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Lo sapevate? Perché Gairo Vecchio è un paese fantasma?
Nascosto tra le montagne dell’Ogliastra, Gairo Vecchio è un luogo dal fascino inquietante, un borgo abbandonato che ogni anno attira migliaia di visitatori curiosi di esplorarne le strade deserte, i ruderi in bilico sul tempo, le case ormai sventrate che raccontano di un passato drammatico e affascinante. Qui, tra vicoli acciottolati e antiche facciate di granito e scisto, il tempo sembra essersi fermato, mentre la natura si riprende lentamente ciò che le appartiene. Eppure, un tempo, queste strade erano piene di vita, le case risuonavano delle voci delle famiglie, i balconi in ferro battuto affacciati sulla vallata erano ornati di piante e panni stesi al sole. Poi, nel 1951, tutto cambiò.
Gairo deve il suo nome alla fragilità del terreno su cui sorge: in sardo, infatti, “terra che scorre” è un’espressione che ben descrive la sua sorte. Da sempre soggetto a smottamenti, il borgo ha dovuto affrontare secoli di frane, ma la situazione precipitò a metà ottobre del 1951, quando un’alluvione senza precedenti colpì la Sardegna. Per giorni, la pioggia batté incessante, trasformando le strade in fiumi impetuosi e il suolo in una coltre instabile che cedeva di continuo sotto il peso degli edifici. A Gairo e Osini, il fango travolse case e botteghe, crepando i muri, spezzando le fondamenta, sgretolando ogni certezza. Il rischio divenne insostenibile e fu chiaro che rimanere significava mettere in pericolo la propria vita. Così iniziò l’inevitabile esodo.
Gli abitanti lasciarono Gairo Vecchio a malincuore, costretti a ricostruire le loro vite altrove. Alcuni si spostarono più a monte, fondando Gairo Sant’Elena, mentre altri scelsero la costa, dando vita al nuovo insediamento di Cardedu nel 1965. Nel frattempo, la frazione di Taquisara, già esistente dal 1928, continuò la sua crescita. Osini Vecchio seguì la stessa sorte, abbandonato e rimpiazzato da un nuovo centro più sicuro.
Oggi, Gairo Vecchio rimane un suggestivo esempio di paese fantasma, un frammento di storia sospeso tra passato e presente. Gli edifici, sebbene in rovina, conservano ancora tracce di ciò che erano: caminetti anneriti, pareti intonacate d’azzurro, scale che portano a stanze ormai aperte sul cielo, dove solo il vento si insinua. Qua e là, piccoli orti ancora curati e qualche vecchia casa adibita a stalla o cantina suggeriscono che, nonostante tutto, un legame con il passato persiste.
Camminare tra le macerie di Gairo Vecchio significa fare un viaggio nella memoria, ascoltare il silenzio di un borgo che un tempo pullulava di vita e che oggi affascina per la sua bellezza decadente. Il tempo e la natura hanno trasformato ciò che era un dramma in un luogo di grande suggestione, dove il passato sembra ancora sospeso tra le mura in rovina.