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“A Tonara abbiamo perso e male, contro l’Ollolai dobbiamo solo vincere. “

Obiettivo primario: dimenticare subito i cinque ceffoni presi a Tonara e ripartire verso la salvezza. Mirko Lai, 19 anni, portiere del Perdasdefogu, lancia la sfida all’ Ollolai. Estremo difensore, calcisticamente nato nel centro ogliastrino, con tradizione di numeri uno come Massimo Guerriero e i fratelli Piroddi.

“Stagione fatta di alti e bassi, – racconta il giovanissimo estremo difensore foghesino – una squadra costruita all’ultimo minuto, quasi esclusivamente composta da ragazzi del posto. Domenica a Tonara abbiamo perso e male, siamo crollati fisicamente. Il poco allenamento si è fatto sentire. La prossima sfida in casa contro l’Ollolai sarà importantissima, dobbiamo fare assolutamente risultato. Stiamo costruendo la salvezza in casa, dove siamo riusciti a mettere in difficoltà chiunque. Discorso diverso in trasferta, dove abbiamo sempre perso, collezionando una solo vittoria, a Lotzorai all’ esordio. Sicuramente esiste il rammarico per qualche punto lasciato per strada, ad esempio contro il Seulo e il Sorgono dove abbiamo fallito due rigori. Contro l’Ollolai recuperiamo due squalificati e farà l’esordio Marco Melis ( ex Cardedu ndr ), che ci darà una mano in questo impegnativo rush finale. “

In Sardegna hanno nomi diversi: cumbessias per molti, muristenes nell’Oristanese. Piccoli villaggi di pietra, oggi muti e abbandonati, che per secoli si sono accesi di vita solo in occasione delle novene. Luoghi sospesi nel tempo, dove spiritualità e festa popolare si intrecciavano in un rito collettivo unico.

Attorno a una chiesetta campestre – spesso un piccolo gioiello medievale – le casette venivano animate da pellegrini giunti a piedi o a cavallo. All’alba e al tramonto risuonavano i gosos, antichi canti di lode, mentre i fuochi ardevano per gli arrosti e le sere si riempivano di poesie improvvisate, balli e canti tradizionali.

Quella di dormire nei santuari, forse, è un’abitudine antichissima: già nella civiltà nuragica si praticava l’incubatio, il rituale del riposo presso i luoghi sacri per cercare guarigione e contatto con il divino.

Oggi, molti di quei villaggi restano in silenzio per gran parte dell’anno. Ma quando le feste religiose riaprono i portoni delle chiese e le casette tornano ad accogliere i fedeli, l’antico spirito riaffiora. Come se, ciclicamente, la Sardegna ricordasse a sé stessa che la sacralità è anche comunità, memoria e condivisione.