Primo consiglio comunale tortoliese quello svoltosi ieri pomeriggio nel suggestivo cortile dell’ex Blocchiera Falchi.

Massimo Cannas, il nuovo sindaco di Tortolì, ha nominato ufficialmente i quattro assessori che lo accompagneranno nell’avventura amministrativa dei prossimi cinque anni e, attraverso una piccola elezione diretta, comunicato i nomi di quelli che saranno i tre consiglieri effettivi e i tre consiglieri supplenti del suo consiglio.

I quattro assessori sono Laura Pinna ( con delega al bilancio, alla programmazione, agli affari generali e legali, al commercio e al contenzioso), Fausto Mascia ( con delega ai lavori pubblici, alle opere pubbliche, ai beni archeologici, alla protezione civile, al patrimonio e alla manutenzione), Walter Cattari ( con delega all’ambiente, al verde pubblico, ai parchi, al traffico, alla viabilità, all’edilizia pubblica e popolare e all’informatizzazione) e Isabella Ladu ( con delega ai servizi sociali, allo sport, alla cultura, al volontariato, alla scuola, alla mensa, alla biblioteca, ai teatri e agli asili). Il Sindaco, ha affermato la volontà di distribuire in futuro altre deleghe ad hoc, tenendo conto delle attitudini dei suoi colleghi.

Tramite votazione estemporanea sono stati poi nominati i tre consiglieri effettivi e i tre consiglieri supplenti, che parteciperanno alla commissione elettorale. Del primo gruppo faranno parte: Bonaria Murreli, Loredana Secci e Fabrizio Selenu. Del secondo Luca Cacciatori, Gigi Chessa e Severina Mascia.

Dopo la votazione hanno preso la parola due dei candidati al ruolo di sindaco di queste elezioni 2014: Fabrizio Selenu e Mara Mascia. Selenu ha così commentato: “Il consiglio comunale è la più alta espressione dei nostri cittadini, un luogo di dialogo e confronto importantissimo. Nel fare gli auguri al nuovo sindaco, vi dico che saremo un’opposizione responsabile, che controlleremo ogni atto e ogni azioni per accertarci che siano portati avanti nell’interesse della comunità. Saremo un consiglio responsabile solo se troveremo soluzioni per i veri problemi di Tortolì: occupazione, formazione professionale, viabilità, infrastrutture e piano urbanistico”.

Ha aggiunto Mara Mascia: “Dimostreremo in questo mandato di essere delle persone collaborative e responsabili. Speriamo che anche i candidati a sindaco che non sono qui con noi partecipino, con idee e contributi, alla vita del consiglio. L’apporto di tutti sarà importante per il bene di Tortolì Arbatax”.

Ha chiuso la prima seduta del consiglio lo stesso sindaco, affermando: “Siamo consapevoli del momento di crisi che sta attraversando la nostra città: ecco perché da parte di tutti noi emergerà un forte senso del dovere e la volontà di creare un dialogo con ogni singolo cittadino. Questo mandato è una bella occasione per far crescere Tortolì in modo omogeneo, senza favoritismi e senza lasciare indietro nessuno. Le soluzioni non arrivano in un giorno. Ma abbiate pazienza e vedrete che la vostra fiducia sarà ripagata”.

S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante centro metallurgico nuragico in Sardegna e non solo: si trattava di una specie di Lourdes nuragico. Ma andiamo per gradi.

Qui, ben 3500 anni fa, i nuragici costruiscono un nuraghe monotorre e un primo insediamento di capanne, ma il cambiamento avviene nel 1200 a.C.: è allora che soffia il vento della rinascita. Nasce una nuova architettura sacra, che si basa sull’acqua, vista ovviamente come elemento vitale, e S’Arcu e is Forros, santuario nuragico ricco di templi, diventa crocevia di “pellegrini”: «Forse in occasione di feste o ricorrenze legate all’annata agraria, arrivavano dai villaggi vicini numerose persone a piedi o con i carri» racconta Alessandra Garau, una delle guide turistiche di Archeonova, squadra composta da eccellenti professionisti.

Ma non solo: come abbiamo detto, S’Arcu e is Forros era per le persone di allora una specie di Lourdes nuragico. «In queste occasioni ci si incontrava, si scambiavano merci o animali, si stipulavano contratti, si banchettava e naturalmente si pregava nei pressi dei templi. I sacerdoti accoglievano i fedeli si invocavano alla Divinità lasciando nei templi pregiati doni che, oltre al loro valore materiale, portavano in sé l’immenso valore delle speranze e delle preghiere che imploravano la grazia di una guarigione o di risoluzione di un problema. I preziosi bronzi ritrovati nei templi, oggetti di uso comune ma anche i celebri bronzi figurati che conosciamo con il nome di “bronzetti”, sono dei veri e propri ex voto che avevano la stessa funzione di supplica e preghiera degli ex voto che ancora oggi vengono lasciati nelle chiese dedicate ai Santi dalle proprietà miracolose.»

Così arriviamo al primato importante che dà a S’Arcu e is Forros il riconoscimento di più importante centro metallurgico della Sardegna. Durante la loro storia millenaria, dall’Età del Bronzo medio a quella del Ferro, tra il 1600 e il 600 a.C., i nuragici hanno sviluppato abilità artigianali eccellenti. Non erano solo contadini, pastori e costruttori – spiega Garau – ma anche bravissimi fabbri. «Nelle officine fusorie nuragiche venivano realizzati attrezzi per l’edilizia e il lavoro sui campi,» continua Garau «venivano forgiati accessori per l’abbigliamento, monili e manufatti preziosi che venivano scambiati in segno di amicizia e benevolenza tra capi nuragici oppure donati ai navigati che si fermavano in Sardegna: l’economia si basava sugli scambi di beni e oggetti di valore perché ancora non esisteva la moneta.»

Ed ecco che culto e metallo si uniscono: nei bronzetti che venivano appunto “venduti” alle persone, che poi li donavano per ricevere favori dalle divinità.

Ciò che distingue però S’Arcu e is Forros dagli altri villaggi nuragici è la presenza di vere e proprie officine fusorie: qui venivano prodotti gli oggetti che venivano scambiati durante le feste e che venivano consegnati in dono ai sacerdoti.

Unico ed eccezionale: così viene definito un monumento in particolare.

Dopo un attento studio, è emerso qualcosa di stupefacente: «Il ritrovamento di scorie di metallo e resti di fusione ha fatto capire agli archeologi che poteva trattarsi di fornaci per l’estrazione dei minerali: dalle piccole aperture messe alla base, con dei grossi mantici, veniva soffiata l’aria per alimentare i fuochi e raggiungere le alte temperature necessarie a fondere i metalli. È suggestivo pensare che, a distanza di tremila anni, il sito conserva nel suo nome l’essenza della vocazione che aveva in epoca nuragica: S’Arcu ‘e is Forros si potrebbe tradurre come il Valico dei Forni. Questo nome evocativo riassume l’importanza del sito e la potenza della comunità che lo abitava: era situato nei pressi di un valico appunto, luogo di passaggio, di confine ma anche di incontro, da dove era possibile controllare la porta occidentale dell’Ogliastra. I forni richiamati nel nome poi sembrano voler riassumere la vocazione, oltre che sacra, produttiva connessa alla metallurgia e alla ricchezza dovute alla straordinaria capacità di lavorare e gestire i preziosi metalli da parte di abili artigiani e di potenti sacerdoti.»