Momenti di leggerezza, ascolto attento e gratitudine ieri, alla Casa Circondariale di Lanusei: lo spettacolo di burattini “Chi la fa l’aspetti”, nato in seno al progetto triennale ‘Apriamo le porte al teatro, alla musica e alla lettura’, ha unito la celebre commedia deleddiana a momenti di canto e di riflessione.
A lavorarci su per mesi, con l’aiuto dei docenti del CPIA Franca Loddo, Mario Lombardo e Lucia Pinna, la compagnia teatrale Istrioni d’Ozzastra (nome che unisce la nostra Ogliastra al Mago di Oz): i detenuti/alunni hanno avuto modo di esprimere appieno la propria creatività, strappando un sorriso ai presenti e riuscendo a portare in scena uno spettacolo con i fiocchi. Collaborando, divertendosi anch’essi e trasferendo tante emozioni a chi ha avuto l’onore di ascoltare. Ah, riuscendo anche a far passare un altro messaggio: quello dell’importanza del credere in se stessi, valorizzando le proprie abilità anche tramite le amicizie… proprio come il Mago di Oz, da cui il nome della compagnia prende spunto, insegna.
«Sono loro delle risorse, per noi» spiega Loddo, docente di riferimento del CPIA insieme a Lombardo. «C’è stato uno scambio incredibilmente proficuo fra quello che hanno costruito loro e quello che abbiamo fatto noi. Tutto questo è speciale.»
Sì, perché Dio solo sa quanto bisogno c’è di rendere i luoghi di detenzione anche culla di creatività e speranza, recitazione e canto compresi, anche perché tutto dovrebbe passare attraverso la rieducazione sociale.
I ragazzi, guidati dai docenti, hanno portato in scena le avventure di Mimmo e Momo, due ragazzini che avrebbero tanto voluto scappare in America. Ma hanno anche cantato alcune delle canzoni più conosciute e belle del panorama musicale italiano.
«È nella magia del teatro di burattini che oggi vi presentiamo il momento conclusivo di un lungo cammino laboratoriale portato avanti con passione, creatività e impegno, ma anche spensieratezza, dai nostri corsiti e docenti del CPIA» ha detto la Loddo prima della partenza della commedia. «Crediamo che ogni evento culturale nei luoghi di reclusione possa essere occasione di confronto e crescita, non solo culturale, ma personale! Momenti di riflessione e impegno, in cui hanno scoperto capacità espressive che forse non sapevano di possedere.»
E non si può che essere d’accordo: del resto, il riscoprire le proprie attitudini, i propri talenti e i propri sogni ha sempre un potere enorme sulle persone.