Il tortoliese Maurizio Pittau, fondatore di Radio Dublino nominato “Language Ambassador of the Year 2015”

Nei primi anni Duemila, mentre a Olbia si scavava per realizzare un tunnel stradale, nessuno avrebbe immaginato che sotto i piedi degli operai si celasse un tesoro dimenticato da secoli. Gli archeologi, chiamati a intervenire durante i lavori, si trovarono di fronte a una scoperta sensazionale: ben 24 relitti di navi romane e medievali, nascosti nel sottosuolo come in una capsula del tempo.
Le imbarcazioni romane furono datate tra il I e il V secolo d.C., e una in particolare fece subito scalpore: una nave risalente all’epoca di Nerone, ancora nel punto esatto dove sorgeva un antico cantiere navale. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato.
Ma il vero colpo di scena arrivò con un reperto che lasciò tutti a bocca aperta. Durante l’esplorazione di questa “flotta fantasma”, venne alla luce qualcosa che gli archeologi non avevano mai visto prima: scoprite quale. Si trattava dei frammenti di un timone romano, un oggetto così raro da essere definito “unico al mondo”. Un pezzo straordinario, capace di raccontare storie di rotte dimenticate e marinai antichi.
Come scrive Antonello Caocci nel suo libro La Sardegna (edito da Mursia), quella flotta potrebbe essere stata sorpresa in porto dai Vandali, che durante le loro incursioni devastarono le coste dell’isola, Olbia compresa. Una scena che sembra uscita da un romanzo d’avventura, ma che invece è accaduta davvero, sotto le strade della città moderna.