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Un’importante novità per il Comune di Tortolì e le società sportive. Un nuovo regolamento stabilirà i criteri per la concessione dei contributi. Lunedì 14 aprile riunione di valutazione del nuovo decalogo.

Con una delibera datata lo scorso 25 marzo 2014 sono stati definiti i primi criteri per l’assegnazione dei contributi ordinari e straordinari in favore delle società che si occupano della promozione dello  sport e la valorizzazione del tempo libero.

Il provvedimento licenziato dal commissario straordinario Vincenzo Basciu, definisce le richieste di sovvenzione in favore delle associazioni che si occupano di attività sportive ordinarie e di manifestazioni ricreative.

Nello specifico le richieste di finanziamento, che devono essere presentate al protocollo, redatte con la modulistica predisposta dagli uffici competenti e corredate dalla documentazione richiesta. Possono concorrere ai bandi solo le associazioni se sono in possesso di un atto costitutivo e di uno statuto, con la sede legale a Tortolì, comune nel quale debbono essere  effettivamente operanti. E’ fatto obbligo inoltre che siano regolarmente affiliate, nella stagione sportiva alla quale si riferisce il contributo, a federazioni sportive riconosciute dal CONI,  enti di promozione sportiva e iscritte all’Albo regionale delle società sportive.

“Il regolamento da approvare in via definitiva – dice il commissario straordinario Vincenzo Basciu – sarà  il frutto di un lavoro di consultazione con le associazioni che operano nel settore sportivo. Partiamo da una situazione che in tema di finanziamenti non era del tutto definita e procediamo con criteri di trasparenza che mettiamo a garanzia di ogni associazione. Per procedere meglio nella definizione delle esigenze è necessario però  avviare una fase di concertazione con le organizzazioni rappresentative e gli operatori dello sport e ascoltare le loro esigenze”.

L’incontro è fissato per lunedì 14 aprile alle ore 16,00 nella sala riunioni (2° piano) della Sede Comunale di Via Garibaldi, per rivedere insieme la bozza di Regolamento denominata “Criteri per l’erogazione di contributi per la promozione dello sport”.

Stiamo parlando della mandorla “Schina de Porcu”, una varietà dolce tipicamente sarda, celebre soprattutto per dare vita ai dolci tradizionali dell’isola. Gli alberi che la producono hanno rami giovani di uno o due anni, come se custodissero in ogni germoglio l’energia della nuova stagione.

Nel guscio, le mandorle misurano in media 28 mm di lunghezza, 25 mm di larghezza e 16 mm di spessore, con un peso di circa 4 grammi ciascuna. I semi, piccoli e a forma di cuore, sono lunghi 21 mm, larghi 14 mm e spessi 6 mm, e 100 semi pesano circa 100 grammi.

Queste mandorle si gustano in mille modi: crude, tostate o direttamente, ma il loro vero talento emerge nei dolci sardi. Dal torrone agli amaretti, dai gueffus ai candelaus, la “Schina de Porcu” diventa spesso l’ingrediente principale, conferendo aroma e dolcezza uniche. Rispetto ad altre varietà, le mandorle sarde contengono meno acqua e più olio: i loro semi custodiscono tra il 38% e il 58% di preziosi olii, pronti a esaltare ogni ricetta.

Il mandorlo in Sardegna ha radici antiche, come si racconta bene nel sito di Laore: un tempo, era un pilastro dell’economia agricola, con coltivazioni specializzate già nei primi del ‘900, soprattutto nel retroterra di Cagliari e nell’agro di Sanluri. Ai primi del XX secolo, il mandorlo dominava i frutteti dell’isola: 6.000 ettari di coltura specializzata e 5.000 di coltura mista. Dopo gli anni ’50, la coltivazione ha conosciuto un lento declino, fino ai circa 2.500 ettari specializzati e 7.000 di coltura mista odierni.

Oggi la mandorla “Schina de Porcu” è anche Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT): la sua lavorazione, conservazione e stagionatura seguono regole tramandate da almeno venticinque anni, unendo sapienza artigiana e gusto autentico, simbolo di un territorio e della sua storia.