Incastonato su una collina che domina il paesaggio fino al golfo di Cagliari, Cuccuru Nuraxi è molto più di un semplice sito archeologico: è un luogo di silenziosa potenza, dove terra, acqua e cielo si incontrano nel segno del sacro.
Il nome della località rimanda alla presenza, un tempo, di un nuraghe complesso con il suo villaggio, oggi ridotti a pochi resti. Ma ciò che ancora resiste, maestoso e misterioso, è un pozzo sacro unico nel suo genere, costruito verso la fine dell’età del Bronzo. Non solo per la sua architettura raffinata, ma anche per le sorprendenti scelte ingegneristiche che lo rendono un caso eccezionale in tutta l’area mediterranea.
A renderlo straordinario è innanzitutto la sua posizione: a differenza della maggior parte dei pozzi nuragici, quello di Cuccuru Nuraxi non si trova vicino alla falda acquifera, ma molto più in alto, scavato direttamente nella collina. La sua canna cilindrica, perfettamente rivestita da filari di pietra, attraversa quasi l’intero rilievo per ben 22 metri di profondità. Dopo i primi 12 metri, il pozzo si restringe in un sifone naturale scavato nella roccia viva, che scende per altri 10 metri fino a toccare l’acqua nascosta nel cuore della terra.
L’accesso è altrettanto affascinante: si scendono 17 gradini stretti e ripidi, ma la scalinata non conduce direttamente al pozzo. Al contrario, immette in una camera sotterranea a tholos — una cupola in pietra a secco alta oltre 5 metri — che amplifica l’effetto scenico e spirituale dell’esperienza. Qui, nel pavimento, si apre l’imboccatura del pozzo vero e proprio, incorniciata da una ghiera monolitica perfettamente scolpita.
Il diametro della cavità misura in media 1,5 metri, ma si restringe a 1,02 con un profilo parabolico armonioso. Tutto è pensato per incantare, per creare un luogo dove il rituale si fondeva con l’ingegno, e l’acqua — sacra e invisibile — diventava ponte tra uomini e divinità.