Cosa significa l’espressione fiorentina “A ufo”?
La leggenda vuole che l'espressione "a ufo" sia nata proprio a Firenze, durante la costruzione del maestoso Duomo
Nel tessuto intricato della lingua italiana, si trovano espressioni intrise di storia e tradizione che raccontano molto più di quanto possiamo immaginare. Tra le più affascinanti c’è sicuramente “a ufo”, un’espressione fiorentina che si è radicata nel linguaggio comune, significando “gratuitamente, senza pagare”. Ma da dove proviene questa curiosa locuzione?
Se ci immergiamo nel passato, risalendo al Seicento, troviamo tracce di “a ufo” in testi classici della letteratura italiana. Lo ritroviamo, ad esempio, in “Pinocchio” di Carlo Collodi e nei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Questi riferimenti storici ci suggeriscono che l’espressione fosse già ampiamente diffusa all’epoca, facendo parte del patrimonio linguistico fiorentino.
Ma qual è l’origine di questa locuzione tanto peculiare? La leggenda vuole che “a ufo” abbia le sue radici proprio nella città di Firenze, durante il periodo della costruzione del maestoso Duomo. Si narra che, per esentare i materiali destinati alla costruzione della Cattedrale da ogni tassa o dazio, venisse apposta una particolare sigla: “A.U.F.O.”. Questo acronimo stava per “Ad Usum Florentinae Operae”, traducibile come “per l’uso delle opere fiorentine”.
Immaginatevi la scena: i mercanti che trasportavano pietre, marmi e materiali vari verso il cantiere del Duomo, vedevano sulle loro merci questa sigla magica che garantiva loro l’esenzione dai pagamenti. È da qui che “a ufo” avrebbe preso forma e significato, diventando nel tempo una parte integrante del linguaggio quotidiano dei fiorentini.
Questo legame tra la costruzione del Duomo e l’origine di un’espressione linguistica non è solo affascinante dal punto di vista linguistico, ma ci permette anche di gettare uno sguardo più profondo sulla storia e sulla cultura di Firenze. Il Duomo, con la sua imponenza e la sua bellezza, è da sempre stato il cuore pulsante della città, il simbolo del suo splendore artistico e architettonico. E ora, grazie a “a ufo”, possiamo anche collegarlo al tessuto vivo della lingua parlata dai suoi abitanti.
In un mondo sempre più omologato e globalizzato, è prezioso conservare e tramandare queste piccole gemme linguistiche che ci raccontano chi siamo e da dove veniamo. Ogni parola, ogni espressione ha una storia da raccontare, e “a ufo” è solo una delle tante che arricchiscono il nostro patrimonio culturale. Che sia nel dialogo quotidiano o nella letteratura, queste parole ci ricordano la ricchezza e la varietà della lingua italiana, rendendo omaggio alle nostre radici e alla nostra identità.
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