Chiama la polizia: “Non possiamo stare al telefono con te”, le rispondono. Alexandra, 15 anni, stuprata e uccisa in Romania

#mondo Nella sua ultima disperata telefonata Alexandra Macesanu, 15 anni, chiede lʼaiuto delle forze dellʼordine che arriveranno 19 ore dopo quando ormai era troppo tardi. la ricostruzione dei fatti di Carmelo Abbate
“Sono stata violentata, per favore venite presto”. Sono state queste le ultime disperate parole di Alexandra Macesanu, la ragazza che in Romania è stata violentata e uccisa da Gheorghe Dinca, meccanico 65enne. Nella casa in cui è stata uccisa Alexandra, è stato trovato anche il cadavere di un’altra ragazza, Luiza Melencu, 18 anni, scomparsa ad aprile.
Le richieste d’aiuto della 15enne sono state ignorate dal 112, che è intervenuto 19 ore dopo la segnalazione, quando ormai era troppo tardi. La pubblicazione delle conversazioni telefoniche tra Alexandra e il centralinista del 112 stanno indignando il Paese e hanno già portato alle dimissioni del Ministro dell’Istruzione e di quello dell’Interno. Ha lasciato l’incarico anche il capo della polizia. “Calmati, la macchina è già sulla strada. Non possiamo stare al telefono con te, abbiamo altre chiamate in linea” le risponde l’operatore del 112 ora sotto accusa. Parole che hanno infiammato il Paese e hanno trascinato in piazza migliaia di giovani contro il governo.
Ecco la ricostruzione di Carmelo Abbate: “Lei è Alexandra. Ha 15 anni. È di Dobrosloveni, un villaggio nel sud della Romania. È il 24 luglio del 2019. La ragazza fa autostop per tornare a casa. Una macchina si ferma. Dentro c’è un uomo di una certa età. Ha i capelli grigi. Lei sale. L’auto parte. L’uomo la lega e la porta a Caracal, nella sua proprietà. La picchia. La stupra. Poi le sequestra il cellulare e la chiude dentro una stanza. Alexandra è prigioniera. Ma lui ha fatto un errore. Grave. Ha dimenticato il suo telefono dentro la camera. Rimasta sola, Alexandra chiama subito la polizia. Si presenta. Mi chiamo Alexandra Macesanu, ho 15 anni, sono stata violentata, per favore, venite presto, non so dove sono. Il poliziotto le risponde con un tono scocciato. Che vuol dire non sai dove sei? Come pensi che ti troviamo? Alexandra dice che l’ha portata a Caracal, ma non sa dove si trova. Implora l’agente di non riattaccare. Ha paura. Supplica. L’operatore la rimprovera. Passano 2 minuti. Lei richiama. Ha visto una diga prima di arrivare in quella casa. Legge un nome trovato su un biglietto da visita. Dice che sta chiamando dal telefono dell’uomo. Supplica. Ha paura. Lui è tornato. I poliziotti le dicono basta. Non possono stare al telefono. Deve tenere la linea libera. Nella notte, una donna chiama la polizia. Dice che vede dei movimenti sospetti in una casa. Nessuno la prende sul serio. È la casa dove è tenuta prigioniera Alexandra. La polizia si presenta 19 ore dopo. Dentro ci sono i resti del cadavere di Alexandra, e di un’altra ragazza, Luiza Melencu, 18 anni. L’uomo viene arrestato. Lui è Gheorghe Dinca, 65 anni, di professione meccanico. Confessa i due omicidi. La popolazione scende in piazza. Protesta. Il capo della polizia viene licenziato. La folla non è soddisfatta. Davanti al ministero degli Interni è apparsa una scritta. Polizia assassina”.

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Inube sa rocca relatat: unu biazu intre sas roccas istuvadas de sa Sardigna

In Sardigna esistint paritzas e chi suprint istatuas naturales, connoschidas cun su nomene de roccas istuvadas. Si tratta de “roccas chi faeddant”, autenticas, assempiatas in milli e milli annos dae su bentu, dae s’abba e dae su tempus chi ant revertidu sa pedra in d’una opera de arte.
“Inube sa rocca relatat: unu biazu intre sas roccas istuvadas de saSardigna.
In Sardigna esistint paritzas e chi suprint istatuas naturales, connoschidas cun su nomene de roccas istuvadas. Si tratta de “roccas chi faeddant”, autenticas, assempiatas in milli e milli annos dae su bentu, dae s’abba e dae su tempus chi ant revertidu sa pedra in d’una opera de arte. In su tribagliu lentu de sa natura, custas roccas ant leadu frommas divressas meda chi dant emossione: animales friguras umanas, creaduras fantasiosas, fintzas domos immaginarias.
Su risurtadu est una bista prena de pedras bivas, chi parent contare istorias antigas, suspesas intre istorias e realidade. Calicuna de custas roccas istuvadas est divennida una bera e propia cona de sas iscroccas chi las cuberrant. In Orune, po esempiu, accanta a su nuraghe chi tenet su mattessi nomene, s’istantariat “Sa Monza”, sa monza de pedra, frigura muda prena de misteriu chi bardat sa bista laccanarza. In Palau, imbetzes, dominat s’iscena sa tzelebre Rocca de s’Ursu, gai particulare chi l’at tzitada fintzas Omero in s’Odissea, commente puntu de relata po sos marineris chi andaiant in su mare Mediterraneu.
In Arzachena, in mesu de sas coronzas de granitu de sa Gaddura, si acciappat “S’Antunna”, una rocca istuvada chi copiat in manera perfetta sa sagama de un’antunna de pedra manna meda. In Santu Diadoru, in sa costa nord-orientale, sa famada “Tostoine”- a dolu mannu abbuttinada in su 1993 dae un’attu intzivile- sighit a muttire bisitadores accisados dae sa fortza creativa de sa natura. Ancora pius a oriente, in sa zura de Casteddu Sardu, sa carrela s’innojat accanta a sa forte “Rocca de s’Elefante”, unu colossu de perda molina colore ruju chi parte chi si frimmet a si pasare in camminu.
E non si podent ismentigare sas isulas de Sa Madalena, inube su bentu e su sale ant isculpidu una rocca chi assimizat in manera chi non si podet creere a unu pruppu: una creadura marina chi paret bessire a pizu dae sa terra mattessi po saludare sos biazadores.
Attività realizzata col contributo della Regione Sardegna — IMPRENTAS 2024-2025. LR 22/2018, art. 22

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