Lo sapevate? Nella chiesa di Santa Maria al Paradiso è conservato uno dei reperti più antichi di Milano

Il più antico reperto conservato in città è una pietra speciale che si trova in un luogo molto particolare. A questa pietra è legata un a leggenda. Andiamo a scoprire di che cosa si tratta.
Lo sapevate? Nella chiesa di Santa Maria al Paradiso è conservato uno dei reperti più antichi di Milano.
Il più antico reperto conservato in città è una pietra speciale che si trova in un luogo molto particolare. A questa pietra è legata un a leggenda. Andiamo a scoprire di che cosa si tratta.
La chiesetta spesso passa inosservata ed è quella di Santa Maria al Paradiso, in Corso di Porta Vigentina 14, lontano dal centro città. Incastonata nel pavimento, al centro dell’unica navata della chiesa si trova una pietra circolare di origine celtica.
Incastonata nel pavimento c’è una pietra tonda con tredici solchi disposti a raggi e con al centro, una borchia che copre un buco. Questa pietra non è sempre stata in questa chiesa, inizialmente era nella cappella Sanctorum Veteris Testamenti, poi diventata cappella di San Dionigi, successivamente demolita per far spazio ai bastioni di porta Venezia. Oggi di tutto ciò resta solo la leggenda secondo cui, la cappella fu edificata attorno alla pietra tonda, quando San Barnaba, nel 52 d.C. la rese un simbolo cristiano.
Nel 51 d.C. Mediolanum era una città già sotto i Romani ma che continuava a mantenere ancora viva la propria tradizione celtica. Il Cristianesimo non era ancora arrivato qui.
La leggenda racconta che il 13 marzo 51 d.C. San Barnaba piantò la croce in questa pietra rotonda con un foro al centro, quando venne a Milano ad annunciare il Cristianesimo, segnando con questo gesto l’arrivo ufficiale di questa religione in città.
Questa pietra rotonda è nota anche come la pietra del tredesin de marz.
Vicino alla pietra c’è un’iscrizione latina che recita: “Il giorno 13 marzo dell’anno del signore 51 San Barnaba Apostolo predicando il vangelo di Cristo al popolo milanese presso le mura di Via Marina a porta Orientale piantò il vessillo della croce in questa pietra rotonda”.
La leggenda narra che San Barnaba, arrivato a Milano, trovò alcune persone in adorazione attorno ad una pietra. Egli tracciò con le dita 13 raggi sulla sua superficie, e vi conficcò nel mezzo una croce. Molto probabilmente, in realtà, i tredici raggi rappresentavano le lunazioni, la pietra era infatti quasi certamente una meridiana lunare (poi trasformata in pietra tombale), mentre il foro centrale, probabilmente, serviva ad ospitare un bastone che proiettava la propria ombra sulla pietra.
Trovata nel cimitero di Porta Orientale è stata in seguito inserita nel pavimento della navata centrale di Santa Maria al Paradiso. Si tratta sicuramente di una pietra tombale.
In Oriente, il foro centrale di quella pietra circolare, (attualmente chiuso da una borchia), viene chiamato “porta della liberazione”, a causa della credenza che da quel buco si liberi l’anima staccandosi dal corpo del defunto già sepolto.
La critica storica ha però dimostrato come sia infondato tale fatto: San Barnaba sembra che non lasciò mai la Turchia e i milanesi sarebbero divenuti cristiani tre secoli più tardi.
La tradizione popolare meneghina continuò per secoli (fino al 1396) a festeggiare questa data, con grande solennità, come fosse una giornata festiva. La festa verrà riconfermata due secoli dopo, nel 1583 da San Carlo Borromeo, per ricordare con cerimonie religiose, il miracolo della fioritura anticipata. A questa pietra è legata infatti anche una festa, antica probabilmente quanto la pietra, la festa del “Tredesin de Marz” da cui la pietra prende sicuramente il nome.

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