Serie A. Il Cagliari all’esame del Luigi Ferraris.

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Davanti alla costa di Lotzorai e Santa Maria Navarrese si staglia l’Isolotto d’Ogliastra, che da secoli veglia sul mare e sulle comunità costiere. Oggi è meta ambita da diportisti e amanti della natura, ma per gli ogliastrini rappresenta soprattutto un luogo carico di memoria e tradizione, celebrato ogni anno con la suggestiva processione di Santa Maria.
Questo luogo non è mai stato soltanto un punto nel paesaggio: fin dai tempi più antichi è stato rifugio per pescatori e naviganti sorpresi dalle tempeste, come dimostrano i reperti che risalgono all’epoca fenicio-punica.
Alla metà dell’Ottocento, l’Isolotto entrò persino nei piani del Governo italiano. Nel 1863 fu avviato un progetto che prevedeva la costruzione di un porto commerciale, finanziato dal Ministero dei Lavori Pubblici. L’idea era tanto ardita quanto affascinante: unire i due isolotti maggiori con una scogliera artificiale, utilizzando il granito locale, e completare l’opera con due moli di attracco.
Ma il mare, con la sua forza inesorabile, rese tutto impossibile. Le mareggiate invernali distruggevano in pochi giorni i progressi di settimane di lavoro. Così, quando si decise di investire sulla realizzazione del porto di Arbatax, il sogno di trasformare l’Isolotto in un approdo commerciale svanì definitivamente.
La breve stagione del cantiere lasciò però dietro di sé storie e testimonianze. Si racconta che un operaio, durante i lavori, abbia rinvenuto nascosto tra le rocce un tesoro di circa 600 zecchini d’oro. Una leggenda che ancora oggi arricchisce il fascino dell’isola.
Più concreta, invece, è la piccola costruzione in muratura che resiste sull’isolotto maggiore. Secondo un rapporto del Genio Civile del 1866, era uno dei due casotti destinati agli assistenti del cantiere: l’altro sorgeva ad Arbatax.