Calceto ulestri
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In Sardegna, il malocchio ha da sempre rappresentato una delle paure più radicate nelle comunità tradizionali. Ancora oggi, tra le pratiche popolari più diffuse per proteggersi dagli influssi negativi, c’è il famoso gesto del nodo al fazzoletto, tramandato di generazione in generazione dalle nonne.
Il nodo serviva a “fermare” o “intrappolare” le energie malevoli: si pensava che l’invidia o la cattiva sorte potessero essere catturate nel tessuto annodato e così impedire che colpissero chi lo portava addosso. Spesso, la pratica non si limitava al gesto materiale: mentre si annodava il fazzoletto, le donne pronunciavano preghiere o invocazioni di protezione, trasformando l’oggetto in un vero e proprio amuleto domestico.
Non a caso, i fazzoletti annodati venivano spesso posizionati vicino ai neonati o ai bambini piccoli, considerati i più vulnerabili agli influssi negativi. Ma potevano essere anche portati in tasca, appesi in casa o conservati in luoghi simbolici, diventando una sorta di “scudo invisibile” contro il male.
Secondo gli antropologi, questa tradizione unisce simbolismo, ritualità e pragmatismo: il gesto concreto del nodo dava un senso di controllo su ciò che era invisibile e pericoloso, fornendo al contempo un conforto psicologico sia a chi lo compiva sia a chi lo riceveva.