sardi. Dal torrone agli amaretti, dai gueffus ai candelaus, la “Schina de Porcu” diventa spesso l’ingrediente principale, conferendo aroma e dolcezza uniche. Rispetto ad altre varietà, le mandorle sarde contengono meno acqua e più olio: i loro semi custodiscono tra il 38% e il 58% di preziosi olii, pronti a esaltare ogni ricetta.

Il mandorlo in Sardegna ha radici antiche, come si racconta bene nel sito di Laore: un tempo, era un pilastro dell’economia agricola, con coltivazioni specializzate già nei primi del ‘900, soprattutto nel retroterra di Cagliari e nell’agro di Sanluri. Ai primi del XX secolo, il mandorlo dominava i frutteti dell’isola: 6.000 ettari di coltura specializzata e 5.000 di coltura mista. Dopo gli anni ’50, la coltivazione ha conosciuto un lento declino, fino ai circa 2.500 ettari specializzati e 7.000 di coltura mista odierni.

Oggi la mandorla “Schina de Porcu” è anche Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT): la sua lavorazione, conservazione e stagionatura seguono regole tramandate da almeno venticinque anni, unendo sapienza artigiana e gusto autentico, simbolo di un territorio e della sua storia.