Grande successo per la festa di San Pietro in Golgo a Baunei, l’ultimo fine settimana di giugno. Numerosi turisti hanno partecipato alla tradizionale sagra con l’arrosto della carne di capra sul supramonte di Baunei. La festa, è stata organizzata dai “fedales del ’60”, che hanno voluto mantenere fede alla promessa fatta per il compimento dei 50 anni, in questo 2010. Tutto il paese, gli amici allevatori della zona, giovani, uomini e donne hanno contribuito alla manifestazione. Abili arrostitori si sono impegnati tutta la sera di sabato per preparare diverse decine di spiedi di capra arrosto, davanti al piazzale della chiesetta di San Pietro.

Gli anziani del posto raccontavano ai turisti la storia della festa di San Pietro in Golgo, e come era vissuta negli anni della loro gioventu’: quando l’arrosto si faceva nel forno antico, adiacente la chiesetta, e “is cumbessias”, le casette in pietra, ospitavano i pastori che trascorrevano al Golgo la notte della festa. Come ci ha raccontato una coppia di anziani baunesi Vincenzo Pusole, con sua moglie, che hanno superato gli 80 anni ma mantengono vivi i ricordi e vivace l’aspetto. Turisti e visitatori hanno visitato la chiesetta di San Pietro, dove hanno potuto ammirare un prezioso Crocifisso scolpito in ginepro.

La festa proseguiva con la degustazione dell’arrosto e del buon vino, del pane cotto nell’antico forno a legna, e dei dolci locali.

Turisti e visitatori sono rimasti affascinati dai balli tradizionali del gruppo folk di Baunei e dall’esibizione del Coro a Tenore di Orgosolo. Una magica luna piena ha accompagnato le note della fisarmonica, in una cornice suggestiva di turisti, entusiasti di aver partecipato ad una delle piu’ belle sagre dell’Ogliastra.
L’indomani, domenica, si è svolta la cerimonia religiosa con la processione.

Lo sapevate? Che cosa vuol dire in sardo la parola “Drollimini”?

Sei drollo (drollu), quante volte vi è stato detto da vostra madre? Ma cosa vuol dire veramente “drollo” e che cosa è su “drollimini”?

Lo sapevate? In sardo, la parola “drollimini” non è certo un complimento, anzi, è un autentico biglietto di sola andata per il club dei pasticcioni, dei distratti, dei campioni di scarsa voglia e approssimazione. Ma cosa significa esattamente? Andiamo con ordine. Quante volte vi siete sentiti dire da vostra madre, con quel tono che non lascia scampo: “Sei drollo!”? (O peggio, “drollu!”, giusto per sottolineare il carico di disapprovazione). Ebbene, “drollo” non è esattamente un termine che fa curriculum, e nemmeno un titolo onorifico. È un modo sardo per dirti che, in soldoni, sei sciatto, trascurato, tonto, scombinato. Insomma, un po’ come cercare di infilare un elefante in una Smart.

E su “drollimini”? Qui le cose si fanno ancora più pittoresche. “Drollimini” indica l’essenza stessa dello sciatto, dello sconcio, del disadattato cronico. È il trionfo della trascuratezza in ogni sua forma, dal look stile “mi sono vestito al buio” all’abilità nel trasformare un compito semplice in un’impresa epica di caos e disastri. È quella parola che tua nonna tira fuori quando rompi il terzo piatto di fila mentre sparecchi. E non c’è scampo: se ti appioppano un “Esti drollimini!”, puoi solo fare un inchino e accettare il verdetto.

Il bello di “drollimini” è che non si limita a descrivere, ma dipinge scenari. Sei quella persona che, se prende in mano qualcosa, è matematico che gli cada. Sei quello che, se c’è una strada per complicare le cose, la percorre fino in fondo, magari inciampandoci pure. E non si tratta solo di distrazione o stupidità (che in sardo viene subito accoppiata, con simpatica cattiveria, a “tontesa”), ma proprio di uno stile di vita. Essere “drolli” è un po’ un’arte. Maldestra, certo, ma pur sempre arte.