Lo sapevate? L’architetto della Galleria Vittorio Emanuele morì la sera prima dell’inaugurazione del monumento
Uno dei misteri di Milano ruota intorno alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele e alla morte del suo architetto, Giuseppe Mengoni. Proprio la sera prima dell’inaugurazione della Galleria, il 30 dicembre 1877, il Mengoni cadde dalla cupola della Galleria e morì. La sua morte è però un vero mistero: per alcuni una tragica fatalità, per altri un vero e proprio suicidio.
Lo sapevate? L’architetto della Galleria Vittorio Emanuele morì la sera prima dell’inaugurazione del monumento.
Uno dei misteri di Milano ruota intorno alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele e alla morte del suo architetto, Giuseppe Mengoni. Proprio la sera prima dell’inaugurazione della Galleria, il 30 dicembre 1877, il Mengoni cadde dalla cupola della Galleria e morì. La sua morte è però un vero mistero: per alcuni una tragica fatalità, per altri un vero e proprio suicidio.
Passando sotto l’arco trionfale, che fa da ingresso alla galleria Vittorio Emanuele II di Milano, vi sarà capitato di guardare a sinistra e vedere una targa commemorativa dedicata a Giuseppe Mengoni che ne è l’autore. La targa però ricorda nello specifico la triste fine di Mengoni che cadde mortalmente dall’impalcatura più alta della sua Galleria, in circostanze mai chiarite del tutto, durante un’ispezione il 30 Dicembre 1877, il giorno precedente la data fissata per l’inaugurazione.
Il 30 Dicembre 1877 l’architetto Giuseppe Mengoni muore precipitando dall’arcone della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, di cui fu ideatore e costruttore. E’ il giorno della vigilia dell’inaugurazione del nuovo, e per l’epoca avveniristico, edificio. Qualcuno parlò di suicidio dovuto alle critiche espresse da più parti e alla delusione per la mancata presenza del re all’inaugurazione.
Non si poteva sapere che tale assenza era dovuta alle gravi condizioni di salute di Vittorio Emanuele II, tenute segrete, e che il re sarebbe morto dopo pochi giorni. Inoltre il giorno 31 scadevano i termini della consegna dell’opera, che non era invece ancora del tutto terminata e, per il ritardo, l’architetto avrebbe dovuto pagare una forte penale. Anche per questo motivo Mengoni voleva ad ogni costo vedere conclusa degnamente la sua opera ma finì col pagare molto più di una semplice penale: la sua stessa vita.
Mengoni precipitò da un ponteggio sotto gli occhi degli operai, trovando la morte. Il fatto si tinse subito di mistero. Si fecero varie illazioni: disgrazia? O suicidio, perché Mengoni era insoddisfatto dell’opera sua? Si vociferò anche di un omicidio per mano di un collaboratore per una questione di donne.
Qualche alone di mistero è presente anche nella forma geometrica scelta come centro della Galleria: l’Ottagono è una figura simbolicamente molto forte, propria della croce dei Templari e dei Cavalieri di Malta, e utilizzata anche in architettura come a Castel del Monte, in Puglia, e a Collemaggio, in Abruzzo.
Tra le altre cose quello che oggi è ritenuto unanimemente il salotto di Milano e che è diventato uno dei simboli più conosciuti della città a livello mondiale, fu in realtà osteggiato pesantemente dalla borghesia benpensante dell’epoca che non apprezzò nel progetto di Mengoni le sue soluzioni innovative e rivoluzionarie.
Eppure bastarono pochi anni perché i giudizi si ribaltassero e la Galleria si guadagnasse il soprannome di “salotto di Milano”, diventando lo spazio per eccellenza della vita borghese cittadina che si dilettava a frequentare i nuovi eleganti negozi, ma soprattutto i ristoranti ed i caffè, alcuni dei quali come Biffi, Savini, Campari diventeranno celebri in tutto il mondo. Anche dal punto di vista architettonico i giudizi cambiarono molto rapidamente.
Oggi Mengoni riposa nello spazio 31 del Circondante di Ponente, in una posizione piuttosto defilata del Cimitero Monumentale. Sopra la sua tomba si erge una scultura di Francesco Barzaghi che ritrae magnificamente in stile verista la personalità complessa ed inquieta dell’architetto. In un secondo momento ai piedi della statua fu aggiunta quella della figlioletta, morta poco tempo dopo per cause naturali. Purtroppo l’opera non è in un perfetto stato di conservazione.
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