(VIDEO) Il guerriero Sinisa Mihajlovic torna in conferenza stampa: “Non piango e non ho paura di nulla”
«In questi 4 mesi ho pianto e non ho più le lacrime - ha confessato senza remore l'allenatore -. Mi sono rotto le palle di piangere».
canale WhatsApp
Parole di una forza straordinaria quelle usate dall’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic al suo ritorno in conferenza stampa per aggiornare stampa e tifosi sulle sue condizioni dopo quattro mesi da quando ha saputo di avere la leucemia.
Maglione e cappello rosso e giacca blu, con i colori del Bologna addosso l’ex difensore di Sampdoria, Lazio e Inter ha aperto il suo cuore e ha parlato a ruota libera, senza filtri, non prima di essere interrotto dall’ingresso della sua squadra in sala stampa. Una sorpresa salutata dal tecnico serbo con la consueta ironia: «Fanno di tutto pur di non allenarsi».
«In questi 4 mesi ho pianto e non ho più le lacrime – ha confessato senza remore l’allenatore -. Mi sono rotto le palle di piangere. In questi quattro mesi difficili ho conosciuto medici straordinari, infermieri che mi hanno curato, sopportato e supportato. So che ho un carattere forte, anche difficile. Chi meglio di loro può capire quanto sia difficile fisicamente e psicologicamente affrontare una cosa del genere. Voglio ringraziare tutti di cuore. Ho capito subito che ero nelle mani giuste».
Mihajlovic ha detto di aver lottato per le persone a lui più care, la moglie e i figli in particolare e che quando si trovava in ospedale il suo più grande desiderio era quello di uscire fuori a prendere una boccata di ossigeno
«Siamo ancora in una fase precoce – ha detto il primario di Ematologia Emanuele Cavo – e abbiamo bisogno di tempo per cercare di capire la risposta finale, per monitorare Sinisa, le possibili complicanze. In questi mesi è stato circondato da un affetto trasversale che gli ha dato forza. Per ora siamo felici di averlo restituito in questa ottima forma a tutta la comunità, sia quella laica sia quella sportiva».
Conferenza stampa S. Mihajlovic
Gepostet von Bologna Fc 1909 am Freitag, 29. November 2019
![]()
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Radiologo salva la sua gatta in fin di vita con la Tac dell’ospedale: il caso finisce in Procura

"E' stato l'unico modo per salvarle la vita", queste le parole del medico dell'ospedale di Aosta.
canale WhatsApp
La vicenda che nelle ultime ore ha fatto il giro dei media nazionali e internazionali approda ora in Procura. La magistratura di Aosta ha infatti aperto un fascicolo — al momento senza ipotesi di reato formalizzate — sul caso del radiologo G.F., responsabile della struttura semplice di Radiologia e neuroradiologia interventistica dell’ospedale Parini, che ha ammesso di aver utilizzato le apparecchiature dell’ospedale per sottoporre la propria gatta, Athena, a una Tac e a un drenaggio toracico dopo una caduta di sei piani.
A portare il caso all’attenzione della Procura è stata la stessa azienda Usl della Valle d’Aosta, che ha avviato accertamenti interni sull’episodio. Il medico ha risposto con una lettera, dichiarandosi disponibile a risarcire eventuali danni economici e spiegando le proprie ragioni: «Di professione faccio il radiologo interventista e sapevo di poterla salvare solo con un intervento tempestivo».
Il direttore generale, Massimo Uberti, aveva già sottolineato la possibile rilevanza penale della vicenda: «Qui ci sono anche ipotesi di reato perseguibili d’ufficio. Il pubblico ufficiale ha l’obbligo di segnalazione». Parallelamente è stata attivata una commissione disciplinare con l’iter di verifica dei fatti, dopo che un collega del primario aveva riferito l’episodio.
La gatta Athena era precipitata dal tetto del condominio per sei piani. Portata inizialmente dal veterinario, erano emersi traumi multipli: fratture posteriori, sospetto pneumotorace, possibili lesioni interne. Vista la gravità, il medico si è recato all’ospedale regionale Parini in un orario in cui le tre Tac non erano in servizio programmato. Verificata l’assenza di pazienti in attesa, ha eseguito un esame di pochi secondi e poi il drenaggio toracico che ha permesso all’animale di tornare a respirare.
«Da quel momento la gatta si è gradualmente ripresa» racconta il medico, che sottolinea di non essere in servizio e di aver agito solo per salvare la vita dell’animale. Athena è uno dei cinque gatti che il radiologo ha adottato nel tempo, tutti salvati dalla strada. «Se non avessi fatto tutto ciò che potevo, e la mia gatta fosse morta, non me lo sarei mai perdonato, anche per i miei figli che la adorano».
La storia continua a suscitare un acceso dibattito sulla gestione delle risorse sanitarie pubbliche, tra chi difende il gesto “salvavita” del medico e chi invoca il rispetto rigoroso delle procedure e dell’uso delle apparecchiature ospedaliere. Ora la parola passa alla Procura, che dovrà stabilire se nell’intervento di quella notte si configurino responsabilità penali o disciplinari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

