Dopo aver incantato il pubblico del Caffè Letterario arbataxino, GianGiacomo Pisuapproda con le sue ricerche e i suoi studi a Villagrande Strisaili. Infatti, domenica 13 maggio, presso la sala conferenze dell’ Hotel Orlando ( sito nel Bosco di Santa Barbara), il presidente dell’Accademia dei Nuraghi accompagnerà i presenti in un affascinante viaggio nel mondo dei simboli e dell’esoterismo, alla scoperta degli intriganti segreti dell’antico popolo sardo. Si parlerà di flotta shardana ( i sardi erano un popolo di navigatori?), di arcaici riti legati all’acqua, delle conoscenze astronomiche dei nostri avi e soprattutto del linguaggio universale. Quest’ultimo, secondo Pisu, dovrebbe essere tenuto in grande considerazione anche oggi: ci aiuterebbe a riprendere contatto con la nostra identità e a valorizzare l’enorme eredità lasciataci da Sos Anticos. Valore aggiunto dell’incontro sarà la comparazione dello shamanesimo e dell’esoterismo sardi con quelli dell’estremo Oriente. Infatti, ad affiancare in qualità di relatore il nostro GianGiacomo Pisu, ci sarà Jo Azer, fisioterapista ayurvedico, nonché noto shamano e asceta orientale. La conferenza è aperta a tutti e prevista per le ore 18. Non mancate: sarà una domenica ricca di contenuti e suggestioni.

Un secolo fa, una chiesa sarda compì un “trasloco” davvero straordinario: fu smontata pietra dopo pietra e ricostruita in un nuovo luogo, come se fosse un gigantesco puzzle.

Era il 1923 quando si decise di spostare la piccola Chiesetta di San Pietro di Zuri, nel territorio di Ghilarza, dal fondo della vallata a un’altura poco distante. Il motivo? Proprio dove sorgeva, di lì a poco, sarebbe nato il lago più grande della Sardegna: l’Omodeo. La creazione del nuovo invaso artificiale avrebbe sommerso l’antico villaggio di Zuri, costringendo gli abitanti a ricostruire le loro case altrove.

Ma cosa fare di una gemma architettonica come la Chiesa di San Pietro? Non era una semplice casa: era un raro esempio di romanico lombardo con accenti gotici, progettata da Anselmo da Como intorno al 1290, tutta in pietra da taglio. La facciata mostrava tre arcate a pieno centro su massicci pilastri, e il portale era scolpito con figure della Madonna, di San Pietro e di altri santi, un piccolo tesoro di arte e devozione.

Non restava che salvarla dall’acqua. Così, si decise di smontarla con cura, mattone dopo mattone, e di rimontarla come un enorme mosaico di roccia lavica. I lavori si conclusero nel 1923, e nell’aprile del 1924 la chiesa fu inaugurata alla presenza del re Vittorio Emanuele III.

Oggi, la Chiesa di San Pietro continua a splendere nel nuovo borgo di Zuri, in via Galliano 10, testimone di un’incredibile avventura che l’ha salvata dall’oblio e dalle acque del lago.