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A 1.197 metri di altitudine, immerso nel cuore selvaggio del massiccio del Gennargentu, si trova uno dei siti nuragici più alti della Sardegna: il villaggio di Ruinas, oggi incluso nel territorio comunale di Arzana. La sua scoperta si deve all’archeologo Orazio Ferreli, che nel 1950 lo individuò e lo studiò per la sua tesi di laurea.
L’antico villaggio si sviluppava attorno a un imponente nuraghe centrale, da cui prende il nome l’intero sito. Attorno ad esso si contavano oltre duecento capanne a pianta circolare, delle quali restano visibili oggi solo le basi in pietra. Nonostante il tempo e le intemperie abbiano cancellato gran parte delle strutture originarie, il sito conserva un fascino arcaico e misterioso, testimone di un insediamento che si ritiene sia stato abitato fino all’epoca medievale.
Ruinas pH Marco Deriu
Secondo la tradizione orale, Ruinas fu abbandonato attorno al 1300, quando una terribile epidemia colpì la popolazione, decimandola. I pochi sopravvissuti trovarono accoglienza ad Arzana, dove si stabilirono nella zona più alta del paese, conosciuta come Preda ‘e Maore. Fu così che Arzana acquisì i territori di Ruinas, assorbendone la storia e le radici.
I resti archeologici lasciano intuire che Ruinas fosse un centro ben organizzato, dotato di pozzi e fonti d’acqua naturali: ancora oggi, da diversi punti del terreno, l’acqua sgorga limpida, come se il villaggio volesse continuare a farsi sentire.
La leggenda ( e sottolineiamo: leggenda!) restituisce l’immagine di una comunità unica: gli abitanti di Ruinas, si dice, avevano carnagione chiara, occhi azzurri, capelli biondi o ramati e un temperamento fiero, quasi indomabile. Dopo essersi stanziati ad Arzana, molti di loro si dispersero nei paesi limitrofi, mantenendo viva la loro vocazione alla pastorizia, che fu il fulcro economico del villaggio nuragico.
Alcuni cognomi sardi, ancora oggi presenti nell’isola, si fanno risalire a quella piccola comunità del Gennargentu, che ha lasciato un’impronta duratura nella storia e nella memoria collettiva.
Ruinas pH Marco Deriu
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