Torri costiere…non chiamiamole saracene!
Le torri di avvistamento costiero che caratterizzano il paesaggio marino della Sardegna sono spesso chiamate impropriamente “saracene”. Nella maggior parte dei casi si tratta invece di torri spagnole, quasi tutte costruite intorno alla seconda metà del 1500. Facevano parte infatti
Le torri di avvistamento costiero che caratterizzano il paesaggio marino della Sardegna sono spesso chiamate impropriamente “saracene”. Nella maggior parte dei casi si tratta invece di torri spagnole, quasi tutte costruite intorno alla seconda metà del 1500. Facevano parte infatti di quell’enorme progetto di difesa voluto dall’imperatore Filippo II per contrastare le incursioni dei corsari provenienti dal Nord Africa in quei possedimenti che allora facevano parte del Regno di Spagna. Rimangono anche testimonianze di fortezze di origine genovese e pisana (Santa Maria Navarrese in Ogliastra ne è un esempio), molte delle quali riformate o ricostruite per intero dagli spagnoli prima e dai piemontesi poi. Infatti sebbene le invasioni arabe abbiano in un certo qual modo interessato anche le coste dell’isola, non è giunto sino a noi nessun presidio litoraneo, come invece è accaduto in Liguria, in Provenza e in Sicilia, dove restano alcuni esempi di fortificazione costiera moresca.
Potrebbe darsi però che l’appellativo “torri saracene”, sia giustificato dall’idea che la loro funzione fosse anti-saracena. Tuttavia ci troviamo, anche questa volta, di fronte a un chiaro errore. Infatti le invasioni saracene, ossia quelle compiute dalle popolazioni arabe originarie del Mashriq (Oriente islam), avvennero tra il VII e il XI secolo, mentre il piano di difesa spagnolo risale al XVI secolo, dunque ben 500 anni dopo. Le torri in questione avevano invece una funzione anti-barbaresca, ovvero avevano il compito di contrastare le incursioni delle navi che provenivano dalle Reggenze Barbaresche dell’Africa Settentrionale, stati vassalli dell’Impero Ottomano dediti alla guerra di corsa contro le navi e le coste cristiane.
Questi malintesi, spesso conseguenza della tendenza di noi sardi ad autorappresentare l’ambiente in cui viviamo attraverso l’evocazione di atmosfere di paesi lontani, sono dovuti a una mancata conoscenza del nostro passato. Basterebbe invece studiare la nostra storia per rendersi conto che essa è di gran lunga più entusiasmante e più ricca di avvenimenti di qualsiasi ricostruzione artificiosa o idilliaca.

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