Volontariato. L’esperienza di Alfredo a Lourdes
Anche quest’anno, centinaia di volontari ogliastrini sono partiti con il gruppo Unitalsi Sud Sardegna alla volta di Lourdes. Un’esperienza unica per chi vi partecipa, e che da tantissimi anni porta nella città mariana milioni di persone di ogni nazionalità. Un
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che quest’anno, centinaia di volontari ogliastrini sono partiti con il gruppo Unitalsi Sud Sardegna alla volta di Lourdes. Un’esperienza unica per chi vi partecipa, e che da tantissimi anni porta nella città mariana milioni di persone di ogni nazionalità. Un giovane tortoliese, Alfredo Ciampichetti, per il 20° anno consecutivo si è recato a Lourdes. Oggi ci racconta la sua esperienza di fede e solidarietà.
“Avevo quindici anni la prima volta che andai a Lourdes, – racconta Alfredo – mia madre voleva che tutta la nostra famiglia (io, mio padre e mia sorella), facesse questo viaggio insieme. A quei tempi non ero molto entusiasta. Era estate e sinceramente pensavo ad andare al mare, uscire con gli amici, e non passare le vacanze a lavorare. Il primo impatto è stato molto forte, un pugno allo stomaco. Non ero abituato a fare i conti con la malattia e la disabilità”.
L’emozione è viva nei suoi occhi mentre la memoria scorre. “Ricordo bene il viaggio in nave fino a Civitavecchia e poi le 24 ore in treno fino a Lourdes. Non ebbi nemmeno il tempo di ambientarmi. Zio Parroeddu e zio Pinucceddu, infatti, mi misero subito a lavoro. Ho iniziato come barelliere (colui che si occupa del trasporto degli ammalati): noi siamo le loro braccia e le loro gambe, li dobbiamo accudire. Fra il barelliere e l’ammalato si instaura subito un contatto intimo, vi è un enorme rispetto reciproco”.
Un viaggio lungo e pesante il pellegrinaggio che ogni anno centinaia di volontari come Alfredo compiono. “Ci vuole spirito di sacrificio, ma il bello è proprio questo: il viaggio. I malati non si lamentano mai per il caldo, per il freddo o per il cibo. Per molti di loro è l’unica occasione per uscire, alcuni non hanno neanche una famiglia. Quello che mi ha spinto a tornare a Lourdes per 20 anni è stata la comprensione del troppo che abbiamo. A 15 anni mi lamentavo perché non avevo i pantaloni giusti, la bicicletta giusta, o il telefono giusto, poi quando sono andato là, ho capito: mi sono reso conto di ciò che avevo, e non mi serviva più niente”.
Alfredo racconta l’emozione unica che si prova davanti alla grotta, il cuore del santuario dove si trova la Madonna: ognuno prega nella sua lingua, è un momento toccante. Tutte le persone sorridono e lo fanno per gentilezza, senza un secondo fine. “Un’esperienza che vale la pena di essere vissuta, l’unico viaggio che può arricchirti veramente e farti capire cosa sia la sofferenza. Ti obbliga a comprendere che non devi dare mai nulla per scontato”.
Ma per Alfredo questa non è l’unica esperienza di volontariato. “Mio padre mi ha insegnato che dopo la famiglia e il lavoro, il tempo libero lo si deve impiegare ad aiutare gli altri: ho preso alla lettera i suoi insegnamenti. Nel 2011 su suo consiglio, poichè servivano volontari (e ne servono sempre), sono entrato in qualità di soccorritore alla Croce Verde. Presto sarò autista: un altro piccolo modo per dare una mano al prossimo”.
Alfredo fa parte anche del comitato di San Lussorio, collabora con la parrocchia sant’Andrea e canta nel coro polifonico Bellavista: tanti modi per offrire il proprio contributo alla comunità e portare avanti le tradizioni cittadine. “Tutti questi impegni incidono molto sulla mia vita personale. Ho poco tempo per me stesso – spiega- ma ciò mi ripaga totalmente a livello interiore”.

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